Ah okay.
Sulla resistenza del pinus pinaster non so dirti dettagli tecnici, ma penso che sia maggiore rispetto al pinea per il semplice fatto di non avere la chioma a ombrello e nemmeno le spiccate esigenze di spazio tipiche del domestico.
Difatti a dirla tutta qui sono ancora tutti in piedi i rari pini silvestri e i più frequenti pini neri piantati nel secolo scorso. Per il pino marittimo penso sia più o meno lo stesso.
Con un downburst a 120 km/h anche altri alberi sarebbero stati spezzati o sradicati.
Inoltre se c'è una pineta dai tempi almeno dell'antica Roma, significa che i pini marittimi possono starci (certo, concordo che non siano alberi adatti a un viale cittadino)
Immancabile come l'anticiclone africano a metà gennaio, arriva ad ogni temporale la sentenza di morte per i pini.
Omettendo, più o meno consapevolmente, che i pini cadono non per il vento (il pinea ha un'aerodinamica perfetta per resistere al vento), ma a causa dei danni agli apparati radicali, trinciati senza pietà in occasione di scavi per installare condotte, cavi, ecc. Tant'è che i pini che crollano sono solo quelli in coincidenza o prossimità di strade e parcheggi, non certo quelli nei parchi o nelle pinete. La pineta litoranea di Milano Marittima era lì da 2500 anni, e ad un certo punto hanno iniziato a metterci in mezzo strade, fondamenta, fognature... Grazie al c. che i pini cadono, sono evoluti per resistere ad intemperie assurde grazie alle loro radici, se gliele seghi porti via le decine di fittoni secondari che danno stabilità alla pianta.
Prova a leggere questo rapporto di Giovanni Morelli, uno tra gli agronomi più quotati a livello mondiale, sulla manutenzione dei pini in contesto urbano. La convivenza è possibile, non c'è nessun pino killer, ma solo una specie che considera le altre indegne di coesistere, a meno che non si adeguino alla propria superbia.
https://www.arbestense.it/images/pdf/morelli_acer.pdf
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Ultima modifica di dude79; 26/08/2025 alle 06:36
Climate is what you expect
Weather is what you get
Ciao Corry, cito @vigna che cita @Gigiometeo in stanza Romagnola che ringrazio molto:
2025 -> estremi: -3,1°C (13/1)/37,9°C (26/6)
vento massimo: 58,7 km/h ENE (14/2)
UR minima: 28% (15/8)
I pini sono caduti per il vento, altro che storie. Sicuramente avranno influito i danni all'apparato radicale ma che si fa, si rade al suolo una città per ripristinare la pineta come era 2500 anni fa? Che poi i pini in una pineta "originale" si difendono dal vento in sinergia, come avviene per ogni bosco. In un contesto urbano questo è impossibile. Inoltre quella figura sulla aerodinamicità lascia il tempo che trova, che anche fosse vera, ed ho i miei dubbi, comunque l'altezza dei pini con quella chioma sviluppata solo in alto genera una leva enorme a terra.
Ed infine, ammesso lo studio sia tutto giusto (che di dubbi comunque ne esprime parecchi) puoi lavorare solo in prospettiva sui nuovi impianti, ma quelli esistenti sono pericolosi e vanno tolti, poche chiacchiere.
Attenzione però.
Non riduciamo il problema ai danni meccanici alle radici. E' oggettivo e sacrosanto, ma il grosso problema del pino domestico è ancora più immediato e visibile.
La chioma esemplificata da Morelli alla pagina 9 di questo documento è quella tipica del pino domestico isolato, delle pinete o dei parchi enormi di certe ville: un ombrellone tabulare e dal fusto biforcato sin dal basso, che donano rispettivamente aerodinamicità e stabilità alla pianta.
Quel pino non cade.
Ma i pini che stanno su strade e parcheggi assumono un aspetto moooolto diverso.
Per colpa degli ostacoli laterali, un pino domestico urbano schizzerà immediatamente in alto per cercare la luce, strutturando un accenno di ombrello solo successivamente.
Perciò, al posto di diventare un ombrellone dal fusto doppio, diventa un calice, candelabro o addirittura un imbuto con la chioma ammucchiata in alto, in una maniera non proprio piatta come dovrebbe essere.
Il fusto quindi è meno stabile e la chioma taglia molto meno le raffiche di vento.
Se ci aggiungiamo poi i tipici imprevisti da vie urbane (sviluppo della chioma verso l'unico punto cardinale luminoso, inclinazione del fusto per incanalamenti di brezze) abbiamo fatto bingo: niente ombrelloni dritti ma calici storti, ancora più adatti a spiccare il volo.
Il peggio del peggio.
Ovviamente cadono alla grande anche le forme spurie (ad alberello, tipo albicocco) che per gli stessi motivi (ma più soft) si biforcano un po' qua e là ma manifestando sempre e comunque uno sviluppo troppo verticale.
Questa situazione non estrema ma comunque ben pericolosa è frequente nella maggior parte dei parchi, dove le piante sono troppo ammassate: quindi il pino sale, prova a biforcarsi ma ci riesce poco, allora sale ancora e ci riprova sempre poco, etc.
Morelli dovrebbe parlarne. Le città non sono dei giardini nobiliari.
Col pino domestico il rapporto è uno solo: o niente edifici o niente pini (o tanti soldi, per avere tanto spazio).
O noi o loro, in poche parole.
Dopo ok, i problemi alle radici ce li hanno di sicuro a forza di pavimentazioni artificiali.
Ma il grosso del problema secondo me risiede proprio nei risvolti ''anatomici'' che l'ambiente urbano ha sulla pianta, tranquillamente verificabile esaminando i soggetti caduti.
Ultima modifica di DuffMc92; 26/08/2025 alle 23:26
Ultima modifica di DuffMc92; 28/08/2025 alle 10:38
insomma è inutile arrampicarsi sugli specchi, il pino è un disastro e basta:
1) le radici spaccano tutto quello che incontrano in superficie (divelto un cancello vicino a me, creato un dosso sulla strada che ha procurato vari incidenti, e questo solo quello che ho visto davanti casa)
2) se fa la neve si spezzano i rami quando non cade tutta la pianta perchè è un sempreverde e trattiene ghiaccio e neve e se dopo la neve gli piove sopra poi è un disastro (nel 2011 mi è caduto un pino di un vicino sul tetto della casa)
3) se tira vento si spezzano i rami o tutta la pianta
4) nella migliore delle ipotesi con gli aghi che hanno che non degradano intasano fogne e tombini
I pini ne ha visti tanti qui in giro e nessuno non ha creato danni e ormai li hanno tagliati tutti, il problema è che è una specie protetta che per abbatterla devi avere un motivo e pagare pure soldi.
Fortunatamente il comune di Santarcangelo nel 2015, dopo decenni di calvario, ha deciso di togliere tutti quelli lungo il viale e da allora è altra storia.
Il peggior albero che si possa piantare in città senza alcun dubbio.
Poi è chiaro che dispiace abbatterli e io non ho mai chiesto a nessuno di farlo dato che avrò piantato in vita mia almeno 30 alberi di alto fusto riempendo tutta la mia proprietà.
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