
Originariamente Scritto da
Perlecano
A me purtroppo sembra che nella migliore delle ipotesi il vaccino conferisca la stessa immunitą dell'infezione naturale: il morbillo dą immunitą certa e permanente nell'infezione naturale e un'immunitą non totale (ma quasi) solo dopo tre-quattro dosi di vaccino somministrate durante l'infanzia.
Sul tetano non conosco studi anticorpali in merito all'infezione naturale, ma servono i famosi richiami antitetanici che in teoria dovrebbero essere effettuati ogni 10 anni. In veritą l'efficacia vaccinale non arriva a zero nemmeno dopo tanti decenni dall'ultima dose, tanto che gli uomini molto anziani si ammalano meno frequentemente delle donne molto anziane, in quanto i primi ricevettero di default un'antitetanica in sede di servizio militare e le seconde no (di solito non erano state vaccinate neanche da bambine, come i maschi nel pre-leva, del resto). Comunque in rari casi ci si ammala di forme gravi di tetano anche con un pregresso titolo anticorpale (ottenuto mediante i vaccini) medio-alto, in letteratura medica ci sono casi specifici di questo tipo.
Per la parotite il vaccino ha un'efficacia di circa il 90% nel primo decennio dalla somministrazione ma l'immunitą poi cala un po'; va detto comunque che anche l'infezione naturale lascia una quota di pazienti suscettibili a reinfezioni, e recentemente si č scoperto che, anche se in forma attenuata, varie persone infettatesi in etą pediatrica sviluppano una reinfezione molti anni dopo.
Parlando di Covid nello specifico, sperando che non si tratti di un gratuito positivismo (che mi fa sempre venire l'orticaria), sul Corriere della Sera lessi questo tempo fa:
Per quanto riguarda i possibili vaccini, perņ, le preoccupazioni sono limitate, perché proprio un
vaccino potrebbe superare il problema del decadimento degli anticorpi: «La scienza, in questo caso, puņ essere pił efficace della natura»,
scrivono sul New York Times Akiko Iwasaki e Ruslan Medzhitov, professori di immunobiologia allUniversitą di Yale. «Un vaccino agisce imitando uninfezione naturale, generando cellule T e B della memoria che possono quindi fornire una
protezione duratura alle persone vaccinate. La bellezza dei vaccini e uno dei loro grandi vantaggi rispetto alla reazione naturale del nostro corpo alle infezioni scrivono i due esperti - č che i loro antigeni possono essere progettati per focalizzare la risposta immunitaria sul tallone dAchille di un virus (qualunque esso sia). Un altro vantaggio č che i vaccini consentono diversi tipi e diverse dosi dei cosiddetti adiuvanti (agenti che imitano linfezione e aiutano a far ripartire la risposta immunitaria) che possono aiutare a rafforzare e
allungare le risposte immunitarie».
A me sembra molto ottimistico tutto questo, alla fine le cellule B e T della memoria vengono attivate anche nell'infezione naturale, e se talvolta non bastano per prevenire la reinfezione dopo una prima malattia naturale, cosa c'entra il fatto che ANCHE il vaccino stimoli le cellule B e T ad essere pronte a intervenire in caso di infezione? Qual č il discrimine rispetto all'immunitą conferita dall'infezione naturale?
Capitolo adiuvanti: vengono utilizzati da praticamente un secolo nei vaccini contenenti il tossoide difterico e quello tetanico, cosģ come in molti altri preparati vaccinali. In altri termini, l'immunitą un pelo inferiore con i vaccini che con l'infezione naturale, per le malattie di cui ho parlato prima, avviene utilizzando gią quegli adiuvanti che, nel caso del Covid, vengono ritenuti - non so perchč - fautori di una risposta immunitaria ancora pił efficace con il vaccino che con l'infezione naturale. Il mio personalissimo parere, ma prendilo per quello che č, č che non c'č neanche mezzo motivo per il quale con il vaccino la quota di immunizzati in modo duraturo sia superiore a quella degli infettatisi con il virus "selvaggio".
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