Orsù, senza animosità, una riflessione seria.
Prova a ribaltare il problema per iniziare a ragionarci su: cosa sono i miracoli, per esempio? Presunte prove dell'esistenza del divino.
Un uomo guarisce "miracolosamente", secondo l'accezione comune più generale, da una malattia.
Un uomo di fede si arrende all'apparenza e pone la spiegazione al di fuori del mondo sensibile. L'uomo di scienza, che ha imparato, mediamente, da secoli di storia che il funzionamento delle cose nell'universo, e più che mai sul pianeta terra, non è mai banale ma risponde a leggi e criteri definibili, indaga. Con il dispiegamento di tutto l'apparato di macchinari, conoscenze tecniche, biologiche, fisiche ecc.ecc. scopre che l'uomo ha sviluppato un anticorpo specifico che gli ha (temporaneamente, s'intende) salvato la vita.
Al di là dell'esempio raffazzonato che ho fatto, è chiaro che entrambi gli uomini cerchino una spiegazione all'accaduto, è inutile girarci intorno. E qui sta il cortocircuito. Come appare evidente nell'esempio fatto l'uomo di fede pone un'entità che si vuole definire come trascendente a diretto contatto con il mondo sensibile. Più in generale: anche (o proprio) l'uomo di fede mira ad affermare che esiste una spiegazione delle cose che vediamo, che percepiamo, il che è esattamente ciò che fa,e bene, anche la scienza. Il problema non è che la scienza non crede in ciò che non dimostra - mentre è vero che non crede in ciò che dimostra essere falso! -, bensì che la religione assegna effetti causali a ciò che non è dimostrato/dimostrabile, e spesso anche a ciò che è dimostrato non possederne, che è ancora peggio per un homo sapiens!
Ma nel mondo sensibile, ahimè, la scienza, pur partita in sordina nei millenni di storia delle civiltà umane, la fa da padrona. Se c'è una cosa che ci insegna la storia degli ultimi 2-3 secoli, è che il potere esplicativo del metodo scientifico è mostruoso ed esponenziale.
Possiamo romanticamente rimanere aggrappati a concezioni arcaiche per molto tempo, ma ho pochi dubbi che, proseguendo il nostro percorso su questo pianeta, diverremo sempre più legati a un'impostazione scientifica del pensiero, ed è in essa semmai che tracceremo varie sfumature. In generale credo che già oggi qualunque filosofo che volesse definirsi tale dovrebbe avere una formazione scientifica solida di base, pena l'impossibilità di dire alcunché di fecondo (e quella stessa formazione, rispondendo anche a chi dice che si nasce predisposti geneticamente alle cose, andrebbe impostata, per quanto possibile, in ogni scuola).
Noi siamo in un singolo punto della nostra storia, che è cominciata, ovviamente, con la bilancia pendente dal lato "umanistico". Però non siamo alla fine (o almeno ci auguriamo sia così).
I modelli fanno e disfanno. I santoni del web cianciano.
*
Always looking at the sky
*
Segnalibri