
Originariamente Scritto da
Musoita
I numeri della settimana
Nella settimana epidemiologica 10-16 luglio i nuovi casi sono stati 12.723 (+84,15% dai 6.909 del periodo precedente, 3-9 luglio); media giornaliera 1.817 (da 987); rapporto positivi/tamponi totali: range 0,67% - 1,40% (in precedenza 0,40% -0,79%); rapporto positivi/casi testati: range 2,91% - 6,13% (da 1,64% - 2,82%); ricoverati in area medica il 16 luglio 1.088 (dai 1.167 del 9 luglio); terapie intensive il 16 luglio 161 (dalle 169 del 2 luglio) con 54 nuovi ingressi nella settimana (46 la precedente, si evidenzia l’inversione di tendenza); sempre su livelli molto bassi i tamponi totali: 1.224.988 (da 1.186.591; +3,23%); decessi settimanali 95 (da 129). Prosegue come previsto la diffusione dell’epidemia sia a livello nazionale, con i nuovi casi passati dal +34,6% della settimana epidemiologica 3-9 luglio all’attuale +84,15%, sia nelle principali Regioni: con incrementi del 18,51% in Campania (da +43,3%); 80,24% in Emilia Romagna (da +30,3%); 99,8% in Lombardia (da +26,7%) e 171,1% in Veneto (da +96,6%). Il valore di Rt istantaneo a livello nazionale, calcolato con il metodo Kohlberg-Neyman, è 1,4 (dato puntuale del 16 luglio) contro 1,3 della settimana precedente (9 luglio). Il tempo di raddoppio dei casi è ora di 6-7 giorni. Una dinamica ampiamente attesa e prevedibile, che d’ora in avanti andrà considerata incrociando i dati delle nuove infezioni con quelli di ricoveri e decessi: come abbiamo spiegato nell’analisi settimanale il solo numero delle infezioni (magari altissimo) non deve fuorviare se l’impatto clinico resta molto limitato. Se arrivassimo ad avere 100.000 casi al giorno senza nemmeno un ricoverato e un decesso significherebbe poter convivere con il virus senza difficoltà, come già facciamo con molti altri che circolano da centinaia di anni. Tutto questo è (e soprattutto sarà) possibile solo grazie ai vaccini. Rispondiamo su questo tema alle molte domande ricevute dai lettori a proposito di una notizia, circolata negli ultimi giorni, relativa ai decessi da variante Delta in Inghilterra: che (a prima vista) sono maggiori tra i vaccinati con doppia dose rispetto ai non vaccinati. Un dato che ha risvegliato i sostenitori dell’inutilità del vaccino. Prendiamo a riferimento il Technical Briefing n.18 di Public Health England del 9 luglio 2021, a pagina 17. Nel periodo 1 febbraio - 21 giugno 2021 i decessi legati alla variante Delta sono stati 118 tra i soggetti vaccinati con ciclo completo (116 tra gli over 50) e 92 tra i non vaccinati (71 tra gli over 50): presi in modo decontestualizzato (e quindi errato) questi numeri sembrano in effetti confermare l’inutilità del vaccino. Proviamo a leggerli correttamente: perché, con la categoria dei vaccinati largamente prevalente, è normale per gli addetti ai lavori osservare una prevalenza dei decessi (in valori assoluti) tra i vaccinati stessi. In Inghilterra la popolazione over 50 (dati ONS) è di 21.297.965 persone. Di queste il 93,09% (19.826.359, dati NHS del 14 luglio) è stata vaccinata con doppia dose; il dato sale al 96,08% (20.461.121) considerando anche chi ha ricevuto la sola prima dose. I non vaccinati sono 836.844 (il 3,92%). Se sosteniamo la tesi “il vaccino non serve, ma anzi aumenta il rischio” dobbiamo considerare tutte le persone vaccinate come esposte al virus, esattamente come i non vaccinati: ne ricaviamo quindi che i 116 decessi tra i vaccinati con doppia dose vanno rapportati a 19.826.359 soggetti, mentre i 71 tra i non vaccinati a 836.844. L’incidenza delle morti sulla popolazione esposta al virus è quindi 0,00058% tra i vaccinati con ciclo completo e 0,0084% tra i non vaccinati: 14,4 volte superiore per chi non ha ricevuto il vaccino. Ripetiamo l’operazione per i soggetti con meno di 50 anni (ma sopra i 18, come da dati inglesi): la popolazione totale è di 21.921.818 persone; i vaccinati con doppia dose sono 9.634.565 (il 43,94%) valore che sale all’80,99% considerando anche chi ha ricevuto la sola prima dose. I non vaccinati sono 4.167.407 (il 19,01%). I 2 decessi registrati tra i vaccinati con doppia dose vanno quindi rapportati a una popolazione di 9.634.565 persone, i 21 tra i non vaccinati a 4.167.407. L’incidenza dei decessi sulla popolazione esposta è 0,00002% tra i vaccinati e 0,0005% tra i non vaccinati: ovvero 25 volte superiore tra chi non ha ricevuto il vaccino. L’efficacia dei vaccini è evidente anche considerando l’incidenza delle infezioni individuate rispetto alla popolazione: considerando tutte le fasce di età vaccinabili troviamo lo 0,036% tra i vaccinati con doppia dose e l’1,43% tra i non vaccinati. Un valore 39 superiore tra i non vaccinati. Chiudiamo con qualche dato relativo all’Italia, a conferma di quanto sopra esposto. L’Iss, nel periodo 21 giugno - 4 luglio, ha rilevato le seguenti performance dei vaccini in uso dopo doppia dose: 79,8%-81,5% contro il rischio di infezione; 91,0%-97,4% contro il rischio di ricovero in area medica; 96,6%-100% contro il rischio di ricovero in terapia intensiva; 97,2%-100% contro il rischio di morte. I valori più bassi sono riferiti alla fascia di età over 80. (M.T. Island)
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