Quali sono i fattori che determinano la velocità di fusione della neve al suolo e si può calcolare con precisione?
L'altro giorno ci stavo riflettendo e per gioco ho chiesto a chatgpt se fosse in grado di calcolarmi la velocità di fusione della neve. Mi ha risposto che aveva bisogno della temperatura, del dew point, della velocità del vento e del tempo di esposizione. Dopo avergli dato quello che gli serviva mi ha fatto dei calcoli dicendomi appunto quanti centimetri di neve si sarebbero fusi in un determinato periodo di tempo.
Secondo me però andrebbero considerate altre cose come il soleggiamento e su che versante è esposto il terreno. Voi cosa dite? Conoscete dei metodi affidabili per fare questi calcoli?
Un'altra cosa che mi sta venendo in mente adesso è che bisogna considerare anche il tipo di neve presente al suolo, è neve vecchia? È neve appena caduta? È neve umida o asciutta?
Eh, si, i fattori sono tanti.
A naso la neve fresca, pur avendo tanta aria all'interno, fonde prima della neve vecchia e compattata per il semplice fatto che nel primo caso la massa è minore che nel secondo. Il blocco di ghiaccio che è un limite superiore in quanto quasi tutta l'aria è stata scacciata via, fonde ancora più lentamente.
Dalle mie parti conta anche il suolo, sull'Etna, dove il suolo è molto scuro, la neve fonde più velocemente che sulle Madonie o sui Nebrodi dove la roccia è più chiara. Sull'Etna appena emerge un pezzo di roccia o un sassetto la neve intorno si scioglie in poche ore.
L'insolazione è sicuramente un fattore importante, nel lato sud dell'Etna la neve è già a chiazze fino in cima a 3000m mentre dal lato nord è continua a 1800m.
Puoi farti un'idea dalle webcam che riprendono paesaggi innevati in aree in cui non resiste tutto l'inverno, possibilmente nei pressi di una stazione meteo.
Oltre a questi fattori, anche l'umidità nei pressi del suolo può essere importante.
In caso di UR tendente alla saturazione l'acqua della superficie della neve riuscirà ad evaporare sempre meno, quindi si rallenta la perdita del calore della neve.
D'altro lato però la condensa sulla neve la bagna fondendola sia più facilmente oltre che per rilasciare calore latente (di rilascio).
In particolare, da me ho notato che con oltre una settimana dal 24 dicembre con suolo brinato nelle zone d'ombra con UR abbastanza secca specialmente al pomeriggio (UR attorno il 55/60%), la brina resisteva di più rispetto a quando l'UR ha iniziato ad essere più alta (non sotto l'80%).
2025 -> estremi: -3,1°C (13/1)/24°C (23/4)
vento massimo: 58,7 km/h ENE (14/2)
UR minima: 37% (4/3)
Se aumenta l'ur sale anche il dew point. Infatti ho notato che anche con temperature molto al di sopra dello zero ma con dew point negativo la neve fonde lentamente. Mentre se la temperatura è poco sopra lo zero ma anche il dew point lo è fonderà più velocemente di quello che si potrebbe pensare.
Ecco perché giornate umide, con foschia o nebbia fanno più danni alla neve di giornate serene ma asciutte.
2025 -> estremi: -3,1°C (13/1)/24°C (23/4)
vento massimo: 58,7 km/h ENE (14/2)
UR minima: 37% (4/3)
Infatti in un'anticiclone l'aria va in compressione e diviene più secca, allo stesso modo l'aria fredda è più pesante (pressione maggiore) anche per il discorso che è più secca.
La neve fonde meno a contatto con aria secca? In realtà è un discorso più complicato di come sembri: diciamo che se c'è vento, la presenza di aria secca non aiuta un granchè e il manto si erode lo stesso. Spesso però aria secca è sinonimo di bel tempo e di stasi di vento, ecco perchè viene fatta l'associazione: in questo caso gli scambi di calore sono ridotti al minimo, e l'aria secca fa sublimare in realtà più velocemente lo strato superficiale a contatto con l'aria di quanto faccia l'aria umida (minore pressione parziale di vapore acqueo nell'aria secca = maggiore velocità di sublimazione) ma al tempo stesso ciò sottrae calore all'aria soprastante il manto raffreddandola e autolimitando il processo. Ma la causa principale resta non tanto il fatto che l'aria sia più secca quanto la scarsità di vento e l'assenza di nubi, il sole infatti ha un effetto limitato sulla fusione del manto dato che la neve ha un albedo elevatissimo e riflette le radiazioni infrarosse nello spazio, viceversa in condizioni di cielo nuvoloso non tanto perchè non le riflette ma perchè poi queste radiazioni rimbalzano di nuovo sulla neve perchè ri-riflesse dalle nubi soprastanti.
Dunque l'aria secca ha sicuramente un ruolo perchè raffredda per sublimazione lo strato d'aria immediatamente soprastante il manto, però non si devono trascurare gli altri due fattori che spesso le si associano ovvero la stasi di vento e l'assenza di nubi.
L'aria umida spesso si associa invece a cielo nuvoloso (radiazioni infrarosse riflesse dalle nubi), inoltre anche qualora il cielo fosse sereno in tal caso si potrebbe avere la condensazione delle goccioline d'acqua nell'aria sulla superficie del manto, cosa che fornisce calore all'aria immediatamente sopra il manto riscaldandola e accelerando il processo.
Credo di aver detto tutto bene, è piuttosto complicato.
Ultima modifica di burian br; 05/01/2025 alle 10:42
Hai detto giusto.
Gli scambi di calore avvengono per 3 meccanismi: radiativi, convettivi e di contatto
Il contatto c'è solo col terreno sotto, l'unico posto dove conta è proprio l'Etna dove in alcuni punti il terreno è più caldo per risalita di vapori e forma delle cavità che potrebbero essere pericolose come i crepacci. Mai sentito di incidenti, per adesso.
Radiativi, la neve ha un albedo elevato e di solito anche le rocce. Al solito sull'Etna la roccia è scura e appena emerge un sassetto la neve attorno inizia a sciogliersi. Però è vero che la neve resiste molto più nei lati in ombra che in quelli al Sole, probabilmente contano anche le riflessioni da parte degli oggetti attorno.
Rimane il fattore più importante, il convettivo. L'aria non è che trasporti tanto calore, ci vuole un flusso, il vento.
L'altro fattore che conta è il compattamento della neve. Se la neve si compatta ed espelle l'aria ci mette molto di più a sciogliersi probabilmente perché cambiano le superfici di scambio di calore, molto più estese nella neve fresca rispetto a quella compattata.
Tutti questi fattori sono perciò molto variabili da luogo a luogo ed è difficile, forse impossibile, stabilire una stima senza avere i fattori meteo ambientali.
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