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Discussione: 10 luglio 1976

  1. #1
    Vento teso L'avatar di nago
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    Predefinito 10 luglio 1976

    http://www.adnkronos.it/3Level.php?c...=1.0.493643738

    Ricordo benissimo quel sabato mezzogiorno. Eravamo a pranzo e sentimmo un pungente odore che permeava l'aria e non ne voleva sapere di passare. Pensammo che a mia zia (abitava al piano di sotto) si fosse rotta una boccetta di tintura di iodio. A sera sapemmo...
    Abitavamo a Lissone, zona che non risulta tra le + colpite, ma la nube arrivò eccome.
    Poi ricordo che l'autunno successivo, mio fratello che studiava a Desio, non poteva svolgere le lezioni di educazione fisica all'aperto perchè il campo sportivo risultava essere nell'area maggiormente colpita (zona A). Gli anni successivi, mi viene detto (io non riesco a fare una comparazione con gli anni precedenti), che le cornacchie sembravano sparite.
    Come descritto nell'articolo, andò sicuramente peggio a chi si trovava vicino all'ICMESA.
    E più recentemente ricordo la sparizione dei rifiuti tossici derivati dalle aree bonificate....
    “Sopra le nuvole il meteo è noioso”

  2. #2
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    Predefinito Re: 10 luglio 1976

    Per mia fortuna ero in montagna, avevo 2 mesi. Sono comunque cresciuto male

  3. #3
    Vento moderato L'avatar di djordj
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    Predefinito Re: 10 luglio 1976

    Citazione Originariamente Scritto da nago
    http://www.adnkronos.it/3Level.php?c...=1.0.493643738

    Ricordo benissimo quel sabato mezzogiorno. Eravamo a pranzo e sentimmo un pungente odore che permeava l'aria e non ne voleva sapere di passare. Pensammo che a mia zia (abitava al piano di sotto) si fosse rotta una boccetta di tintura di iodio. A sera sapemmo...
    Abitavamo a Lissone, zona che non risulta tra le + colpite, ma la nube arrivò eccome.
    Poi ricordo che l'autunno successivo, mio fratello che studiava a Desio, non poteva svolgere le lezioni di educazione fisica all'aperto perchè il campo sportivo risultava essere nell'area maggiormente colpita (zona A). Gli anni successivi, mi viene detto (io non riesco a fare una comparazione con gli anni precedenti), che le cornacchie sembravano sparite.
    Come descritto nell'articolo, andò sicuramente peggio a chi si trovava vicino all'ICMESA.
    E più recentemente ricordo la sparizione dei rifiuti tossici derivati dalle aree bonificate....
    Eccoci qui.
    Sono uno dei "figli della diossina", nato nel marzo 1977.
    In clinica ero conosciuto come "quello di Seveso" e mia nonna mi raccontava di quante volte non mi trovassero nella culla, forse sottoposto a qualche esame all'insaputa dei miei.

    Chi mi conosce solitamente dice "eh... si vede!" e io ci rido sopra.
    Poi però penso ai mancati coetanei e il sorriso scompare.
    I 735 abitanti della zona a vennero evacuati a partire dal 26 luglio, cioè due settimane dopo l'incidente; recintata e controllata militarmente, la zona subì una radicale bonifica con l'abbattimento delle case e la scarificazione del terreno: sogni, speranze e futuro vennero abbattuti assieme ai muri di quelle abitazioni contaminate, dando il via a un periodo di incertezza e paura in residence e motel.
    Si diffuse il timore di malformazioni ai nascituri ma molte donne decisero di ricorrere all'interruzione di gravidanza, grazie a una concessione governativa (la legge sull'aborto verrÃ* solo nel 1978). "Se dovesse succedermi di rimanere incinta adesso farò di tutto per abortire" dichiarò una donna a Marcella Ferrara nella sua inchiesta "Le donne di Seveso", ritratto lucido e preciso delle donne sfollate di Seveso.
    Mia mamma grazie al cielo si è rivolta a dieci medici diversi, nove dei quali le hanno "caldamente consigliato" di abortire paventando chissÃ* quali malformazioni, il decimo le diede garanzie, grazie al cielo.
    Mistificazione come fu anche il "caso Seveso", quando qualcuno speculò sulla famosa fuga di diossina, con l’allarmismo e la pressione psicologica sulle donne incinte, a rischio di figli malformati. Di aborti ne furono fatti una quarantina. I feti, mandati in Olanda per essere esaminati, risultarono poi tutti sani. I figli delle madri che rifiutarono di abortire si sono ritrovati a Roma vent’anni dopo, il 22 maggio 1998, e hanno reso testimonianza al Papa della grazia di essere vivi.
    Infine, un articolo datato 11/03/1977 - poche ore prima della mia nascita.
    11/03/77

    PARLANO I FATTI, AMARAMENTE
    (Aborti a Seveso: gli embrioni erano tutti sani)

    "Nessuno degli embrioni abortiti dalle donne alle quali era stato concesso di interrompere la gravidanza per timore di mutamenti genetici provocati dalla diossina fuoriuscita dall'ICMESA a Seveso presenta malformazioni o sindromi particolari. Il professor Grop di Lubecca ha completato ieri gli esami anatomo-patologici sui feti e ne ha immediatamente comunicato l'esito...".
    "In Germania erano stati mandati 34 feti da esaminare; di questi, 4 erano frutto di aborto spontaneo verificatosi in donne che non abitavano nella zona "A" né nella zona "B", gli altri 30 erano invece di aborti "procurati" (3 in donne abitanti nella zona "A", 5 nella "B", 22 in gestanti che avevano avuto rapporti indiretti con le zone inquinate dal TCDD)".
    "In questi ultimi trenta feti, gli esami non hanno rivelato alcuna malformazione; solo in uno dei quattro aborti spontanei è stata riscontrata la mancanza totale dell'embrione; uno sviluppo lento che potrebbe far sospettare un caso di mongolismo con alterazione cromosomo-genetiche".
    Così scriveva su Avvenire di sabato 5 marzo il cronista che aveva partecipato alla conferenza stampa organizzata dalla Regione Lombardia. Così annotiamo amaramente noi che, fin da quando è scoppiato il caso di Seveso, abbiamo sempre tenuto una chiara posizione antiabortista, sia in nome di precise convinzioni di ordine etico a cui non eravamo né siamo disposti a rinunciare per nessun motivo e per nessun prezzo, sia in nome del fatto che proprio nel caso specifico di Seveso, per il quale è stata invocata da molti con affrettata disinvoltura la discutibile e giÃ* in sé contraddittoria, sia sotto il profilo morale che giuridico, sentenza della Corte Costituzionale per la legalizzazione dell'aborto terapeutico, secondo noi non sussistevano neppure le condizioni di fatto per l'eventuale applicazione della sentenza stessa, perché la scienza non era e non è in grado di documentare ciò che le si voleva chiedere in favore del potere deformante della diossina nello sviluppo dell'embrione.
    Si è fatta, nonostante questo, una campagna mistificatoria e strumentale per influire sull'opinione pubblica in senso abortista, per mettere gli italiani di fronte al fatto compiuto, per usare di comprensibili timori e motivate incognite al fine di piegare le coscienze più deboli verso la soppressione della vita nascente. La voce del Cardinale Colombo è rimasta isolata, quando non addirittura schernita.
    Ora, amaramente, parlano i fatti ed indietro purtroppo non si torna. La caccia alle streghe l'hanno fatta i "liberi pensatori" che hanno inventato i mostri che non c'erano, perché solo frutto di faziositÃ* politica, non invece i cattolici che hanno avuto la chiarezza di essere dalla parte della vita, fedeli ad una tradizione che non conosce compromessi e disponibili per un servizio senza tornaconti di sorta.
    Intanto, pensiamo che almeno un dubbio in coscienza debba nascere come correttivo dell'azione futura per chi, guardando indietro, si trova a prendere atto di non aver fatto tutto il possibile perché anche questi bambini non nati venissero alla luce e potessero sorridere e far sorridere come coloro che, nati in queste ultime settimane, hanno dimostrato che nonostante tutto, la vita continua.
    Stefano Giorgetti
    always looking at the sky

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