Belluno. Il referendum di Sovramonte vede trionfare i separatisti con il 95% dei consensi

Sì al Trentino da un altro Comune

Galan: «Non se ne andrÃ* nessuno, il Veneto non si sbriciola»

Belluno. Sovramonte come Lamon. Più di Lamon. Se nel Comune famoso in tutto il mondo per i suoi fagioli poco meno di un anno fa gli abitanti indicarono la “voglia” di Trentino con uno schiacciante 93% di sì, il non lontano Sovramonte (all’estremitÃ* sud -occidentale della provincia bellunese) è riuscito a fare meglio, chiedendo l’abbandono del Veneto e l’annessione alla Regione a statuto speciale gridando “sì” con le voci del 95,25% dei votanti. I dati ufficiali della prefettura di Belluno sono eloquenti: dei 1308 votanti (68%) sui 1.925 aventi diritto, 1.246 sono stati i “sì” (95,25%), 49 i contrari (3,75%), 10 le schede nulle. «Sono percentuali bulgare - ha commentato il sindaco di Sovramonte, Armando Scalet - che danno voce al dolore delle nostre genti, le quali si sentono abbandonate dal Veneto e senza prospettive. Mi auguro, che questa indicazione serva per tutti i Comuni della provincia di Belluno». «La nostra montagna - ha proseguito - soffre da troppo tempo e finora ha ricevuto solo promesse mai tradotte in fatti concreti. Un risultato così marcato è anche un segnale inquietante che ci dice che siamo vicini al punto di non ritorno».
Per Scalet basterebbe relativamente poco per innalzare la qualitÃ* della vita. «Sono le piccole cose che contano - ha affermato ancora - non possiamo vivere nella paura che ci chiudano una scuola perchè abbiamo un bambino in meno del previsto. Non ce la facciamo più, a esempio, a sostenere da soli le spese per la neve, decine di migliaia di euro che erodono il giÃ* magro bilancio comunale».
Il desiderio di Trentino, tra gli abitanti dei Comuni della periferia veneta, sembra prevalere sul desiderio di passare in Friuli Venezia Giulia. Se i due referendum legati al trasferimento in Trentino hanno infatti regalato straordinari consensi in entrambi i Comuni dove sono stati realizzati, tra i cinque centri del Veneto orientale che hanno testato lo spirito secessionista degli abitanti verso la Regione presieduta da Riccardo Illy, solo Cinto Caomaggiore aveva raggiunto il quorum necessario per procedere con l’iter costituzionale.
L’esito del referendum dovrÃ* essere ora convalidato dalla Corte di Cassazione, dopodichè sarÃ* trasmesso al ministro dell’Interno e a un’apposita commissione parlamentare la quale, ai fini della promulgazione di una legge che ratifichi il passaggio del comune da una Regione all’altra, dovrÃ* consultare, pur senza obbligo di vincolo, i Consigli delle Regioni interessate.
Deciso il commento del governatore Galan: «Nessuno frantumerÃ* il Veneto, nessuno riuscirÃ* a svendere parti della nostra terra al mercato della più bassa e volgare politica». È questa la reazione del governtaore: «Capire significa capire, non vuol dire cioè incoraggiare “gesti” soltanto dimostrativi - afferma Galan - che restano legati ad un inutile spreco di denaro (quello che occorre per organizzare e indire referendum), e nello stesso tempo a sterili percorsi politici». «Lamon - ricorda Galan - non è passato al Trentino Alto Adige nonostante il suo referendum, nè vi passerÃ*. Lo stesso vale per Cinto Caomaggiore e lo stesso vale adesso per Sovramonte. Non passeranno».
Quanto a Lamon, il presidente della Regione dice di desiderare che il caso del Comune bellunese approdi in Consiglio Regionale, «dove, ne sono certo - sostiene - ci sarÃ* un voto contrario al passaggio di quel nostro pezzo di territorio al Trentino Alto Adige».
Sulla «volgare politica» che starebbe dietro a questi tentativi sepratisti, Galan sostiene che essa è portata avanti da coloro «che pensano ai loro personali interessi e non certamente agli interessi di Sovramonte o di Lamon, tanto meno dell’intero Veneto». «L’unica cosa positiva che posso dire su quanto è accaduto a Sovramonte - prosegue - è questa: l’inutile gesto del referendum forse va nella direzione di continuare a tenere accesa la polemica sul fatto che il Veneto, tutto il Veneto, si attende l’applicazione urgente del federalismo fiscale e di altre forme di autonomia regionale».
«Insomma, Lamon, Sovramonte e Cinto Caomaggiore - prosegue il presidente della Regione - sono la componente estremista e quindi sterile dello stesso schieramento politico e riformatore, quello però guidato dalle forze politiche regionali responsabili, sia di centrodestra che di centrosinistra, che stanno operando per ottenere sul serio ciò che gli organizzatori dei referendum banalizzano con insensate iniziative».
«Da ultimo - insiste Galan -, è bene che i cittadini del Veneto sappiano che la spesa complessiva regionale pro capite nella provincia di Belluno raggiunge i 1.893 euro mentre la media regionale si attesta a 1.678 euro. Cifre queste che si riferiscono ai primi quattro anni del 2000 e che riguardano spese relative al totale degli interventi regionali nei vari ambiti di competenza». «Se passiamo alla spesa pro capite limitata alla persona, dunque una voce che riguarda ambiti quali il sociosanitario, la cultura e la formazione - aggiunge - le cifre sono queste: 1.596 euro per la provincia di Belluno, mentre si precipita ai 557 euro della media regionale. Come si capisce, i problemi evidentemente non sono quelli di una pretesa dimenticanza della Regione nei riguardi del Bellunese, si tratta d’altro. Problemi altri allora, in parte accettabili ma in larghissima misura da respingere, soprattutto se a sollevarli sono politicanti irresponsabili».
Galan conclude dicendosi invece «in larga misura d’accordo invece con i circa trenta sindaci del Bellunese che hanno sottoscritto un “Manifesto per l’unitÃ* della provincia di Belluno”, un manifesto che si oppone ai tentativi di chi vorrebbe portare questa nostra provincia inesorabilmente verso un vero e proprio suicidio identitario, oltre che politico e istituzionale».



dal gdv