
Originariamente Scritto da
alexeia
C'era il fango e scivolava; a parte il ricordarlo nitidamente, è confermato in tutte le testimonianze che si possono riascoltare.
Ma anche c'era il fatto che era quarant'anni fa, e che tante cose oggi scontate sono venute dopo, almeno come prassi corrente. Già gli speleologi erano percepiti come una cosa strana, una sorta di acrobati pazzi che si infilavano nei buchi sottoterra, questo pensava il pubblico e a molti allora sembrò persino assurdo che singoli individui "hobbisti" fossero autorizzati a intervenire di persona, "facendo perdere tempo". Di fatto sono stati interventi volontari, di singoli con le palle quadre, che hanno tentato il tutto per tutto nelle condizioni in cui si era allora, anche di preparazione tecnica specifica per il soccorso.
Oggi uscirebbe il Soccorso Alpino e Speleologico, con squadre volontarie organizzate e attrezzate, magari mobilitate anche dall'estero, e viene considerato per quello che è, un corpo tecnico altamente specializzato e allenato, capace di risolvere situazioni al limite.
Più che infilarlo in un'imbragatura, in quelle condizioni si doveva crearla in loco, facendo passare la corda o fettuccia in punti che la bloccassero impedendole di scivolare su, quindi riuscire a strisciare con le mani fra il corpo e il pozzo portando giù la corda, e riprenderla dall'altro lato per fargliela girare addosso, cosa penso non facile comunque, anche con attrezzature migliori. E che comunque andava inventata lì, sul momento.
Il problema vero è che mancavano esperienze specifiche, mancavano competenze, mancava organizzazione rodata. Si è tentato il tutto per tutto improvvisando "col cuore in mano", come vuole la retorica dell'Italia che si arrangia e sopravvive a tutte le avversità, retorica che sfrutta una cosa indubbiamente vera trasformandola in paravento per i problemi mai affrontati seriamente.
Dopo, infatti, si è strutturata la Protezione Civile che conosciamo oggi.
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