
Originariamente Scritto da
steph
Senz'altro la scarsa umidità dei suoli ha giocato un ruolo molto importante, direi unita alle T estreme che ha toccato il Mediterraneo. E questo nel sostenere e amplificare l'anomalia termica al suolo.

Evoluzione delle
SSTA nel Mediterraneo dal 1999 (fonte: INGV)
In realtà, poi, potremmo anche cercare qualche precursore nei mesi precedenti quell'incredibile agosto.
In estate, quando il regime dei venti occidentali su larga scala si indebolisce, il tempo continentale è potenzialmente influenzato da parametri che presentano una memoria piuttosto lunga: le
SST e l’umidità del suolo.
Suoli umidi e/o coperti da neve tardiva (conseguenza di eccessiva copertura nevosa tardoinvernale) implicano un elevato consumo di calore latente dovuto al forte quantitativo di acqua liquida o solida che evapora risp. che si scioglie (con, in questo secondo caso, l’aggiunta dell’effetto albedo). Ne consegue che il riscaldamento primaverile/estivo dell’aria è inibito e ritardato.
Il contrario, invece, avviene in caso si suoli secchi. In questo caso ci vuol poco a riscaldare l’atmosfera, perché suoli secchi emettono maggior calore sensibile, inibendo la formazione di nuvole e aumentando ulteriormente le temperature diurne.
Fra l’altro, questo è uno dei fattori che ha scatenato la precoce canicola nell’estate 2003 (maggio-giugno).
In caso di eccessiva secchezza dei suoli a tarda primavera (risultato di persistente siccità), ben il 90% del calore netto diurno emesso dal terreno si presenta in forma di calore sensibile, mentre nella norma, su un terreno coperto da vegetazione bassa (ad es. prati), il trasferimento di calore sensibile dal suolo all’atmosfera raggiunge a malapena il 30% della radiazione netta giornaliera, con il rimanente 70% impiegato nell’evaporazione (Stull, 2000).
Come la disponibilità di umidità nel suolo è un fattore di innesco di forti precipitazioni (soprattutto nelle regioni più secche dell’Europa), allo stesso modo suoli secchi inibiscono la formazione di nuvolosità convettiva aumentando così la radiazione diurna ad onda corta, quindi aumentando l’ evapo-traspirazione e da ultimo portando dunque ad ulteriore deficit di umidità.
Se, in aggiunta a quanto detto sulla siccità, ad inizio estate si forma un robusto anticiclone sull’Europa
CW, le elevate temperature che ne conseguono possono riuscire, in questo specifico caso, a mantenere anche l’area più occidentale del continente (quella più vicina all’oceano) nella parte calda della principale zona baroclina e shiftare così i sistemi frontali delle depressioni mobili più lontano verso nord.
L’umidità del suolo varia lentamente, su scale temporali che vanno da settimane a mesi e perciò conserva una sorta di memoria del clima dei precedenti mesi fino all’estate. Per es. le HW sulle pianure centrali statunitensi sono spesso precedute da persistente siccità (Chang and Wallace, 1987).
Durante gli inverni siccitosi in Europa meridionale, i suoli rilasciano in atmosfera un quantitativo trascurabile di umidità. Il risultato è che, in occasione dell’espansione verso nord dell’aria calda e secca, la copertura nuvolosa viene inibita e l’aria riscaldata, portando ad un più rapido essiccamento dei suoli dell’Europa centrale e quindi alimentando ulteriormente il riscaldamento dell’aria.
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