Mi fa piacere rileggerti qui, è un ritorno al "passato", come scrivi tu, che mi riaccosta ad un certo modo di trattare la meteo che a me piaceva praticare, e che univa inoppugnabili basi di conoscenze a capacità personali di "intuizione" comprensibilmente poco digerite dai cultori del rigore scientifico assoluto.
Per carità, non che i nuovi percorsi non mi siano graditi, tuttaltro. Li seguo e li pratico con una certa cura, seppur nei limiti delle mie possibilità.
Ma talvolta non mi ritrovo in quel rigore - scientificamente ineccepibile, sotto il profilo generale - che ritengo non sempre applicabile in maniera imprescindibile ad una materia ad elevato contenuto scientifico ma ad altrettanto elevato rischio d'errore quale quella da noi amata e qui coltivata con la passione che merita.
Sotto il profilo "predittivo" so che scrivi partendo da presupposti oggettivi, lo hai sempre fatto.
Ma in base a quel particolare "modus operandi" a cui mi riferivo all'inizio di questo post, immagino che anche tu avrai tenuto conto della possibilità che gli equilibri fin qui mantenuti potrebbero esser suscettibili di cambiamenti "fisiologici" quando alcune forzanti acquisiranno consistenza con l'avanzare della stagione.
E' quello che per il momento mi aspetto soprattutto per la seconda parte dell'Inverno.
Conscio del rischio di sbagliare, ma sperando vivamente che ciò non accada.
Un salutone!
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"La meteo è una passione che non comprende solo colui che non la nutre"
Genny, forever.
Ciao Alex
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