Bravo...quella morale che tu dici presente in ognuno di noi da dove viene fuori? Non viene forse fuori dalla cultura dalla storia dell'umanità, ripeto, intrisa di relegiosità fin dai primordi? A dimostrazione che la morale trae spunto dall'universale e l'universale presuppone un Dio ci sono diversi usi di alcuni popoli. Ad esempio i sacrifici umani erano frequentemente considerati un atto di sottomissione o offerta verso un Dio, dunque moralmente coloro che compievano il sacrificio non si sentivano abbietti, anzi si sentivano a posto con la loro coscienza per aver fatto il loro dovere. Poi sono arrivati insegnamenti religiosi che presupponevano la presenza di un Dio buono che per amore degli uomini non richiedeva tali sacrifici e l'uccisione è ora vista come atto di tremenda gravità. Entrando nel campo sessuale: c'è un popolo dove uomini e donne vivono in villaggi separati e si incontrano in totale promisciutà sessuale...sentimenti come la gelosia sono quasi sconosciuti, così come l'idea di famiglia da noi intesa. (in questi villaggio sperduto non si sono mai diffuse malattie sessuali gravi nè sussisteva il problema della prole) La società civile è eredità di un'idea religiosa, e tale idea religiosa se viene abbattuta potrebbe portare al regresso della società civile, perchè se niente è universale e tutto finisce con la morte dell'individuo, l'individuo può fare quello che vuole, perchè la morale diventa contingente (legata solo al finito e alla sua vita sulla Terra) e quindi se è in condizioni di compiere un atto criminoso (magari con la certezza di non essere scoperto) è nel suo interesse farlo se gli arreca vantaggio.Io non credo in un mondo senza Dio.
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Non c'è nessuna prova e nessun modo di dimostrare che la morale tragga
spunto "dall'universale che presuppone un Dio" (frase priva di significato
logico ancor prima che filosofico).
Non sono ateo, ma non ritengo assolutamente che la morale derivi in
qualche modo da "Dio" , essendo essa spontaneamente presente anche
in chi non crede ed essendo essa estremamente variabile da cultura
a cultura.
C.
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"S'è la notizia fossi confermata sarò zio."
Ed inoltre, presupponendo l'esistenza di Dio e il suo "essere tutto", come può essere così se nel suo tutto non può essere compresa la morte? Dio, per definizione, comprende tutto, ma ciò che è completo deve comprendere anche la propria dissoluzione. Se allora assumiamo che Dio è completo, assumiamo anche il fatto che "Ciò che è completo è anche morto".
Dio è morto?
Premetto che sono agnostico però questo fatto (letto in un libro di Rusdhie "Grimus") è interessante.
Per quanto riguarda una morale al di fuori di Dio credo ci sia. Certo, la nostra morale è stata influenzata anche dalla religione, e molto, ma come struttura storico-culturale.
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io ho vomitato sul sedile di un 737 AF (per chi non è pratico af=air france). figo, no? (Fedex dixit)
Io concepisco perfettamente l'idea del trascendente , di "Dio" (parola che
non uso mai...) , ma lo "sento" come qualcosa di estremamente "impersonale"
e "oltre" concetti come la "morale"
(che secondo me è una costruzione più che altro "culturale"...)
in tutte le culture (oddio, mica sempre, però...) è deprecabile uccidere,
rubare, fare del male... ma questo potrebbe semplicemente avere una
base biologica, nessun connotato di "morale divina"
Come sempre, la "necessità" di Dio non può mai essere dimostrata,
migliaia di anni di filosofia hanno fallito in questo ... esso può solo
essere materia di Fede (la quale non ha nemmeno troppo bisogno di
dimostrazioni... )
Chi crede, può benissimo credere in Dio come garante della morale...
ma allora c'è il problema che può ritenere come "amorale" chi non
crede, con tutto il caos e i conflitti che ne derivano...
Cl.
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"S'è la notizia fossi confermata sarò zio."
Infatti non ho detto che deriva da Dio, ma dal concetto di Dio. Se Dio non esistesse, ma l'uomo credesse in un Dio, la morale sarebbe comunque presente come "sistema di valori universali sempre validi". Dal momento che l'umanità decide che Dio non esiste questo sistema di valori universali non è più universale...la morale diventa legata solo all'esistenza terrena, quindi perde un fondamento universale. Ora molti atei che avvertono questa morale la avvertono perchè questa che deriva dalla società civile com'è oggi, e la società civile com'è oggi è intrisa di religiosità. Molti precetti civili puniti dal codice penale sono nati come precetti religiosi. Un credente potrebbe dire che Dio nella storia ha influito sulla formazione della morale umana, un ateo potrebbe dire che la natura o la'autoconservazione hanno plasmato la morale umana, ma in entrambi i casi fino ad ora l'uomo per dare validità a questi precetti morali che sono avvertiti come universali (non uccidere...)li ha resi di matrice divina. Tolta la matrice divina a questi valori morali, tu, Claudio, puoi dire benissimo razionalmente: "Sono in una campagna sperduta con un tizio odioso che mi sta sulle balle, nessuno avrà motivo di sospettare di me, io lo uccido così sto meglio" Ebbene, dato che non esiste un Dio che giudica la tua azione, dato che la collettività non ti vede, dato che la coscienza non ha motivo di rimorderti, non fai nessun errore o sbaglio o peccato se lo uccidi"...non sarà certo Darwin a fermarti, visto che sei libero
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Ciao Tub!
Ma ti rendi conto di quello che stai dicendo?
Se fosse come diresti tu,la societa' civile non potrebbe mai esistere perche' l'uomo (e riandiamo ad Hobbes,Kant...) vivrebbe nella paura di poter essere sempre vittima,oltre che aggressore.Percio' l'uomo si unisce in una societa' per essere tutelato dinanzi alla violenza.Con o senza Dio.Ma grazie alla ragione.
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CIAO TUB!
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non voglio entrare nell'argomento del post, mi interessava questa tua domani Enrico! Molto stuzzicante ed interessante. Secondo quello che ho appreso io, non possiamo pensare a Dio con i procedimenti umani. Dio non ha nè vita, nè morte, nè tempo, nè spazio. Appartiene ad una sfera che non è umana e come tale non possiede nessuna delle dimensioni umane. C'è una frase nel Vangelo molto significativa ma adesso non mi sovviene.
Ciao!
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Tu proverai sì come sa di sale
lo pane altrui, e come è duro calle
lo scendere e 'l salir per l'altrui scale. [I]
[/I][I]Dante, Paradiso XVII, 58-60.[/I]
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