Secondo me le temperature in quota sono una buona approssimazione.
In base alle condizioni locali una stessa temperatura in quota (magari a parità di altri fattori giudicati in questo caso "indipendenti" come i geopotenziali) può tradursi in varie condizioni al suolo, che si possono tipicamente collocare tra temperature molto alte con umidità bassa (scenario tipico di un gradiente termico molto elevato) e condizioni umide (in cui il mix temperatura/umidità (e quindi anche la percezione di disagio) si fa più pesante abbastanza proporzionalmente rispetto alle temperature in quota direi) dettate dall'influenza di inversioni termiche in prossimità della costa e da varie brezze.
Diciamo che se non c'è una temperatura in quota particolarmente elevata rispetto alle medie climatologiche di una data area non può nemmeno esistere un'ondata di caldo, mentre se queste sono elevate allora in qualche modo le condizioni al suolo saranno pesanti, a meno di fare eccezioni (qualsiasi siano le condizioni in quell'area, che siano caldissime e secche o meno calde ma molto umide)
È però chiaro che le temperature in quota si possono usare per una valutazione non puramente locale ma su scala regionale o comunque più ampia. Per valutazioni localizzate si può cercare di ponderare il rapporto tra temperatura e umidità (o meglio, tra temperatura e dew point) per effettuare un confronto in quel senso. Ovviamente non è semplicissimo e immediato dato che si deve anche tenere conto di fattori come la durata, però secondo me è fattibile
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