Indubbiamente sì.
Ma considerato che c'è chi alza barricate vedendo attacchi alla famiglia in caso di introduzione di altre forme di unioni civili, non oso pensare cosa potrebbe succedere in caso di divorzi "veloci".
Ma infatti quello è da fare perchè è l'unica forma di unione che ad oggi non è e non può essere tutelata in alcun modo.
Neutrofilo, normofilo, fatalistofilo: il politically correct della meteo
27/11: fuori a calci i pregiudicati. Liberazione finalmente.
Ho la convinzione che se sottoponessimo tutti i parlamentari e tutti i membri del governo alla macchina della verità, alla domanda "come vi relazionate politicamente alla richiesta da parte degli omosessuali di vedere riconosciuti i diritti alle loro unioni", il 90% di tutti risponderebbe "ma che rompicoglioni 'sti froci".
Sono però anche convinto che noi abbiamo mandato la schiuma in parlamento ed al governo e che invece tra la gente normale ci sia un approccio molto più civile alla questione.
Mica so se sia possibile:
(art. 3)
Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di *****, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
Se si introducesse un istituto giuridico esplicitamente per persone che hanno una determinata inclinazione sessuale, si finirebbe per discriminare (anche se, come in questo caso, alla rovescia) questi rispetto agli altri.
E uno dice: perché il matrimonio non discrimina? Nel senso che dà per scontato il matrimonio tra un maschio e una femmina? Risposta: forse. Ma la Costituzione è sufficientemente alta su questo punto:
(art. 29)
La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio.
Cioè: la famiglia è una società naturale fondata sul matrimonio: la Repubblica non "istituisce" la famiglia, non se la inventa lei. La "eredita" dal passato (società naturale: cioè che si forma prima e a prescindere dalla Costituzione) e come tale le riconosce diritti.
Faccio notare che non riconosce diritti "solo" alla famiglia, né esclude che vi possano essere altri tipi di unione.
Quindi, che esista una relazione del tutto speciale tra UN uomo e UNA donna (matrimonio e famiglia susseguente) è cosa che la Costituzione accetta e riconosce.
I Dico sarebbero altra cosa. Andrebbero parallelamente alla famiglia e nscerebbero nel momento in cui la Repubblica dovesse rendersi conto che oltre a quella naturale e tradizionale, esistono altre forme di società elementare (chiamiamole convivenza). A questo punto si aprirebbe la strada per il riconoscimento anche di queste forme, seppur diverse rispetto alla forma naturale. Ma se ciò si facesse, sarebbe qualcosa che dovrebbe riguardare tutti i cittadini e non potrebbe, a questo punto, far distinzioni di inclinazioni sessuali o ***** (perché, nel caso di unioni omosessuali, ci sarebbe scritto che i Dico sono patti che regolano l'unione di UN uomo con UN uomo - e di UNA donna con UNA donna). Credo, quindi, che nascerebbe incostituzionale e potrebbe essere cassata nel momento in cui UN uomo e UNA donna, che per 1001 ragioni non possono sposarsi , chiedessero l'estensione della norma sui Dico anche agli etero.
Ultima parentesi: ho evidenziato UN e UNA perché comunque i Dico nascono nell'ambito della legge. E la legge, per esempio, non accetta la poligamia, né per il matrimonio né per i Dico.
Maurizio
Rome, Italy
41:53:22N, 12:29:53E
Infatti non si chiamano famiglia ma si chiamano dico. Chi vuole fa una famiglia, chi vuole fa un dico. Capisco che un uomo ed una donna potrebbero fare sia una famiglia che un dico, mentre una coppia omo potrebbe fare solo un dico e non una famiglia, ma non tutte le ciambelle riescono col buco, e poi se la questione è sostanziale e non ideologica dovrebbe anche andar bene così. O no ?
Sì che dovrebbe andare così (a parte i discorsi su ciambelle e buchi che rischiano di portare lontano). E' solo una questione di buon senso: queste forme di società elementare esistono. Non le inventerebbe la legge: ci sono già. Ognuno di noi conosce anta coppie (di varia sessualità) che vivono senza essere sposate. La società è mutata, propone nuove esigenze.
Come si può pensare che una Repubblica non prenda atto di un mutamento spontaneo che è avvenuto? Che si amplifichi la distanza tra società reale e società legale?
E se poi ciò servisse a far prendere più sul serio il matrimonio, non ci vedrei un soldo di danno. Tra un Dico e un matrimonio destinato probabilmente al fallimento, dico viva Dico.
Maurizio
Rome, Italy
41:53:22N, 12:29:53E
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"S'è la notizia fossi confermata sarò zio."
I modelli fanno e disfanno. I santoni del web cianciano.
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Perchè la Repubblica dovrebbe favorire delle unioni che richiedono pari diritti rispetto alle coppie sposate ma che non comportano doveri?
Io molte convivenze le interpreto così: libertà di uscire di scena senza grossi problemi. Davvero lo stato dovrebbe tutelare questo tipo di comportamento?
Rinnovo il titolo del thread, in tutta la sua crudezza (Alessio non poteva scegliere di meglio). Ma bastaaaaaaa!
''Pertanto - aggiunge il Pontefice - i politici e i legislatori cattolici consapevoli della loro grave responsabilità sociale, devono sentirsi particolarmente interpellati dalla loro coscienza, rettamente formata, a presentare e sostenere leggi ispirate ai valori fondati nella natura umana''In ogni caso, se anche volessimo salvare il diritto del Papa di dire ciò che vuole (non aggrappatevi a questo), auspichiamo almeno che non dica corbellerie immani come queste. L'antropologia è una scienza, non aria fritta, Santità: antropologica è l'omosessualità, antropologico è il tradimento del proprio coniuge, antropologica è la poligamia. Ciascuna cosa, in percentuale variabile, rientra pienamente nella abitudini consolidate e plurimillenarie della specie umana. Legga, si informi...Benedetto XVI riafferma l'unicità e l'indissolubilità del matrimonio cristiano, a partire dal "dato antropologico originario per cui l'uomo deve essere unito in modo definitivo ad una sola donna e viceversa''
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