Originariamente Scritto da
alexeia
Chiedo scusa... è che ormai sono condizionata dal lavoro... è che se scrivi articoli o lavori in italiano, a mettere una s del plurale inglese per sbaglio ti scassano i coco e ti rimandano indietro le bozze da correggere; prendi il Servizio Geologico, per la Carta Geologica ufficiale vuole che le regole dell'italiano siano rispettate, non solo per i nomi stranieri indeclinabili, ma addirittura per il corsivo, i nomi stranieri vanno in corsivo. E anche allo scritto di italiano all'università e a quello di letteratura (fatto pochi anni fa, non è ovviamente programma della laurea da geologo), per una s ci lasciavi mezzo voto.
Gli errori non è che "si vedono" o non si vedono; abbiamo delle regole, e sono quelle, poi uno è libero di non seguirle, ma loro restano. Oppure tutti i docenti e gli editori sono superati, e allora cambiamo intere categorie di lavoratori con i nuovi dotti.
La Crusca in effetti si barcamena per non essere accantonata totalmente, ha scritto molte cose discutibili, ultimamente.
Però, sai qual è il punto fondamentale che mi fa difendere l'italiano? che spesso la forma, anche se non ce ne accorgiamo, è importante quanto, se non più del contenuto. Se non fosse vero, il mestiere di pubblicitario che gioca con le parole non esisterebbe, quel lavoro di cesello per riuscire a vendere frigoriferi agli eschimesi non sarebbe necessario.
E, qui vengo al punto, infarcire un testo di evitabili termini inglesi è un modo molto comodo anche per renderlo più criptico, più oscuro, meno comprensibile. Deliberatamente. E' il famoso latinorum dell'Azzeccagarbugli. Che se dico che bisogna fare tagli e tirare cinghia, capisci subito e non mi voti, se ti parlo di spending review dici ah sì... dentro di te magari pensi "eccheccazzè?", però alla fine la cosa passa via e non ti arrabbi nemmeno un po'...
insomma, per dire che con una lingua "nuova", con significati non chiari e non consolidati, è molto più facile imbelinare su qualsiasi cosa senza perdere consenso...
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