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  1. #1
    Uragano L'avatar di Davide1987
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    Predefinito Re: Cronache Storiche Estate 1978

    Camino: il vento scoperchia 12 case Tutti i raccolti devastati a Pontestura il violento nubifragio ha colpito anche il Gasalese Camino: il vento scoperchia 12 case Tutti i raccolti devastati a Pontestura CAMINO MONFERRATO —Dodici fabbricati fra i quali il municipio e le scuole comunali sono stati scoperchiati dalla bufera di vento che ha' imperversato lunedi sera sul Casalese e che ha avuto il suo epicentro tra il capoluogo di Camino e la frazione di Brusaschetto. Numerosi gli alberi, anche di alto fusto, sradicati'dalla violenza delle.raffiche. Tegole e vetri infranti in notevole quantità. Fortunatàmente' non si lamentarlo danni alle persone. Proseguono intanto gli accertamenti dei danni causati dalla pioggia torrenziale e dalla violenta grandinata abbattutasi domenica sera con particolare gravità a Pontestura; i danni all'agricoltura, secondo quanto rilevato finora sono del cento per cento nella vallata di Pontestura ove sorge il capoluogo ed ammontano rispettivamente al 60 e 50 per cento nelle frazioni di Rocchetta e Quarti. Ne hanno sofferto tutte le colture stagionali e particolarmente'i vigneti, una patte dei quali dovrà, essere estirpata e sostituita ' còti' riuovi piantameli ti. (m. v.)


    LaStampa 09/08/1978

  2. #2
    Uragano L'avatar di Davide1987
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    Predefinito Re: Cronache Storiche Estate 1978

    I danni maggiori ad Arma di Taggia e Ospedaletti II traghetto della Corsica deve rifugiarsi in porto Sanremo: vento a 90 chilometri orari - Ventimiglia: colpito il rione S. Giuseppe I danni maggiori ad Arma di Taggia e Ospedaletti II traghetto della Corsica deve rifugiarsi in porto SANREMO — • Una mareggiata tanto violenta che nep- ■ pure i nostri nonni ricordano», il commento del pescatori ieri mattina al porto di Sanremo. Stavano controllando gli ormeggi e riparando i danni provocati dal mare che nella notte tra lunedi e martedì si è rovesciato paurosamente su tutto il litorale della Riviera del Fiorì, causando disastri calcolati in diverse centinaia di milioni. Per tutta la giornata di lunedi la costa era stata battuta da un forte vento, uno scirocco umido, pesante, che ha raggiunto la velocità massima di 90 km orari. Il mare non sembrava molto ingrossato; durante la notte, però, ha raggiunto forza sei-sette. A Sanremo tutti gli stabilimenti balneari hanno avuto le attrezzature danneggiate: cabine sfasciate, ombrelloni e sdraio letteralmente spazzati via dalla violenza dei marosi. -Abbiamo passato una notte infernale — dicono ai Bagni Azzurri, in via Tre Ponti a Levante della città —. Verso mezzanotte ci siamo accorti che si stava per scatenare il finimondo e abbiamo cercato di mettere al riparo tutto quello che si poteva: il mare comunque s'è preso molto. I danni? Non lo sappiamo ancora con precisione, comunque parecchi milioni». Stessa situazione ai Bagni Mirasole, in via Vittorio Veneto, lungo la passeggiata Imperatrice. -Non c'è rimasto che un briciolo di spiaggia: il resto è tutt'acqua». Momenti di difficoltà anche per il traghetto Corsica Marina che ieri sera verso le 10,30 ha lasciata gli ormeggi di Portosole per raggiungere, come ogni sera, Calvi, in Corsica. La manovra di uscita dal porto è stata lunga: circa una mezz'ora. Le operazioni sono state seguite, fra l'altro, da un centinaio di turisti dalla passeggiata Trento e Trieste. Una volta lasciato il riparo del porto, però, il traghetto si è subito trovato in difficoltà. Il comandante ha quindi deciso di raggiungere Imperia. Trascorsa la notte di lunedi nel capoluogo, la motonave è poi ripartita martedì mattina alle sette. Disastrosa la situazione anche ad Ospedaletti. I danni maggiori sarebbero stati riscontrati allo stabilimentoalbergo Rocce del Capo. Attorno alla piscina esterna c'erano un centinaio di ombrelloni, sdraio, cabine: ieri mattina si vedeva soltanto acqua. Tutto il resto era sparito. Danni per cinque milioni. Stessa sorte hanno subito i bagni della cittadina. -Non si prevedeva una mareggiata cosi forte — ha commentato un vigile urbano — e nessuno ha provveduto a predisporre i rimedi del caso». Il mare si é portato via anche due barelle di pescatori. Distrutte le strutture del Comune sul piazzale a mare, costruite per i festeggiamenti dell'estate. Ad Arma di Taggia ci sono stati i guai maggiori: cento milioni di danni. Parzialmente distrutti i Bagni Idelmery, Costa, Tre Alberi, Patrizia. Le loro spiagge, infatti, non sono protette da frangiflutti, per cui il mare si è sfogato con tutta la sua violenza sul litorale, senza trovare una minima resistenza. A Bordighera i danni maggiori sono stati registrati ai Bagni Iolanda, sul lungomare Argentina. «£' andato tutto distrutto —dichiara la titolare dello stabilimento — cabine, ombrelloni, sdraio. La mareggiata ci costerà oltre 7 milioni». Intanto il tempo nella tarda mattina di ieri si era nuovamente guastato e il vento, anche se con minor potenza, aveva ripreso a soffiare. Questa volta, comunque, sono stati presi alcuni accorgimenti per evitare nuovi disastri nel culmine della stagione. r. p. VENTIMIGIA — La violenta mareggiata che ha imperversato nel pomeriggio e nella notte fra lunedi e martedì ha provocato gravi danni alla spiaggia di Ventimiglia, soprattutto alle attrezzature dei vari stabilimenti balneari locali. Il pili colpito è stato lo stabilimento Margunaira, nel rione marino S. Giuseppe, di proprietà del cinquantacinquenne Guido Taroni. abitante a Ventimiglia. via Carso 10. Il pontile, la metà delle cabine del Margunaira e una barca a vela di proprietà di un cliente sono stati spazzati via dalla violenza dei marosi. I danni ammontano a molti milioni.


    LaStampa 09/08/1978

  3. #3
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    Predefinito Re: Cronache Storiche Estate 1978

    Citazione Originariamente Scritto da Stefano De C. Visualizza Messaggio
    Beh le estati anni 70 sono famose per essere piuttosto fresche e piovose anche nel Mediterraneo.
    Proprio la norma non erano neanche quelle
    No...temporali si

  4. #4
    Uragano L'avatar di Davide1987
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    Predefinito Re: Cronache Storiche Estate 1978

    E' stato il temporale più lungo e furioso deiTestate. Fulmini e tuoni hanno spaccato il cielo di Torino. La gente s'è svegliata di soprassaltoverso runa e fino all'alba non è riuscita a prendere sonno per i paurosi boatti. Le strade, anche in centro, sono rimaste a lungo allagate. I tombini e gli scarichi, intasati, non hanno sopportato l'invaso.


    StampaSera 24/08/1978

  5. #5
    Uragano L'avatar di Davide1987
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    Predefinito Re: Cronache Storiche Estate 1978

    Con questo concludo la carrellata di articoli dell'estate 1978, spero che sia stato di vostro interesse.

    Un po' di fresco dal Polo, ma il bel tempo continuerà Sporadici temporali non incrinano la fisionomia dell'estate Un po' di fresco dal Polo, ma il bel tempo continuerà ROMA — Prosegue il bel tempo e non valgono gli sporadici temporali ad attutirne la fisionomia estiva. Fa caldo e la forte umidità presente negli strati bassi dell'atmosfera contribuisce in modo sensibile all'afa. Unico refrigerio sono le brezze, di mare e di terra, di valle e di monte, ma non sono molti a goderne i benefici. Tanta costanza di comportamento non si manifestò neppure nello scorso luglio. Per ritrovare un agosto come l'attuale, senza andare troppo indietro agli anni, basta fermarsi al 1975 e al 1974: in entrambe quelle annate l'agosto si distinse per il tempo bello, anticiclonico e con temperature decisamente superiori alla norma. A voler fare i pignoli, dobbiamo osservare che quest'anno in agosto l'anticiclone subtropicale si è insediato e consolidato proprio sul Mediterraneo e ne hanno .beneficiato tutti i Paesi che vi s'affacciano dalla Spagna all'Italia, dalla Grecia alle Isole dell'Egeo, e in Africa dall'Atlantico alla Tripolitania, dalla Cirenaica al litorale egiziano. Agosto, insomma, non si è prestato a concessioni verso quel vortice polare che nellu scorsa primavera non ci risparmiò. Non è retorica la nostra, ma un modo di presentare certi aspetti di climatologia in una forma che ci auguriamo risulti semplice e gradita ai nostri lettori. Ci sembra, infatti, che il pubblico si sia ormai reso conto che una previsione del tempo è in ultima analisi una semplice dichiarata probabilità del verificarsi di certi eventi atmosferici, e che le intermittenze si limitano per lo più al « momento » del verificarsi dell'evento stesso e non già alla valutazione della situazione meteorologica prevista nel suo insieme. Ci sembra di capire, ma potremmo anche sbagliarci, che il pubblico si sia fatto consapevole, un po' alla volta, delle difficoltà che si incontrano nello studio degli eventi meteorologici, abbia cioè compreso che l'atmosfera è un sistema complesso, regolato da moltissime forze interagenti tra loro e che poco si presta a classificazioni e a catalogazioni che valgono a fini previsionistici. Se così non fosse, infatti, di classificazioni di tipo di tempo ne sono state fatte tante che a quest'ora il problema della previsione, specialmente di quella a inedia e a lunga scadenze!, sarebbe stato già risolto. Non a caso richiamiamo sempre l'attenzione del lettore sull'importanza del moto atmosferico alle quote superiori che per quanto difficili da seguire costituiscono l'unica via destinata alla risoluzione scientifica del problema della previsione del tempo. Il materiale cartografico di questo genere nella sezione odierna mostra chiari segli! di una nuova evoluzione che ha preso consistenza sin da ieri e che tende a svilupparsi ulteriormente nel giro dei prossimi quattro o cinque giorni: alle quote medio-alte della troposfera, diciamo pure tra cinquemila e novemila metri d'altitudine, si profila un'azione del vortice polare che, convogliando freddo dall'Artide verso i Balcani, influenzerà, sia pure marginalmente, la nostra penisola. Le correnti cicloniche, fresche e umide, interesseranno principalmente le regioni nordorientali e dell'alto e medio versante adriatico dove per qualche giorni vi saranno ancora annuvolamenti, temporali e raffiche di vento. Il mare sarà mosso o molto mosso con moto ondoso in aumento. La temperatura subirà su tutta la penisola una graduale diminuzione, più sensibile però sulle regioni adriatiche e su quelle nord-orientali. Il fine agosto si delinea perciò più fresco, con un tempo un po' più variabile e soltanto temporaneamente perturbato. Andrea Baroni



    LaStampa 27/08/1978

  6. #6
    Vento forte L'avatar di Fabio68
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    Predefinito Re: Cronache Storiche Estate 1978

    Citazione Originariamente Scritto da Stefano De C. Visualizza Messaggio
    Interessante.
    Si nota come la preoccupazione fosse all'opposto delle estati odierne, cioè che erano troppo fresche e piovose.
    Mi stupisce l'articolo riguardante la Germania, che c'era gente che protestava contro le previsioni del tempo e addirittura manifestazioni contro San Pietro
    bene, ora sappiamo a chi supplicare affinchè questo supplizio finisca
    Ti prego San Pietro, fai tornare l'anticiclone africano nei suoi luoghi natii

    PS: non sto scherzando, ascoltaci San Pietro!!!


    belle rileggere le notizie dei giornali, è proprio un'altra era
    you don't need the Weatherman to know where the wind blows - bob dylan
    il vantaggio di essere intelligente è che si può sempre fare l'imbecille, mentre il contrario è del tutto impossibile - woody allen

  7. #7
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    Predefinito Re: Cronache Storiche Estate 1978

    Citazione Originariamente Scritto da Fabio68 Visualizza Messaggio
    bene, ora sappiamo a chi supplicare affinchè questo supplizio finisca
    Ti prego San Pietro, fai tornare l'anticiclone africano nei suoi luoghi natii

    PS: non sto scherzando, ascoltaci San Pietro!!!


    belle rileggere le notizie dei giornali, è proprio un'altra era
    ci sono anche tanti altri periodi!

  8. #8
    Uragano L'avatar di Davide1987
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    Predefinito Re: Cronache Storiche Estate 1978

    E' travolto a Verbania il ponte di barche sul Toce Campeggi allagati, alberi abbattuti e tetti crollati In poche ore il lago è salito di più di un metro, i turisti sono fuggiti E' travolto a Verbania il ponte di barche sul Toce Campeggi allagati, alberi abbattuti e tetti crollati VERBANIA — L'alluvione che ha maggiormente colpito le valli assolane provocando ingenti danni e vittime, ha avuto conseguenze anche nella zona del Lago Maggiore. Per la piena del Toce, che nato in alta Val Fórmazza, scende al lago dopo un lungo e tortuoso percorso raccogliendo le acque di altri fiumi e torrenti, il ponte di barche lungo 178 metri che l'Ahas aveva realizzato nel maggio scorso per riattivare al traffico, la bretella tra le statali 34 dei Lago Maggiore e 33 del Sempione, interrotta dai primi di ottobre dello scorso anno (quando un'altra violenta alluvione provocò il crollo del ponte Cadorna) è stato spezzato in due e la corrente ne ha spinto i tronconi sulla riva destra del fiume. Fortunatamente nessuna vittima in quanto, vista la crescente e paurosa piena del fiume, i cantonieri dell''Arias avevano chiuso il viadotto al traffico una ventina di minuti prima. Drammatica nella notte la fuga dai campeggi, che numerosi si trovano sulle rive del lago. Già investiti ieri da trombe d'aria che avevano rovesciato non solo le tende ma anche qualche roulotte, provocando panico ma solo qualchecontuso. i campeggiatori si sono trovati nella notte con le tende invase dall'acqua del lago che in poche ore era salito di mezzo metro, e nelle successive ancora di altri 80 centimetri. Primi a fuggire, quelli che si trovavano più a ridosso delle rive; una fuga resa più drammatica dalla pioggia terribile, dai lampi e dal vento fortissimo, che piegava e spezzava gli alberi. In aiuto dei campeggiatori sono intervenuti carabinieri, polizia stradale e vigili del fuoco. Lo sgombero è cosi avvenuto senza danni per le persone e l'esodo dai campeggi è poi proseguito nelle ore successive. Perle trombe d'aria (almeno quattro in mezzo ad una bufera di vento caldissimo, quasi africano, che spingeva cumuli di nubi verso le valli ossolane) numerosi in tutta la sona gli alberi abbattuti e le case scoperchiate. A Cannobio una casetta appena ultimata è stata semidemolita per la caduta di un grosso abete; fortunatamente nessuna vittima. Interrotto a lungo il traffico sulla cantonale svizzera che dal posto'di confine di Piaggio Valmara (Cannobio) porta ad Ascona e Locamo. Ore drammatiche anche nel Locarnese, soprattutto nei centri minacciati dalla piena del Maggia e del Verzasca. Anche qui centinaia di campeggiatori hanno trovato scampo a fatica pressati dal rapido crescere delle acq ue dei fiumi e del lago. I morti sarebbero tre. Per dare un'idea della grande quantità d'acqua caduta nel giro di 24 ore, diciamo che da lunedi mattina alle 8 il Ticino che, scendendo dal Gottardo, scaricava in lago a Magadino (Canton Ticino) 321 metri cubi d'acqua il secondo, ieri mattina alla stessa ora, ne riversava 1035. Il Maggia che ne convogliava 323 era salito a 1015 al secondo. Il Toce da 250 metri cubi al secondo era salito a 1605 ieri mattina. All'idrometro di Golasecca. dove il Lago Maggiore defluisce nel Ticino meridionale, le acque che lunedì alle S erano a più 0,85 sopra lo zero idrometrico, segnavano ieri mattina più 2,14. Il consorzio idrico del Ticino, che regolamenta le acque del Lago Maggiore, annuncia clic tutte le dighe dello sbarramento di Golasecca (Miorina) sono totalmente rabbattute* (cioè aperte) già dalle ore 8 di martedì l'agosto. Purtroppo ancora ieri pomeriggio, pur con le dighe to¬ talmente aperte, il fiume Ticino riusciva a scaricare solo un quarto della grande massa d'acqua che a quell'ora entrava nel lago. a> c. Verbania. Campeggi allagati e il ponte sul Toce sommerso


    LaStampa 09/08/1978

  9. #9
    Uragano L'avatar di Davide1987
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    Predefinito Re: Cronache Storiche Estate 1978

    L'Ossola tormentata: morti, danni, paura La situazione è drammatica, colpiti centri della Valle Anzasca e tutta la Val Vigezzo L'Ossola tormentata: morti, danni, paura DOMODOSSOLA — Un numero ancora imprecisato di morti (quelli accertati sarebbero dieci ma si parla di quindici, forse addirittura di più), una ventina di feriti, decine di case (persino un condominio) crollate, interi paesi allagati, comunicazioni stradali e ferroviarie sconvolte, ponti distrutti: questo il primo, tragico bilancio dello spaventoso nubifragio che per dodici ore consecutive ha flagellato l'Ossola. La zona più colpita è la Valle Vigezzo dove il Melezzo ha travolto gli argini, seminando morte, terrore e distruzione a Toceno, Santa Maria Maggiore, Druogno. «Un'allucinante distesa di fango, melma e detritù: cosi hanno descritto la valle i piloti dei primi elicotteri della Guardia di finanza che stamane sono riusciti a rompere l'isolamento che aveva stretto in una morsa di terrore gli abitanti e le migliaia di villeggianti che affollano in questi giorni i centri vigezzini. Agli equipaggi degli elicotteri che, nonostante il perdurare delle avversità meteorologiche, stamane sono riusciti a posarsi a Druogno (il primo centro vigezzino devastato dall'alluvione) si è presentato uno spettacolo agghiacciante: interi gruppi di case ridotti a un ammasso di macerie, la stazione ferroviaria della Vigezzina letteralmente sepolta sotto il fango, fasci di binari divelti. Prima di recuperare i corpi sepolti sotto le macerie, si è pensato a portare in salvo i feriti. Alcuni volontari della valle (per tutta la notte decine di valligiani si sono prodigati a prestare immediati soccorsi a chi ne aveva bisogno) li hanno portati, in qualche caso caricandoseli sulle spalle, fino a Druogno dove hanno potuto prendere posto sugli elicotteri. I primi feriti ricoverati all'ospedale di Domodossola sono Antonio Diasio, di Druogno, Giovanni Francini, di Druogno, Giuseppe Bernasconi, di Milano, Luciana Stefania, di Druogno, Evandro Re, di Milano, Walter Molini, di Masera e Guido Grazioli ,di Premia. Alcuni si sono procurati fratture fuggendo dalle case minacciate dalle furie delle acque, qualcuno ha dovuto addirittura rompere i vetri delle finestre per evitare di rimanere intrappolato ed è arrivato grondante di sangue alle mani e alla testa, altri sono stati colpiti da calcinacci o pietre. L'elenco dei feriti è destinato ad allungarsi perchè continuano ad arrivare dalle valli drammatiche richieste di soccorso. La statale della Valle Vigezzo è interrotta in una decina di punti: il Melezzo ha letteralmente inghiottito la strada per una cinquantina di metri di lunghezza subito dopo la curva di Masera, altre frane di notevole consistenza sono segnalate lungo l'arteria fino a Santa Maria Maggiore. La furia delle acque ha spazzato via quattro ponti della ferrovia «Vigezzina» (la linea che collega Domodossola a Locamo) che fin da ieri sera ha dovuto sospendere le sue corse: in valle si può arrivare solo in elicottero. All'ospedale di Domodossola abbiamo parlato con Walter Molini e Guido Grazioli, i due guardiani della centrale elettrica della Sisma in Valle Tsorno che è stata completamente sommersa dalle acque. Sono ricoverati al reparto traumatologia e i medici non hanno ancora sciolto la prognosi. Benché feriti gravemente, i due guardiani sono riusciti a mettersi in salvo prima che l'onda di piena travolgesse tutto. Walter Molini ha trascorso la notte all'addiaccio, disteso su un prato sotto la pioggia martellante: Grazioli ha invece trovato rifugio in una vecchia baita diroccata. -Non ce la facevamo più — hanno raccontato i due con un filo di voce — credevamo die fosse davvero finita. Quando alle prime luci dell'alba abbiamo visto volteggiare un elicottero sulle nostre teste abbiamo fatto ricorso alle poche forse che ci erano rimaste per segnalare la nostra presenza». Le prime avvisaglie della tragedia che stava per abbattersi sull'Ossola si sono avute poco dopo le 18, con l'interruzione della linea ferroviaria internazionale del Sempione p le prime frane che hanno ostruito la statale della Valle Vigezzo. Con il passare delle ore. la situazione si è aggravata: da Cosasca è arrivata la notizia che due famiglie erano rimaste sepolte nel crollo di una casa. Rischiando la vita, carabinieri, vigili'del fuoco, volontari del luogo, finanzieri del soccorso hanno tirato fuori dalle macerie i primi cadaveri e i corpi dei feriti. Da tutte le valli sono cominciati ad arrivare drammatici appelli, disperale richieste di aiuto. Tutte le forze dell'ordine hanno mobilitato gli uomini disponibili, altrettanto ha fatto la delegazione ossolana del soccorso alpino, le radio locali hanno diffuso appelli per reclutare volontari e soprattutto canotti per raggiungere i centri allagati. Si è messa in moto una gigantesca macchina di solidarietà, anche se le zone maggiormente colpite erano irragggiungibili e i soccorritori nano dovuto fermarsi di fronte alla barriera d'acqua e di fango che ha isolato per ore decine di centri. In questa tragica notte non si contano comunque i salvataggi di persone in difficoltà, gente che ha dovuto abbandonare l'au- ■ to in mezzo all'acqua e cercare scampo sugli alberi, famiglie intere bloccate nelle case completamente allagate. La gente dell'Ossola ha saputo reagire anche a questa nuova, spaventosa prova dopo le sofferenze dell'ultima alluvione che risale appena a pochi mesi fa. -La nostra volontà di reagire alle avversità non deve però essere scambiata per rassegnazione» ha detto il sindaco di uno dei centri colpiti, alla .riunione che si è svolta oggi in municipio, presenti il presi- dente della Regione Viglione, i deputati Tamini e Giordano, il senatore Del Ponte, cosniglieri regionali e molti amministratori della zona, per tracciare un primo quadro della situazione. L'Ossola è stata dichiarata zona disastrata e a Domodossola è stato installato un centro operativo con pieni poteri per gli interventi di prima necessità. Ma non si può sottacere che il dissesto idrogeologico dell'Ossola, che è alla base delle alluvioni ricorrenti, è ormai arrivato a un punto di non ritorno e che ogni pioggia eccezionale sembra destinata a trasformarsi nel giro di poche ore in una tragedia. Era stato facile profeta il sindaco di Anzola. (uno dei centri più colpiti dalle ricorrenti piene), Gianni Monti che solo pochi giorni fa aveva presagito un nuovo disastro e aveva rassegnato le sue dimissioni per protesta contro l'inerzia dei pubblici poteri nell'affrontare le conseguenze dell'alluvione precedente. Adriano Velli Toceno. Un gruppo di case sventrate dopo l'alluvione che ha colpito soprattutto le valli Vigezzo e Anzasca ( Foto Falciola) Montecrcstesc. Un ponte crollato sotto la furia del nubifragio che si è abbattuto sull'Ossola- Tre delle vittime: dall'alto Cinzia, Pietro e Agostino Manini. morti a Casasca di Trontano


    LaStampa 09/08/1978

  10. #10
    Uragano L'avatar di Davide1987
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    Predefinito Re: Cronache Storiche Estate 1978

    Furia del vento, poi i campi spogliati Circa un miliardo di danni dopo la tromba d'aria ai Ronchi e Saluggia Furia del vento, poi i campi spogliati CIGLI A NO — A 4B ore di distanza, alla frazione Ronchi di Cigliano e nella confinante Saluggia, gli agricoltori tentano con la scorta dei primi dati di trarre un bilancio dei danni patiti dalla violentissima grandinata e dalla tromba d'aria di domenica sera. Pochi minuti di terrore e paura, poi il ritorno di un pallido sole; ma alle spalle un danno irreparabile e pesante per l'economia agricola della vasta zona. Duecentoventi giornate di terreno coltivate a fagioli e trecento a mais, nel territorio della frazione Ronchi di Cigliano in località «Cerrea» e «Strada.Saluggia» sono an date totalmente distrutte in un baleno. Le colture arboree sono sta te sradicate; le strade e 1 sentieri interpoderali sommersi dalle acque, i cascinali innondati con timori per gli animali nelle stalle, come è accaduto nell'azienda agricola di Otovanni Rigazio. E' il quadro allucinante della situazione alla frazione di Cigliano. Discorso analogo per le campagne di Saluggia devastate dalla furia del maltempo. Danni dunque rilevanti, almeno di un miliardo, nei due centri. «Questo è il lavoro di noi agricoltori» è stato amaramente commentato da Emiliano Giolito e da altri agricoltori. «Lavoriamo febbrilmente, non conosciamo soste, le preoccupazioni e le tensioni ci seguono un anno intero, speriamo di raccogliere i frutti di tante nostre fatiche, poi in un baleno tutto sfuma. Lavoriamo in perdita e talvolta, come è in questo caso —| ammettono gli agricoltori ci glianesi e saluggesi — non ci è dato nemmeno di ritentare una nuova semina di rincalzo al raccolto perduto: - «E'stato un vero disastro» — ha aggiunto Gioachino Pasteris, presidente della sezione coltivatori diretti della frazione Ronchi, amareggiato per la situazione e per la gravità dei danni patiti dagli altri agricoltori. Queste le considerazioni degli agricoltori dopo un disastro che non è ancora esattamente valutabile, anche se, come si è detto, un primo bilancio parla di almeno un mi¬ liardo di lire tra colture in avvicendamento distrutte. Gravi i danni subiti dalla popolazione di Saluggia colpita anche dalla violenta tromba d'aria che non ha risparmiato nulla, coinvolgendo almeno 11 40 per cento degli stabili. n. o. Dopo la grandinata i contadini sono scesi sui campi per valutare il disastro


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