
Originariamente Scritto da
guid49
http://www.fsnews.it/fsnews/v/index....001c42fe0aRCRD
La precisazione di Mauro Moretti in risposta alla lettera di Giuseppe Mascambruno pubblicata su QN
Roma, 20 agosto 2008
Gentile dottor Muscambruno,
concordo con Lei quando afferma che "(…) la sicurezza tecnica dei treni non è una volgare piazzata (...) ma un bene prezioso di tutti (...)". Lo è, soprattutto, per un'Impresa ferroviaria che deve anteporla ad ogni altra caratteristica qualitativa del servizio. Se così è, qualora la sicurezza non sia messa a rischio, non possiamo accettare che si affermi il contrario.
Venendo al caso specifico. Fin dalla nascita delle ferrovie, cioè 150 anni fa, è stato affrontato il problema dello spezzamento di un treno. Siccome ciò non era e non è raro, fin da allora ovunque nel mondo è stato installato su ogni treno un sistema frenante, coerente con standard tecnici internazionali. Qualora il convoglio, per una qualsiasi causa, si spezzi agisce in modo tale che le due parti entrano immediatamente ed automaticamente in frenatura, fino ad arrestarsi in perfetta sicurezza. L'azione frenante è simile a quella che si ottiene azionando il freno di emergenza che, come è noto, si trova in ogni carrozza. E' bene, inoltre, aggiungere che quanto è successo a Milano non può accadere ai treni in corsa.
Le ditte costruttrici, poi, sono state richiamate, nonostante la mancanza di problemi di sicurezza, per un semplice motivo: non possiamo avere treni non disponibili per il servizio perchè in riparazione, anche nel caso in cui i guasti siano dovuti ad errori dei macchinisti.
Ripeto, la sicurezza non è in discussione. Ha perciò ragione Lei: la sicurezza non può essere una volgare piazzata da usare in maniera strumentale.
Riguardo alla seconda questione da Lei posta, mi preme innanzitutto precisare che il sottoscritto non è nato sindacalista. Oggi, 20 agosto, sono trascorsi trenta anni da quando venni assunto come ingegnere, per concorso pubblico, dall'allora Azienda Autonoma delle Ferrovie dello Stato. Solo ad un certo punto, in un periodo molto particolare dell'Azienda, quando presidente era il dottor Ludovico Ligato, diventai sindacalista (sa, allora l'alternativa seria poteva essere quella di lasciare l'Azienda!). Ho ripreso il mio lavoro nel ‘91.
Scrive poi, parlando delle mie scelte manageriali, "(…) sa bene di buttarsi in una rogna che rischia di incattivire brutalmente le relazioni industriali (...)". Certo, il rischio c'è. Tuttavia c'è la necessità, più grande, di far compiere un salto culturale a tutti i ferrovieri, me compreso. Dobbiamo passare dalla cultura del pubblico impiego, garantito, a quella di un'impresa che già oggi deve fare i conti con la concorrenza e il mercato. In questo nuovo scenario tutti i lavoratori, soprattutto i più giovani, possono fondare le loro speranze di certezza e benessere solo grazie ad un'impresa sana, che sappia innovarsi, svilupparsi e dare buoni servizi ai clienti.
Capirà che questo non potrà mai accadere se i clienti vengono spaventati senza motivo.
Cordialmente.
Mauro Moretti
In rete non ho trovato la lettera alla quale viene data risposta

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