wow
sono quasi commosso di trovare scritto questa frase
sì, stiamo arrivando al punto di non ritorno ma per motivi che sono ben lontani da quelli proposti dall'attuale battage mediatico
siamo prossimi a pensare che la tendenza a quello che viene definito come "egoismo" sia un tratto perverso proprio dell'essere umano da rimuovere a livello genetico
veleggiamo in una dimensione schizofrenica nella quale ci autocollochiamo sul banco degli imputati come unica fonte delle distorsioni presente sul pianeta e allo stesso tempo rinfocoliamo una tendenza mai sopita, che tutt'oggi non toglie molto a quello che veniva scritto nell'antico testamento qualche millennio fa, a porsi se non come padroni quantomeno come custodi dello stesso
mi sentirei di ribadire ancora una volta di più quali siano i danni che l'attuale approccio ontologico dell'uomo a tutto ciò che lo circonda implica nello sviluppo di questo come qualsiasi altro campo di indagine ma non vorrei che venisse fuori qualche altro sceriffo di Nottingham come quello di ieri sera
correrò questo rischio
mi preme sottolineare cosa mi spinge a rifiutare l'approccio di massa alla tematica, non per una mera e in fin dei conti futile (di fronte a questioni di ben altro ordine) pignoleria accademica ma perché nella società odierna l'eccesso di comunicazione a tutti i livelli dilaga, nel virtuale e nel reale, e corriamo sempre più facilmente il rischio di dimenticare cosa significhino le parole e i concetti che formano, che peso possiedono, quanto è importante misurarle e moderarle
la proliferazione in eccesso di comunicazione impone più confusione dell'assenza stessa, cosa che è ancora una volta risultata palese nell'attuale contesto pandemico dove si è sentito tutto e il contrario di tutto
ongo delle questioni già codivise in un altro td che sono intrinseche ai modelli di approccio e a cui non si bada nemmeno più ma che inevitabilmente finiscono per modulare il fondo di qualsiasi dibattito permeandolo di un antropocentrismo che non è ne più ne meno dannoso di quello che poneva l'uomo al centro dell'universo
- naturale-artificiale: questa dicotomia che ormai accompagna dalla notte dei tempi il nostro modo di concepire la realtà è estremamente pericolosa e andrebbe finalmente superata
l’uomo non è un organismo alieno, non è al di fuori della natura, ne è anch’esso un prodotto e risponde alle stesse leggi di qualsiasi altro essere vivente
tutte le inclinazioni che ci siamo sempre rimproverati come rappresentassero qualcosa di innaturale dunque non sono altro che la più naturale delle risposte, una specie che persegue il proprio interesse e prolifera, con modalità innovative perché inedita è la capacità dell’essere umano di approcciarsi nei confronti dell’ambiente e sfruttarne le risorse
quell’umanità innaturale che da sempre si associa con i meccanismi più istintivamente razionali che accompagnano ciascun essere vivente rappresenta proprio i valori con cui da sempre si identifica il concetto stesso di umanità: lungimiranza, altruismo, rinuncia del profitto sono capacità di cui da sempre ci fregiamo e che proprio perché animali come gli altri ci risultano così difficili da perseguire
piuttosto che passare dal delirio di onnipotenza nel quale per secoli abbiamo visto tutto ciò che ci circondava in nostra funzione alla summa dei mali dell'universo forse dovremmo renderci conto di essere molto banalmente un tasello come un altro e in quanto tale ritrovare la nostra giusta dimensione
solo partendo da questo approccio a mio avviso potremmo impostare un nuovo modello etico, che sia prima di tutto di concetto e metodo
trovando il coraggio di metterci da parte e affrontare il nostro cammino focalizzandoci su noi stessi ed evitando di fare cortocircuito continuo addossandoci questioni ben più grandi di noi, secondo quella consapevolezza e coscienza profonda che sono i nostri doni più grandi
- uomo cattivo e natura buona sono approcci del tutto fuori luogo
qualsiasi ragionamento che implichi l’utilizzo di termini morali o etici rischia solo di essere fuorviante in un approccio naturalistico
- equilibrio degli ecosistemi, a mio modesto avviso è un’aberrazione che non meriterebbe nemmeno di essere menzionata: in natura è proprio la mancanza di equilibrio che garantisce la vita, il suo sviluppo e il suo continuo rinnovarsi
vedasi la discontinuità filogenetica o i fenomeni di estinzione che smuovono dalle nicchie ecologiche specie che precedentemente non avevano spazio per proliferare
tutto ciò che si avvicina al concetto di equilibrio è staticità e staticità è assenza di vita (stato della materia allo 0 assoluto docet)
- punto di non ritorno: riferito a cosa? al pianeta e agli ecosistemi? con le transizioni a cui il pianeta è abituato dalla notte dei tempi (e le transizioni spesso hanno tempistiche assai ristrette perché attivano tutta una serie di effetti domino o feedback se dobbiamo per forza essere anglofili
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che portano le transizioni ad accelerare) parlare di punto di non ritorno è veramente insensato, se si parla dell'attuale modello di sviluppo antropico potremmo ragionarci ma allora bisognerebbe togliere quel pesante mantello di ipocrisia nel quale la dicitura terra-ecosistema è soltanto uno specchio per le allodole
la nostra proliferazione così efficiente e pervasiva negli ultimi tempi ci ha messo in una tale condizione da dover considerare qualsiasi forma di transizione più o meno drastico come un danno irreparabile
così misuriamo le oscillazioni del livello del mare in cm considerandole già una catastrofe perchè abbiamo costruito buona parte dei nostri insediamenti sui litorali o addirittura sottratto tratti di terre che una volta facevano parte del mare, quando le transizioni climatiche del passato ce le hano confermate in decine di metri
così andiamo a demonizzare con mappe dai colori tipicamente demoniaci tutto ciò che si allontana da un mondo più freddo e oggettivamente e inequivocabilmente migliore quando ogni epoca climatica presenta le sue peculiarità, i suoi pro e contro, i suoi fenomeni "estremi" a scapito di altri (e al netto di questo la conta e il monitoraggio dei fenomeni estremi nell'epoca di internet social, satelliti e in cui vivono 8 miliardi di persone sparse in ogni buco di culo di questo pianeta non è che sarà un tantinello più efficiente di quella che avveniva anche solo 50 anni fa)
e così en passant, anche se oggi giustamente non ci riconosciamo più, ricordiamoci pure che senza lo sviluppo tecnologico, la rivoluzione industriale, il modello di competizione tra sistemi che favorisce una continua e massiccia serie di investimenti per rimanere al passo non avremmo a disposizione il livello di consapevolezza attuale e gli strumenti per farci le seghe mentali sulle curve di oscillazione della bassa troposfera
ad ogni modo, a mali estremi estremi rimedi
il feedback definitivo qualora non fossimo in grado di risolvere i problemi che ci siamo creati sarà quello di fare ciao ciao a questo pianeta e si può star certi che da quel momento, in quello che geologicamente è il tempo di un battito di ciglia, della presenza dell'essere umano sul pianeta non se ne ricorderà più nessuno
nel frattempo altre specie avranno ceduto il passo? direi che rappresenta anch'esso un falso problema considerando che la visione cristallizzata del giardino dell'eden l'evoluzionismo l'ha cancellata da un pò e per quanto possa essere un amante dei panda o degli orsi polari dovrei tener presente che nessun essere vivente si è mai fatto carico della scomparsa di suoi conterranei (si veda alla voce antropocentrismo "buono")
esempio: noi respiriamo ossigeno, come la stragrande maggioranza delle forme di vita su questo pianeta da ormai un discreto lasso di tempo
se non ci fossero stati i cianobatteri a imporre la loro legge e relegare in qualche nicchia ecologica delle profondità oceaniche gli organismi anaerobi la storia evolutiva di questo pianeta sarebbe stata un tantinello diversa
qualcuno ha mai favorito lo sviluppo di un comitato a favore della restaurazione anaerobica perchè in fondo sono state le prime vittime della competizione biologica? avete mai visto in uno sciame di cavallette frange insurrezionaliste che esprimevano dissenso per la devastazione dell'ecosistema che andavano ad intaccare o un parassita provare empatia per il suo ospite?
credo nel relativismo, nell'importanza che questo offre in tutti i campi e la storia dell'uomo ha insegnato cosa significa cedere alle lusinghe dell'assoluto specie quando ci si affida ad esso ciecamente
e forse gioverebbe ricordare che da sempre la distanza che separa un eretico da un inquisitore è fin troppo breve
io l'approccio modello Greta lo vedevo bene quando avevo meno della sua età e il nino del '98 mi avvicinò per la prima volta alla tematica
immaginavo e speravo esattamente nelle medesime espressioni che si sono palesate sotto ai miei occhi in questi ultimi tempi
va bene anche adesso per carità
piuttosto di niente meglio piuttosto, si suol dire
ma a oltre vent'anni di distanza, con quel briciolo di esperienza in più sulle spalle, gradirei che si facessero dei progressi un pò più consistenti rispetto a questi approcci
ovviamente non da parte degli adolescenti ma di chi ha il diritto e prima ancora il dovere di sviluppare un livello di consapevolezza profonda a tutti i livelli sociali, invece di continuare una volta di più a giocare sul terrore fomentando continue distorsioni per paura che il celeberrimo popolino bue, se si cerca di andare un tantinello oltre al solleticamento degli istinti primordiali, non ci capisca una mazza (e chissà come mai, con questo andazzo)
passare dal leone al fanciullo di nietzschiana memoria è chiedere troppo nel 2020(1)?
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