Originariamente Scritto da
Musoita
Il virus "trasmesso con i surgelati"? La Cina fa pressioni sull'Oms per imporre la sua tesi
Un documento inviato "per errore" al Wall Street Journal parla di possibilità, seppure remota, di "trasmissione da un pacco congelato a un individuo". L'Organizzazione, già accusata di sudditanza nei confronti di Pechino, dice che si tratta solo di una bozza. Ma il tempismo di questa revisione è sospetto, visto che arriva dopo che i tecnici dell’Oms sono stati ammessi a Wuhan per indagare sulle origini del patogeno
PECHINO – Il coronavirus si trasmette attraverso imballaggi e cibi surgelati? La Cina non ha dubbi: sì. Anzi, nei prodotti importati Pechino sostiene di aver individuato l’origine di tutti gli ultimi focolai spuntati sul suo territorio. Europa e Stati Uniti invece di dubbi ne hanno parecchi, visto che di prove non ce ne sono, né gli scienziati del Dragone le hanno fornite. In questa diatriba finora l’Organizzazione mondiale della sanità è stata dalla parte del “no”. La sua posizione ufficiale, da mesi, è che il virus non può trasmettersi all’uomo dalla scatola di un surgelato. Ma stando a una bozza di documento arrivata al Wall Street Journal, l’Oms starebbe valutando di riformulare la raccomandazione ufficiale: la possibilità è rara ma esiste, tanto che i surgelati potrebbero perfino riportate il virus in un Paese che lo ha messo sotto controllo.
Dall’Oms si sono affrettati a precisare che solo di bozza si tratta, la revisione non è ancora stata approvata. Al Wall Street Journal il documento sarebbe stato inviato per errore dalla stessa Organizzazione, una sbadataggine di proporzioni tali da risultare sospetta. Ma la vicenda mostra per l’ennesima volta l’organismo internazionale stretto in mezzo a una diatriba, politica e scientifica, tra la Cina e l’Occidente, e ancora una volta in difficoltà nel mantenere una linea stabile. Il tempismo di questa revisione è sospetto, visto che arriva dopo che i tecnici dell’Oms sono stati ammessi a Wuhan per indagare sulle origini del patogeno. Fonti dell’Organizzazione, già accusata di sudditanza nei confronti di Pechino, hanno spiegato al Wsj che si tratta di integrare delle evidenze presentate dalle autorità cinesi. Il problema è che quelle evidenze sono tutt’altro che trasparenti.
Per la Cina la narrativa del virus “importato” è fondamentale. Da giugno il governo attribuisce ogni nuovo focolaio a viaggiatori in ingresso oppure a prodotti contaminati in arrivo nei porti del Paese. Scienziati e media di regime sono arrivati a ipotizzare che perfino a Wuhan Sars-Cov-2 possa essere arrivato così, dall’estero, ipotesi che scagionerebbe la Cina da ogni presunta responsabilità nella diffusione della pandemia. Il governo ha scatenato dei controlli a tappeto su tutte le merci importate, che vengono tamponate e sterilizzate, mentre le aziende straniere che vogliono esportare nel Paese sono state obbligate a sottoporsi a delle video ispezioni. Su milioni di imballaggi testati, sono state trovate in tutto poche decine di tracce di virus e solo una volta un patogeno vivo. Su tutte queste rilevazioni poi, e sul loro presunto legame con dei casi di persone positive, gli scienziati cinesi non hanno mai pubblicato alcun paper. L’Europa ha protestato per i controlli imposti alle proprie aziende, giudicati arbitrari.
La posizione prevalente nella comunità scientifica internazionale è che il virus sopravviva per alcune ore sulle superfici, e più a lungo su quelle surgelate, ma che una successiva trasmissione all’uomo sia inverosimile. Anche l’Oms fino a ieri diceva lo stesso sul suo sito: “Non c’è evidenza di virus aerei che vengono trasmessi con il cibo o i pacchi”. La bozza ricevuta dal Wsj invece cambia versione: “Recenti studi e rapporti hanno sottolineato che (…) la trasmissione del virus può occorrere da un pacco congelato a un individuo” e, sebbene il rischio sia minimo, per Paesi che hanno controllato il virus questa può essere una fonte di reintroduzione.
Si vedrà se la revisione diventerà ufficiale, ma se così fosse è destinata a scatenare nuove critiche nei confronti dell’Organizzazione per il modo in cui, fin dall’inizio del contagio, si è allineata in maniera acritica alle informazioni ufficiali fornite dalla Cina. D’altra parte la posizione dell’Oms verso il Dragone è molto debole, specie in questo momento: Pechino, dopo molte resistenze, ha autorizzato i tecnici dell’agenzia a raggiungere Wuhan per l’indagine sulle origini del patogeno, ma resta da capire che libertà verrà lasciata loro di accedere a dati, fonti e materiali. Le autorità cinesi hanno fatto capire in maniera chiara chi comanda e sanno sfruttare le fragilità altrui. Questa settimana l’Organizzazione mondiale della sanità dovrebbe anche iniziare a valutare i vaccini cinesi per un’eventuale approvazione di emergenza. Il discorso è simile a quello del virus surgelato, un’altra coincidenza pericolosa: anche qui i dati forniti da Pechino sono pochi e per nulla trasparenti; anche qui la Cina non gradirebbe per nulla una bocciatura.
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