Il dilemma del governo: insistere per lockdown locali? Dubbi sul coprifuoco, ma i governatori premono
La situazione si può sintetizzare così: stallo. Il tempo stringe, eppure il governo si trova di fronte a un dilemma: chiudere il Paese più di quanto aveva preventivato, oppure forzare la mano con le Regioni e imporre blocchi locali, quelli che le stesse Regioni rifiutano? I governatori che guidano i territori con il più alto tasso di contagio, infatti, non vogliono lockdown locali, vale a dire la soluzione che Palazzo Chigi ha in mente per frenare la curva. L'esecutivo, che preferirebbe non procedere d'imperio al blocco di aree abitate da decine di milioni di persone senza il sostegno degli amministratori locali, si ritrova in mezzo al guado. Anche perché l'alternativa, a questo punto, è altrettanto complessa: un blocco generalizzato del Paese, da attuare attraverso un rigido coprifuoco che scatterebbe a metà pomeriggio. E così, in una domenica di incertezza, l'Italia non sa ancora se nelle prossime 24 ore si troverà di fronte a un blocco nazionale molto rigido, a chiusure mirate di intere aree metropolitane (con l'opposizione di chi amministra) oppure se l'incertezza produrrà altri giorni di attesa.
Tutto nasce dall'opposizione delle Regioni di centrodestra. Ma diventa nel corso della riunione con il governo un movimento trasversale che coinvolge anche Presidenti di centrosinistra. La Lombardia di Attilio Fontana, a guida leghista, si oppone a un lockdown locale, anche soltanto a quello dell'area metropolitana di Milano: "Bloccare Milano - dice - significa bloccare la Lombardia". Meglio, aggiunge, intervenire con una chiusura del Paese, magari prendendosi "due o tre giorni per decidere". Contrario a chiusure mirate è anche il leghista veneto Luca Zaia. E pure Giovanni Toti, che nonostante la complessa situazione di Genova e della Liguria, sostiene che eventuali chiusure regionali non dovrebbero essere prese guardando all'indice Rt, ma alla condizione degli ospedali. Per un blocco nazionale, più che territoriale, si spende anche Vincenzo De Luca: "Dobbiamo decidere, e non perdere più tempo".
Ma c'è di più. I governatori chiedono di valutare il blocco alla circolazione dopo le 18, oppure dalle 20. Lo fa ad esempio Michele Emiliano, sostenendo che "dopo le 20, essendo chiusi i locali e i negozi, sarebbe giusto non circolare e basta". Ne parla Stefano Bonaccini (che ha appena scoperto di essere positivo), "chiudiamo la circolazione tra le Regioni e affianchiamo a questa misura il blocco dei movimento dopo una certa ora". Non lo esclude neanche Luca Zaia, ricordando che "gli assembramenti continuano", quindi serve una "linea unica nazionale" per evitarli.
E così l'esecutivo si ritrova di fronte al bivio: se le Regioni frenano le chiusure locali, vale la pena imporle da Roma? Giuseppe Conte, che puntava tutto su questa strategia differenziata per evitare il lockdown nazionale, tentenna. Ma è evidente che il tempo inizia a essere scarso, visto che domani il premier è atteso in Parlamento e subito dopo è annunciato un nuovo dpcm. Nel testo, ancora tutto da scrivere, ci sarà di certo il blocco della circolazione interregionale e una riduzione dell'orario dei negozi, la chiusura dei centri commerciali nel week end. E il coprifuoco dopo le 18? Potrebbe servire a poco, lascia scettici premier e ministri, rischia di diventare soltanto il compromesso per accontentare le Regioni. Eppure, può diventare il frutto di uno stallo prolungato. Il tempo intanto passa. E senza interventi, vale sempre quello che sostiene De Luca: "Inutile perdere tempo oggi, saremo costretti a chiudere ancora di più domani".
Analizzando i dati in modo approfondito emerge un’anomalia, rispetto alla percezione comune, in relazione all’andamento dell’epidemia a Milano città e nel resto della Lombardia. Il capoluogo è al centro dell’attenzione per l’esplosione di casi delle ultime settimane, più che decuplicati tra inizio e fine ottobre: nella settimana epidemiologica 3-9 ottobre (manteniamo la segmentazione temporale che abbiamo sempre utilizzato in passato) i positivi sono stati 787, in quella 24-30 ottobre 8.047. Non si possono quindi avere dubbi sulla necessità di interventi immediati per contenere il virus: anche perché la densità abitativa del capoluogo, 7.684 abitanti per chilometro quadrato, rende più difficile il contenimento (tutti i dati sugli abitanti sono Istat, al 31/12/2019). Tuttavia guardando il totale dei casi di Milano città rispetto al resto della Lombardia si nota come il peso del capoluogo si stia progressivamente riducendo, segno di una diffusione sempre più ampia del contagio: dal 26,4% della settimana 3-10 ottobre si è passati al 24,9% di quella 10-16 ottobre, per poi scendere al 22,6% dal 17 al 23 ottobre e al 18,6% dal 24 al 30 ottobre. In altri termini l’epidemia corre non solo a Milano, ma anche al di fuori dai confini cittadini. Se guardiamo come abbiamo sempre fatto al di là dei valori assoluti giornalieri, che dicono poco o nulla, troviamo alcuni dati interessanti: tra il 22 e il 31 ottobre la Provincia di Milano (3.279.944 abitanti) ha registrato 26.900 nuovi casi (820 per 100.000 abitanti, 833 considerando solo Milano città). Peggio la Provincia di Monza e Brianza (878.267 abitanti) con 8.011 nuovi casi (912 per 100.000 abitanti); seguono quelle di Varese (890.000 abitanti) con 7.305 nuovi casi (820 per 100.000 abitanti) e di Como: 3.774 nuovi casi su 603.828 abitanti (625 per 100.000 abitanti) ma soprattutto con una forte accelerazione a partire dal 28 ottobre. Questi dati, se rapportati a 100.000 abitanti, possono dare la sensazione (errata) di numeri contenuti: si riferiscono però solo ai nuovi casi, non a tutte le infezioni in corso. E, dal punto di vista epidemiologico, sono considerati molto elevati. (M.T.I.)
Vado parzialmente OT ricordo male o si diceva che gli 11 gradi fossero la temperatura ideale del Virus
Va bè la nota di colore è che quando immaginavo il tempo da Covid immaginavo quello che vedo dalla finestra, oggi maccaia, adesso nebbiolina buio e temperature simili...
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The apexes of the minimum temperature and the maximum temperature were 6.70℃ and 12.42℃ respectively. The curves shared similar shapes. Under the circumstance of lower temperature, every 1℃ increase in average, minimum and maximum temperatures led to an increase of the cumulative number of cases by 0.83, 0.82 and 0.83 respectively. In the single-factor model of the higher-temperature group, every 1℃ increase in the minimum temperature led to a decrease of the cumulative number of cases by 0.86.
Oggi +3 casi nel mio comune, ma anche 2 guariti, quindi +1 positivo attuale, con numero che sale a 44 positivi attuali totali.
66 i casi invece da inizio pandemia.
Sempre 2 ricoverati.
Avatar: una data che sogno spesso la notte.
PS: la neve caduta allora era più alta della mia altezza attuale.
PPS: sì, è il 2005.
Toti risponde:
Cari amici,
sta girando un mio tweet su cui vorrei chiarire due concetti e, innanzitutto, chiedere scusa se ha offeso qualcuno poiché non rappresenta minimamente il mio pensiero. La frase è stata estrapolata da un concetto più ampio e mal interpretata a causa del taglio erroneo su Twitter di un mio post. Non a caso su Facebook, dove il testo è stato pubblicato integralmente, le stesse frasi non hanno creato il medesimo scalpore. Il concetto è: bisogna proteggere gli anziani. Il cinico è chi non lo fa. Il fatto che le persone oltre i 75 anni siano in pensione consente loro di proteggersi senza per questo dover fermare l'economia del Paese. Il 40% dei ricoverati ha oltre 75 anni di età. Oltre il 95% dei deceduti per Covid ha più di 75 anni di età. L’età media dei decessi è di 84 anni. Servono misure anagrafiche di protezione per queste categorie se vogliamo sconfiggere il virus. A me sembra francamente più immorale un Paese che vieta scuola e sport ai giovani a cui il Covid fa poco, mentre non tuteliamo coloro che invece per il virus rischiano di morire. Basta demagogia e muoviamoci dove serve senza distruggere il Paese. Questo è quello che volevo dire e spero che facciate girare il più possibile il mio messaggio di chiarimento, con la stessa velocità con cui si fa un processo sui social.
Questo il post precedente su Facebook:
Mattinata di confronto tra Governo e Regioni su nuove misure per contenere il Covid-19.Non credo che il Paese possa permettersi un nuovo lockdown, così come sarebbe impossibile bloccare gli spostamenti tra regioni mentre l’Italia continua a lavorare e produrre.Bisogna smettere di agire sempre sulle stesse categorie. Le regole eccezionali non possono valere solo per chiudere, semmai ora devono servire a scardinare la burocrazia che ancora ci impedisce di affrontare questa emergenza.Parlo di regole che ci consentano di assumere a tempo indeterminato senza concorso, di prendere medici anche non specializzati, di assumere infermieri anche prima della fine del corso di studi.C’è un altro tema che nessuno sembra voler affrontare e che potrebbe essere risolutivo: la maggior parte dei pazienti gravi nei nostri ospedali e purtroppo anche dei morti che piangiamo ogni giorno è composta da persone sopra i 75 anni. E per quanto ci addolori ogni singola vittima, non possiamo non tenere conto di questo dato: solo ieri tra i 25 decessi della Liguria, 22 erano pazienti molto anziani.Sono proprio i nostri anziani i più colpiti dal virus e sono quelli che vanno tutelati di più: si tratta di persone spesso in pensione, che non sono indispensabili allo sforzo produttivo del Paese ma essendo più fragili vanno salvaguardate in ogni modo.Perché non si interviene su questa categoria? Proteggendo i nostri anziani di più e davvero, la pressione sugli ospedali e il numero dei decessi diventerebbero infinitamente minori.Sarebbe folle richiudere in casa tanti italiani per cui il Covid normalmente ha esiti lievi, bloccare la produzione del Paese, fermare la scuola e il futuro dei nostri giovani e non considerare alcun intervento su coloro che rischiano davvero. Speriamo ci sia saggezza stavolta e non demagogia.
23,254 new cases and 162 new deaths in the United Kingdom
347626 tamponi
R stimato tra 1 e 1.3
1,442 people with Coronavirus had to go into hospital on 28 October 2020. Between 23 March and 28 October 2020, there have been 170,445 people who have had to go into hospital with Coronavirus.There were 10,918 people in hospital with Coronavirus on 29 October 2020. Some people who go to the hospital need to use a special device called a Mechanical Ventilator to help them breathe. There were 978 Coronavirus patients in hospital beds with a mechanical ventilator on 30 October 2020.
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