Dai pochi dati diffusi dalla sorveglianza britannica la prima dose parrebbe comunque ridurre del 70-75% la probabilità di ospedalizzazione (quella di decesso è obiettivamente ancora difficile da stimare) probabilmente l'immunizzazione parziale influisce poco sulla diffusività del virus ma, se fosse così, ridurrebbe in modo abbastanza significativo l'impatto sulle strutture sanitarie. Poi è ovvio che se arrivi a 60-70.000 contagi al giorno (e secondo me ci possono arrivare) il SSN rischia comunque di saltare.
sìsì, intendevo lato contenimento del contagio. Sicuramente aiuta in casi di infezione, la risposta anticorpale è più pronta, non in quantità sufficienti, ma c'è subito, soprattutto dopo almeno due settimane dalla prima dose di tutti i vaccini.. così mi pare di aver capito![]()
Si vis pacem, para bellum.
Perdonami ma....no. speravo di aver capito male.
Come fai ad avere una situazione di pressione generalizzata come l'anno scorso con un numero di contagi uguale? Allora i vaccini non servono a nulla e il numero di ricoveri e morti sarebbe lo stesso?
Forse non intendevi questo, ma comunque quello che dicevo io è che probabilmente per arrivare a quel livello ci vorrebbe una diffusione 4/5 volte superiore probabilmente in base ai dati inglesi fino ad oggi, altroché.
Quanti ricoveri e morti avevamo noi intorno al 20/25 ottobre quando dopo un estate con pochissimi casi (meno di quelli inglesi fino a un mese fa) è iniziata la seconda ondata? Di certo non 20 morti e 1500 ricoveri mi pare.
Infatti, controllando quando siamo arrivati a una media mobile settimanale di 13.600 casi (in realtà qualche centinaio in più) come è attualmente in Gran Bretagna, questa data corrisponde al 24 ottobre. In cui la media mobile per i decessi era 151.
Ricoveri in ti 1141 (in GB 188), ricoveri ordinari 11.287 (in GB come detto 1500 circa). Io una certa differenza la vedo.
Ultima modifica di ale97; 27/06/2021 alle 22:12
Generalmente tra la la terza e la quarta settimana hai l'incremento maggiore del titolo anticorpale (ma ci sono pazienti che raggiungono in ritardo il picco e altri che l'anticipano). Dopodiché conta anche la distanza tra inoculazione del vaccino e contagio, se troppo breve hai non hai o hai pochi anticorpi, se troppo lunga potresti avere un titolo già in calo, per cui magari ti infetti e sviluppi sintomi... a questo devi anche aggiungere che un richiamo fatto alla 12esima settimana viene fatto su molti pazienti che sono andati in contro a un calo fisiologico degli anticorpi (considera che Vaxzevria era stato progettato come monodose ma questo problema è emerso abbastanza vistosamente nei trial)...E' difficile fare confronti con l'Italia, perché da noi la linea seguita è più simile a quella di USA e Canada che a quella britannica. Sarà interessante vedere cosa succede negli USA nelle prossime 2-3 settimane. Gli USA hanno una percentuale di 2° dosi alta (quasi il 47% ma hanno ancora un 44% circa di persone totalmente non immunizzate con grosse differenze da stato a stato).
Ultima modifica di galinsog@; 27/06/2021 alle 22:29
E comunque non riesco ad essere ottimista, anche se sono sicuro che avremmo a prescindere un impatto (molto) più contenuto rispetto a quello dell'ondata autunnale e primaverile, in termini di ricoveri e decessi l'idea che Sars-CoV2 possa circolare per settimane indisturbato, come sta avvenendo nell'UK non mi alletta nemmeno un po'...tantomeno mi alletta l'idea che, di qui ad aprile dell'anno venturo, possa contagiare anche "solo" un altro milioncino di persone...
Che vuoi che ti dica, io sono qua, pronto e disponibile per fare la seconda dose di uno di quei "babbei" che stanno rinunciando... sinceramente non mi va di dover attendere fino al 18 agosto per fare la seconda dose, sapendo nel contempo che nei frigoriferi si accumulano fiale non usate...
Da domani, 28 giugno, cessa l’obbligo di indossare le mascherine all’aperto, sebbene come al solito con una lunga serie di eccezioni, precisazioni e raccomandazioni. Un semplice sì o no sarebbe stato meglio (probabilmente) e più comprensibile (sicuramente). Nel momento attuale dell’epidemia, con il rischio (meglio dire la certezza) di una rapida crescita dei casi legati alla variante delta, la decisione suscita molte perplessità: perché di fatto l’eliminazione delle mascherine comporta una più facile diffusione di una variante che sappiamo essere molto più diffusiva delle precedenti. Una facilitazione di cui il Sars-CoV-2 non ha bisogno. Abbiamo di fronte due possibilità teoriche: 1) L’aumento dei casi da variante delta all’interno di un numero totale di nuovi positivi stabile o in riduzione. 2) L’aumento dei casi da variante delta con un numero totale di nuovi positivi in crescita (l’esempio inglese porta in questa direzione). Nella prima ipotesi avremo un peso percentuale crescente delle infezioni da variante delta, senza però ricadute al rialzo sull’andamento epidemico attuale. Nel secondo non solo la variante diventerà prevalente, ma spingerà verso l’alto anche il numero delle infezioni, dei ricoveri e dei decessi. Proprio come sta accadendo in Uk: anche se la giovane età dei contagiati e l’elevata copertura vaccinale mitigano (non annullano) l’incremento dei ricoveri e dei decessi su valori più contenuti rispetto alle ondate precedenti. In ogni caso il “via le mascherine” cade in un momento delicato, con la variante delta ormai prossima al 20% a livello nazionale: con l’Iss che torna a ipotizzare, se necessario, il ritorno delle zone rosse e la possibilità di rimettere le mascherine (ieri il professor Brusaferro). Vediamo qualche numero. Punto primo, la capacità diffusionale: la variante delta ha un R0 di 5,0 (stime conservative) contro il 3,0 della variante alfa. Questo significa che un singolo positivo, dopo 5 passaggi, può generare 3.906 contagiati contro 364. Punto secondo, la pericolosità dell’infezione: i due studi più approfonditi, condotti in Uk sui casi confermati nel periodo marzo-maggio 2021, stimano che chi contrae la malattia indotta da variante delta ha un rischio aumentato di ospedalizzazione (hazard ratio: 2,61) rispetto ai contagiati dalla variante precedente: ossia ogni 100 ricoverati con la variante alfa, ne abbiamo 261 con quella delta. Per quanto riguarda il rischio di ricorrere a cure intensive l’hazard ratio è 1,67: ogni 100 ricoverati in terapia intensiva a causa della variante alfa, ne abbiamo 167 a causa della variante delta. A titolo personale, pur con il ciclo vaccinale completato da tempo, da domani continueremo a indossare la mascherina Ffp2 togliendola solo quando la distanza da altre persone non conosciute sarà (stabilmente) di molto superiore al metro prescritto. Le epidemie non si combattono con misure popolari, che peraltro rischiano di essere provvisorie come è accaduto in passato con zone gialle e bianche tornate rapidamente rosse, ma con misure necessarie: che possibilmente limitino la circolazione del virus invece di favorirla. Nelle prossime settimane seguiremo attentamente l’evoluzione della situazione. (M.T.I.)
Questo senza vaccini.
L'ultima settimana di ottobre l'anno scorso peraltro non c'erano ancora zone rosse, con zero vaccinati.
Con un numero simile di casi e un 85% di popolazione over 50 vaccinata con gli attuali vaccini ci sarebbe almeno l'80% di ricoverati in meno. In pratica le regioni potrebbero tagliare dell'80% la dotazione ospedaliera per avere gli stessi livelli di pressione ospedaliera con quel numero di casi.
"In Africa non cresce il cibo. Non crescono i primi. Loro non hanno i contorni. Una fetta di carne magari la trovi, ma hanno un problema con i contorni. Per non parlare della frutta."
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