Risultati da 1 a 10 di 10
  1. #1
    Banned L'avatar di pio
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    migliana prato 605mt....abito a prato ma sono fiorentino di nascita!!
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    Predefinito la questione piemontese.........

    sto' seguendo l'evoluzione climatica di questa regione,e noto veramente uno strvolgimento climatico ,nel giro do pochi anni rischia veramente di diventare arido.......vorrei porre un quesito......e' solo una serie di configurazioni penalizzanti oppure ormai si puo' affermare che stiamo andando incontro ad una evoluzione consolidata nel tempo?.......se e' possibile vorrei sapere il parere del colonnello giuliacci su questa faccenda..........

  2. #2
    Tempesta violenta L'avatar di bufera87
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    Predefinito Re: la questione piemontese.........

    si,anche a me sta stupendo e preoccupando il cambiamento che sta avvenendo al clima specie del nw...
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  3. #3
    Burrasca L'avatar di Krodo
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    Predefinito Re: la questione piemontese.........

    Citazione Originariamente Scritto da pio
    sto' seguendo l'evoluzione climatica di questa regione,e noto veramente uno strvolgimento climatico ,nel giro do pochi anni rischia veramente di diventare arido.......vorrei porre un quesito......e' solo una serie di configurazioni penalizzanti oppure ormai si puo' affermare che stiamo andando incontro ad una evoluzione consolidata nel tempo?.......se e' possibile vorrei sapere il parere del colonnello giuliacci su questa faccenda..........


    A mio modesto parere sono normali oscillazioni climatiche peraltro giÃ* avvenute in passato in maniera ancora più drammatica
    In special modo intorno al 1300 prima di quel famoso raffreddamento che tutti noi conosciamo.
    Un'altro avvenne durante il 1700,ma ce ne furono diversi nel corso dell'ultimo millennio


    Oltre ai documenti storici ne è testimonianza la flora piemontese:pini silvestri diffusi fino in pianura e sulle colline centrali e meridionali del Piemonte;larici,abeti rossi,pini cembri,farnie,roveri,betulle,etc.

    Sono tutte specie dei climi continentali abituate a periodi siccitosi alternati a periodi molto umidi e inverni rigidissimi.


    I faggi e gli aceri sono invece testimonianze di periodi molto più umidi.

    Il clima di questi tempi favorisce sicuramente le prime specie elencate a discapito delle seconde,ma per ora non noto arretramenti delle faggete;perlomeno non nelle (poche) zone che perlustro quando vado a funghi




    Ciao

  4. #4
    Enrico_3bmeteo
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    Predefinito Re: la questione piemontese.........

    Citazione Originariamente Scritto da Krodo
    A mio modesto parere sono normali oscillazioni climatiche peraltro giÃ* avvenute in passato in maniera ancora più drammatica
    In special modo intorno al 1300 prima di quel famoso raffreddamento che tutti noi conosciamo.
    Un'altro avvenne durante il 1700,ma ce ne furono diversi nel corso dell'ultimo millennio


    Oltre ai documenti storici ne è testimonianza la flora piemontese:pini silvestri diffusi fino in pianura e sulle colline centrali e meridionali del Piemonte;larici,abeti rossi,pini cembri,farnie,roveri,betulle,etc.

    Sono tutte specie dei climi continentali abituate a periodi siccitosi alternati a periodi molto umidi e inverni rigidissimi.


    I faggi e gli aceri sono invece testimonianze di periodi molto più umidi.

    Il clima di questi tempi favorisce sicuramente le prime specie elencate a discapito delle seconde,ma per ora non noto arretramenti delle faggete;perlomeno non nelle (poche) zone che perlustro quando vado a funghi




    Ciao
    Io gli arretramenti li vedo. Sull'Appennino sono evidenti nei versanti meridionali dei monti calcarei e talvolta anche di quelli miocenici (flysch e macigno). Basta osservare una faggeta in vegetazione dall'esterno e ti accorgi che c'è un deperimento diffuso accompagnato da una moria di alberi di etÃ* superiore ai 100 anni...
    Sulle Alpi, la risalita degli orizzonti forestali è la prova concreta che il fenomeno è in atto anche lì

  5. #5
    Burrasca L'avatar di Krodo
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    Predefinito Re: la questione piemontese.........

    Citazione Originariamente Scritto da Enrico_3bmeteo
    Io gli arretramenti li vedo. Sull'Appennino sono evidenti nei versanti meridionali dei monti calcarei e talvolta anche di quelli miocenici (flysch e macigno). Basta osservare una faggeta in vegetazione dall'esterno e ti accorgi che c'è un deperimento diffuso accompagnato da una moria di alberi di etÃ* superiore ai 100 anni...
    Sulle Alpi, la risalita degli orizzonti forestali è la prova concreta che il fenomeno è in atto anche lì
    I luoghi calcarei sono sicuramente i più esposti alla siccitÃ* e i primi a subire mutamenti.

    Le Alpi piemontesi sono composte essenzialmente da mica-scisti,granito,rocce ignee intrusive in genere e metamorfiche:rocce impermeabili che mantengono l'umiditÃ* in superficie.

    Non ho però una conoscenza dettagliata di tutte le zone montuose;ciò che dici sarÃ* sicuramente vero in molte zone delle Alpi.

    Cmq nei boschi vicino a Valfenera(centro del Piemonte),nelle valli di colline alte non più di 350m ci sono numerosi nuclei di faggi in continua riproduzione e espansione,anche se limitata dall'intervento umano per salvaguardare i castagneti:è una zona ricca di castagneti di razza marrone utilizzati dall'industria dolciaria;castagni secolari e alcuni millenari.

    La proliferazione di faggi è molto veloce anche lÃ* dove è stato effettuato il taglio del bosco;il terreno è tendente al sabbioso e fresco.
    In tali zone nascono però anche molte piantine di pino silvestre.

    Il bosco si compone in genere di farnie,roveri,carpino bianco,pini silvestri,qualche nucleo di faggio,castagni e qualche rara betulla nelle zone più assolate



    Ciao

  6. #6
    Enrico_3bmeteo
    Ospite

    Predefinito Re: la questione piemontese.........

    Citazione Originariamente Scritto da Krodo
    I luoghi calcarei sono sicuramente i più esposti alla siccitÃ* e i primi a subire mutamenti.

    Le Alpi piemontesi sono composte essenzialmente da mica-scisti,granito,rocce ignee intrusive in genere e metamorfiche:rocce impermeabili che mantengono l'umiditÃ* in superficie.

    Non ho però una conoscenza dettagliata di tutte le zone montuose;ciò che dici sarÃ* sicuramente vero in molte zone delle Alpi.

    Cmq nei boschi vicino a Valfenera(centro del Piemonte),nelle valli di colline alte non più di 350m ci sono numerosi nuclei di faggi in continua riproduzione e espansione,anche se limitata dall'intervento umano per salvaguardare i castagneti:è una zona ricca di castagneti di razza marrone utilizzati dall'industria dolciaria;castagni secolari e alcuni millenari.

    La proliferazione di faggi è molto veloce anche lÃ* dove è stato effettuato il taglio del bosco;il terreno è tendente al sabbioso e fresco.
    In tali zone nascono però anche molte piantine di pino silvestre.

    Il bosco si compone in genere di farnie,roveri,carpino bianco,pini silvestri,qualche nucleo di faggio,castagni e qualche rara betulla nelle zone più assolate



    Ciao
    Le rocce calcaree sono a rischio ariditÃ* ma i suoi suoli sono anche quelli d'elezione per il faggio e cmq sono tra i migliori in assoluto. I suoli calcarei, generalmente decalcificati, degli Appennini e delle Alpi, quando non sono tronchi o troppo lisciviati trattengono meglio l'umiditÃ* dei poveri suoli metamorfici alpini, impermeabili si, ma anche sabbiosi e poveri della frazione limosa o argillosa, indispensabile per un elevato potenziale idrico di ritenuta.

    Inoltre, porti ad esempio delle formazioni, probabilmente in condizioni edafiche ottimali, che non esprimono appieno il potenziale della specie visto che sono compressi entro i castagneti. I castagneti stessi sono indici di elevata antropogeneitÃ* delle cenosi, visto che sono artificiali, concimati, curati, potati ed accuditi da millenni (o secoli).
    Io parlo di formazioni più vicine al concetto di naturalitÃ*, nell'accezione del termine.
    I confronti li dovresti fare con le faggete della Val Stura o delle valli cuneesi, per citare le tue parti.
    La risalita delle formazioni forestali è un fenomeno generale, riscontrabile dovunque. In parte è dovuto allo spazio liberatosi in seguito allo spopolamente montano, in parte è dovuto anche alle mutato condizioni climatiche.

  7. #7
    Enrico_3bmeteo
    Ospite

    Predefinito Re: la questione piemontese.........

    Citazione Originariamente Scritto da Enrico_3bmeteo
    Le rocce calcaree sono a rischio ariditÃ* ma i suoi suoli sono anche quelli d'elezione per il faggio e cmq sono tra i migliori in assoluto. I suoli calcarei, generalmente decalcificati, degli Appennini e delle Alpi, quando non sono tronchi o troppo lisciviati trattengono meglio l'umiditÃ* dei poveri suoli metamorfici alpini, impermeabili si, ma anche sabbiosi e poveri della frazione limosa o argillosa, indispensabile per un elevato potenziale idrico di ritenuta.

    Inoltre, porti ad esempio delle formazioni, probabilmente in condizioni edafiche ottimali, che non esprimono appieno il potenziale della specie visto che sono compressi entro i castagneti. I castagneti stessi sono indici di elevata antropogeneitÃ* delle cenosi, visto che sono artificiali, concimati, curati, potati ed accuditi da millenni (o secoli).
    Io parlo di formazioni più vicine al concetto di naturalitÃ*, nell'accezione del termine.
    I confronti li dovresti fare con le faggete della Val Stura o delle valli cuneesi, per citare le tue parti.
    La risalita delle formazioni forestali è un fenomeno generale, riscontrabile dovunque. In parte è dovuto allo spazio liberatosi in seguito allo spopolamente montano, in parte è dovuto anche alle mutato condizioni climatiche.
    dimenticavo. La risalita degli orizzonti forestali è percettibile sulle Alpi. Sul nostro Appennino non si nota perché evidentemente c'è un'altro fattore limitanto la risalita delle faggete, ma questo è un discorso troppo ampio...

  8. #8
    sgama
    Ospite

    Predefinito Re: la questione piemontese.........

    Citazione Originariamente Scritto da pio
    sto' seguendo l'evoluzione climatica di questa regione,e noto veramente uno strvolgimento climatico ,nel giro do pochi anni rischia veramente di diventare arido.......vorrei porre un quesito......e' solo una serie di configurazioni penalizzanti oppure ormai si puo' affermare che stiamo andando incontro ad una evoluzione consolidata nel tempo?.......se e' possibile vorrei sapere il parere del colonnello giuliacci su questa faccenda..........

    bè, diciamo che il cambiamento di cui parli è avvenuto in modo significativo a partire dal famigerato 2003 (che poi, a dirla tutta, tanto famigerato da queste parti non è stato), e ha raggiunto l'apice (o almeno spero) nel 2005, uno degli anni più secchi di sempre; c'è da dire poi che vi sono zone a risentirne maggiormente (in questo periodo la zona messa peggio è la bassa pianura della regione, segnatamente cuneese, alessandrino e vercellese). Per ora dire arido mi sembra esagerato, in fondo la zona di Torino si aggira sui 300 mm da inizio anno, dato che, seppur sconfortante, non è proprio disastroso. Speriamo solo si tratti di un normale ciclo climatico destinato ad esaurirsi.
    Ultima modifica di sgama; 15/06/2006 alle 20:03

  9. #9
    Burrasca L'avatar di Krodo
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    Predefinito Re: la questione piemontese.........

    Citazione Originariamente Scritto da Enrico_3bmeteo
    Le rocce calcaree sono a rischio ariditÃ* ma i suoi suoli sono anche quelli d'elezione per il faggio e cmq sono tra i migliori in assoluto. I suoli calcarei, generalmente decalcificati, degli Appennini e delle Alpi, quando non sono tronchi o troppo lisciviati trattengono meglio l'umiditÃ* dei poveri suoli metamorfici alpini, impermeabili si, ma anche sabbiosi e poveri della frazione limosa o argillosa, indispensabile per un elevato potenziale idrico di ritenuta.

    Inoltre, porti ad esempio delle formazioni, probabilmente in condizioni edafiche ottimali, che non esprimono appieno il potenziale della specie visto che sono compressi entro i castagneti. I castagneti stessi sono indici di elevata antropogeneitÃ* delle cenosi, visto che sono artificiali, concimati, curati, potati ed accuditi da millenni (o secoli).
    Io parlo di formazioni più vicine al concetto di naturalitÃ*, nell'accezione del termine.
    I confronti li dovresti fare con le faggete della Val Stura o delle valli cuneesi, per citare le tue parti.
    La risalita delle formazioni forestali è un fenomeno generale, riscontrabile dovunque. In parte è dovuto allo spazio liberatosi in seguito allo spopolamente montano, in parte è dovuto anche alle mutato condizioni climatiche.

    Sicuramente giusto ciò che dici.

    Conosco delle situazioni in alta Val di Susa e Chisone dove prima c'erano pascoli a 1800 m creati dal disboscamento;ora invece il bosco si è riappropriato di quelle terre;principalmente larici e pini silvestri.
    Il limite della foresta raggiunge i 1900m con esemplari isolati a quota 2000 m e anche oltre.

    Nelle fasce più basse,intorno ai 1000 m invece le zone a larice,favorite nei secoli dall'uomo,stanno venendo sostituite rapidamente dal bosco misto di abete bianco,rosso e faggio.
    La zona in cui è particolarmente evidente questo fenomeno è la Val Chisone(prima parte più bassa).
    Più in basso i castagneti abbandonati lasciano il posto a faggi,aceri di monte,tigli,pioppi tremoli e anche abeti bianchi.

    Pini silvestri e betulle riforestano velocemente le zone disboscate a quote basse.

    Le faggete che conosco bene(molto vaste) sono quelle della Val Sangone e della Val Chisone.
    Per ora non noto modifiche rilevanti,ma forse è perchè ho l'occhio inesperto e magari non mi rendo conto di piccole variazioni.
    Le valli di Lanzo e cuneesi le frequento meno perchè più lontane da Moncalieri.


    Per quanto riguarda le faggete di Valfenera sono d'accordissimo che sono troppo piccole per essere considerate un buon elemento di riferimento;anzi,definirle faggete è una forzatura assurda

    Le colline di Torino,del monferrato,Roero(zona di Valfenera e MontÃ*) e delle Langhe sono da sempre state popolate dai faggi,ma a carattere misto con altre specie


    Ciao

  10. #10
    Uragano L'avatar di Davide1987
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    Predefinito Re: la questione piemontese.........

    Citazione Originariamente Scritto da sgamasnow
    bè, diciamo che il cambiamento di cui parli è avvenuto in modo significativo a partire dal famigerato 2003 (che poi, a dirla tutta, tanto famigerato da queste parti non è stato), e ha raggiunto l'apice (o almeno spero) nel 2005, uno degli anni più secchi di sempre; c'è da dire poi che vi sono zone a risentirne maggiormente (in questo periodo la zona messa peggio è la bassa pianura della regione, segnatamente cuneese, alessandrino e vercellese). Per ora dire arido mi sembra esagerato, in fondo la zona di Torino si aggira sui 300 mm da inizio anno, dato che, seppur sconfortante, non è proprio disastroso. Speriamo solo si tratti di un normale ciclo climatico destinato ad esaurirsi.
    io sono a 222mm da inizio anno
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