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Oltre ad essere clamorosamente falso visto che non vi sono evidenze che la protezione dei "vecchi" vaccini nei confronti delle nuove varianti vs. malattia grave o morte sia inferiore.
Ah perchè tu hai capito quale sia la metodologia applicata? Che vada oltre la clamorosa marchetta, intendo...
Neutrofilo, normofilo, fatalistofilo: il politically correct della meteo
27/11: fuori a calci i pregiudicati. Liberazione finalmente.
Siccome ho scritto che la strategia della vaccinazione universale, in questa precisa fase della storia della pandemia di Covid19, è una strategia non ottimale, vi sono precise ragioni per sostenerlo, che sono esposte molto bene in questo documento dell'UKHSA.
Appendix 1: UKHSA report estimating the number needed to vaccinate to prevent COVID-19 hospitalisation for booster vaccination in autumn 2023 in England - GOV.UK
E' roba britannica, ma i dati "albionici" sono molto simili ai nostri, in termini di letalità della malattia, sia in senso assoluto, sia per classi d'età e la demografia britannica e quella italiana pur non identiche sono comparabili.
Detto in parole povere: chi propone una strategia di distribuzione universale dei richiami vaccinali in autunno (Ricciardi? Lo Palco?) non si rende conto che l'impatto organizzativo in classi d'età a bassissimo rischio è economicamente e organizzativamente insostenibile... Tanto per essere chiari, considerando la popolazione italiana e la patogenicità del Covid da noi, per prevenire statisticamente un solo decesso per Covid19 nella classe 15-19 anni bisognerebbe somministrare il booster a circa un milione e mezzo di soggetti nella stessa fascia d'età...
Vi sembra una roba organizzativamente sensata? Se vi sono abbastanza dosi per coprire la popolazione a rischio per motivi anagrafici o sanitari ben venga l'estensione del richiamo vaccinale a tutti i soggetti che vogliano farlo, come si fa giustamente per l'influenza, ma pensiamo ad organizzare davvero bene la somministrazione dei richiami ai soggetti a rischio, vedendo di perderne per strada il meno possibile e dando dei messaggi corretti alla popolazione più esposta alla malattia grave, ossia che i vaccini finora danno un'eccellente copertura contro le forme sintomatiche gravi e critiche e che il richiamo col vaccino aggiornato (al lignaggio Xbb) è il modo migliore per proteggersi se per età o patologie si hanno fattori di rischio...
Ultima modifica di galinsog@; 12/09/2023 alle 16:46
sì, se esce la variante molto diversa il picco lo può fare sempre, come nel caso di Omicron. se però non ci sono sostanziali differenze tra una variante e l'altra è più facile che il picco lo faccia nella stagione fredda. e se non è così adesso, tenderà sempre di più ad essere così nel futuro. così come per tutte le infezioni che si trasmettono per via aerea.
Si vis pacem, para bellum.
E' difficile fare previsioni, dovesse diventare davvero endemico, in senso stretto, non ci dovrebbero nemmeno essere epidemie, l'influenza (virus di origine aviaria, appartenente a un'altra famiglia) è con noi da diversi secoli ma non è mai diventata davvero endemica e provoca epidemie nel semestre freddo. Se ci si dovesse basare sulla storia degli altri coronavirus umani (per quanto problematica da ricostruire e possibile solo per via filogenetica) nel lunghissimo periodo Sars-CoV2 potrebbe circolare principalmente tra la tarda estate e l'autunno con brevi fasi epidemiche (le famose epidemie similinfulenzali che precedono l'influenza vera e propria), ma sono chiaramente ipotesi... Comunque tieni conto che il ceppo omicron è emerso epidemiologicamente nel modo spettacolare che conosciamo tra novembre e dicembre 2021 in un paese (Sud Africa) con un ciclo trasmissivo delle infezioni respiratorie di tipo temperato, ossia solitamente con picchi tra l'autunno e l'inverno australe (maggio-luglio).
i virus a trasmissione aerea sono necessariamente stagionali, che non significa che spariscano in estate, ma che i picchi li hanno nel semestre freddo (che sia settembre-ottobre o febbraio-marzo).
adesso chiaramente se continua a variare così tanto, non agirà in base alla stagionalità ma in base all'evasività delle difese immunitarie.
se riesce ad aggirarle a dovere, può dare picchi in qualsiasi stagione (come sta avvenendo adesso).
se per ipotesi, sempre possibile, troverà una sorta di equilibrio e la smetterà di variare così tanto tra una variante e l'altra, penso diventerà più a carattere stagionale, mi sembra l'ipotesi più plausibile.
Si vis pacem, para bellum.
Ovviamente trattandosi di infezione a diffusione respiratoria in inverno la circolazione sarà agevolata, ma il punto è sempre il solito, dipende dalle caratteristiche del virus. Terminata la fase (più acuta) dell'emergenza a meno di improvvisi cambi di strategia evolutiva (sempre largamente possibili con Sars-CoV2 e in generale con questa famiglia di virus) il monitoraggio non può che concentrarsi su diffusione delle forme sintomatiche, relativo impatto sanitario e sequenziamento genico delle varianti.
Ultima modifica di galinsog@; 15/09/2023 alle 10:30
Per dire quanto sia facile cavalcare l'allarmismo: vi ricordate l'outbreak di omicron a fine novembre 2021? Bene, all'epoca si videro e lessero cose grottesche, ad esempio ci fu questo tizio (che non è uno scienziato di punta ma non ha nemmeno un cv insignificante) che postulò l'"evidente" rapporto tra contagiosità e letalità intrinseca, calcolando una letalità effettiva di omicron 1 (il fenotipo isolato per primo, con sigla Ba.1.1.529, che allora si chiamava ancora informalmente "Nu") nell'intorno dell'8%, nonostante ci fossero già le primissime evidenze cliniche di una malattia apparentemente (e con buona probabilità realmente) meno severa di quella dovuta ai fenotipi precedenti del virus... giusto per dire che le fonti dovrebbero essere accuratamente selezionate, prima di pubblicare articoli sui giornali, magari pure in prima pagina e che bisognerebbe mantenersi il più possibile obiettivi...
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Anche la scelta del CDCP di "universalizzare" la diffusione del richiamo aggiornato (contro Xbb.1.5) va contestualizzata, gli USA non hanno un sistema sanitario universalistico e non hanno una struttura centralizzata (federale, ma spesso nemmeno statale) per poter coordinare campagne vaccinali mirate, questo spiega ad esempio perché l'adesione alla vaccinazione anti-Covid19, pur medio-alta, non abbia raggiunto i livelli di copertura (sulle prime 2-3 dosi) dell'UK o di molti stati europei. Negli USA, dove la vaccinazione resta sostanzialmente una faccenda individuale, non si può far altro che consigliare alle persone di vaccinarsi e sperare che lo facciano in tanti, sperando che basti a far barriera, dunque sì alla vaccinazione per tutti, mantenendo gratuita la somministrazione... da noi volendo si può anche provare a cercare coloro che sarebbe opportuno vaccinare, perché ne abbiamo gli strumenti, ad esempio abbiamo un'anagrafe sanitaria gestita dalle regioni ma nazionalizzata col DPCM 1° giugno 2022.
Ultima modifica di galinsog@; 15/09/2023 alle 20:47
COVID-19, malattia grave e i geni di Neanderthal | Mario Negri
I risultati dello studio ORIGIN– spiega Marina Noris, Responsabile del Centro di Genomica umana dell’Istituto Mario Negri - dimostrano che chi è stato esposto al virus ed è portatore dell’aplotipo di Neanderthal aveva più del doppio del rischio di sviluppare Covid grave (polmonite), quasi tre volte in più il rischio di aver bisogno di terapia intensiva e un rischio ancora maggiore di aver bisogno di ventilazione meccanica rispetto ai soggetti che non hanno questo aplotipo
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