Dal Blog Network Games
Apocalisse a Venezia
Tra ieri e oggi me n’è capitata una bella, che non posso che raccontarvi qui. Alcuni giorni fa mi invitano a Venezia, a intervistare un professore americano, per la precisione di Harvard, che partecipa a un seminario scientifico alla Venice University sul nuovo concetto di sviluppo sostenibile.
Bè, il tema mi interessa e ci vado. Arrivo a Venezia e poi a S. Servolo, vado al seminario e poi scopro che è chiuso ai giornalisti. Ovvero a me a un altro collega della Rai, che staziona nelle vicinanze.
Perché un workshop scientifico sulla sostenibilità ambientale deve essere chiuso alla stampa? Per non avere scocciatori che fanno stupide domande nella sala? Me lo chiedo, ci passo sopra, faccio la mia intervista al professore (molto accademica) e mi portano alla cena di prammatica.
Ho la fortuna di sedere a tavola con due concittadini piuttosto significativi, l’ambasciatore Umberto Cattani, oggi presidente dell’Ice e il direttore generale del Ministero dell’Ambiente Corrado Clini (ex medico del lavoro di Porto Marghera, e tra i primi in Italia a fare il monitoraggio ambientale).
Parlo con loro. Scopro che il ministero dell’Ambiente è oggi il più internazionalizzato d’Italia. Che ha attivato 60 progetti in Cina, altri in Irak e nei Balcani. Che crea posti di lavoro ai giovani, competenze pregiate, che promuove nel mondo intelligenza e tecnologia italiana. Questo caso mi colpisce e mi interessa. Corrisponde in pieno alla mia personale visione della pubblica amministrazione futura in Italia.
Quasi quasi mi fermo un altro giorno (a gratis) a Venezia, mi dico. E approfondisco la vicenda di questo Corrado Clini, che mi pare persona fuori dal comune.
Il giorno dopo, ovvero oggi, incontro per caso a colazione in albergo il mio collega della Rai. Che torna a S. Servolo proprio per una intervista a Clini. Decido di seguirlo, invece di prendere il treno di ritorno per Milano.
Arriviamo a S. Servolo. La seconda giornata del workshop già iniziata. E’ appena finita una prima relazione sulle grandi sfide climatiche a ambientali. Clini è disponibile a una intervista sulla sua vicenda, gliela faccio.
Intanto però arriva il collega della Rai piuttosto stralunato. Lui da anni si occupa di temi scientifici e ambientali. E mi racconta il tono dello scenario appena delineato da tre esperti. Diana Liverman di Oxford, Hans Schellnhuber, del Potsdam institute of climate change impact, E B.l. Turner della Clark University.
Questo scenario dice (per quello che abbiamo appurato, fuori dalla porta):
- che al 2030 quasi tutta l’Australia sarà desertificata. In alcune regioni non piove da sei anni filati e ogni quattro giorni, da quelle parti, si rileva il suicidio di un contadino per fallimento.
- che da Roma in giù, per quanto riguarda l’Italia, sarà un deserto.
- che la maggior parte delle città del pianeta diverranno rapidamente delle megalopoli. Un caso è già stato simulato, a modello. Phoenix, con la desertificazione dell'Arizona, è prevista passare da meno di un milione di abitanti (oggi) a 30 milioni al 2030 e a oltre 50 nel 2050.
- che l’Amazzonia si ridurrà alle dimensioni di una piccola foresta.
- che altrettanto diverrà il Borneo, oggi foresta pluviale.
- oceani sempre più caldi, e innalzamento del livello dei mari non dovuto tanto allo scioglimento dei ghiacci (che c'è e ci sarà) quanto alla semplice espansione termica delle acque.
Nessuno dei presenti al workshop (una ventina di esperti), ci dicono, solleva obiezioni a questo genere di previsioni.
Questi solo alcuni spunti di uno scenario assolutamente apocalittico, costruito (presumo) sul trend di riscaldamento globale dell’Ipcc (Intergovernmental panel on Climate Change dell’Onu) e su modelli di simulazione delle emissioni antropiche (umane) e del loro impatto. E modelli tra i più aggiornati.
Ne avevo già letti in passato di scenari di questo tipo. Come questo o questo.
Però si trattava di contributi individuali, malamente tenuti celati o ipocritamente disconosciuti. Qui a S.Servolo, invece, sono venti scienziati, delle più prestigiose università del mondo, a ripetere spontaneamente (ma a porte chiuse) gli stessi concetti.
Questo scenario inoltre è costruito sulla base dell’assunto che non si faccia nulla di più, da qui al 2030, per limitare le emissioni dei gas serra. Oltre a quell’autentico palliativo che è il trattato di Kyoto, con i suoi obbiettivi limitati a pochi punti percentuali di riduzione e il suo faticoso mercato di certificati di risparmio di Co2. A cui peraltro non aderiscono né gli Usa (come governo centrale) né soprattutto Cina e India, paesi oggi in fase di accelerato sviluppo economico (e tra i massimi diffusori di gas serra).
Non solo. Lo scenario non tiene conto dei cosiddetti feedback positivi, ovvero di quegli amplificatori naturali del fenomeno di riscaldamento che potrebbero attivarsi a causa del riscaldamento antropico stesso. Il più temuto tra questi è lo scioglimento del permafrost, ovvero della tundra ghiacciata (in particolare siberiana) che cela nelle sue viscere enormi quantità di metano, gas serra venti volte più attivo dell’anidride carbonica. Il metano da permafrost potrebbe ulteriormente accelerare l’apocalisse, e rendere concreta la terribile profezia di James Lovelock, contenuta nel suo ultimo libro, di una possibile estinzione della civiltà odierna e anche della massima parte del genere umano.
Da oggi al 2030 ci separano 24 anni. Pochissimi per una riconversione energetica planetaria, e su tecnologie in gran parte ancora da sviluppare. Al 2050 i giochi saranno ormai fatti. Per il meglio o per il peggio. Il sottoscritto e il mio collega Rai ci guardiamo nelle palle degli occhi fuori dalla stanza del workshop. Gli chiedo: “tu hai mai sentito di uno scenario del genere fatto da autorevoli professori di Harvard, Oxford etc? “. “Mai così terribile. Questi qui stanno ragionando sull’apocalisse – mi risponde”. Capiamo perfettamente, ora, perché i giornalisti non sono stati ammessi nella sala.
Chiediamo a Clini un commento. Ammette che lo scenario, nel caso di una prosecuzione delle politiche energetiche basate sulle fonti fossili, prevede un clima compromesso entro la metà del secolo.
E poi che la catena dei fenomeni, e dei possibili effetti amplificativi, non è del tutto prevedibile.
Clini non usa parole forti. Le misura e pacatamente. Ma ieri sera aveva etichettato questo workshop come una riflessione su un possibile (e credo necessario) progetto Manhattan per salvare il genere umano.
Oggi e domani, a S.Servolo si parlerà sul che fare. E come informare la gente di quello che sta per succedere.
Ne sta discutendo la neo-fondazione Clinton (i paesi industriali, sostiene, devono mettere in ricerca e investimenti almeno il 5-10% del Pil), ne stanno discutento in tanti, in prevalenza a porte chiuse (per ora). Il seminario della Venice University conferma un dato di consenso ormai emergente e acquisito. Abbiamo al più dieci anni di tempo prima che l’onda ci sommerga, il caldo ci arrostisca (e ci ammazzi l’agricoltura) le migrazioni e le inurbazioni creino conflitti, stragi e guerre, la follia collettiva ci imponga dittature o persino regresso barbarico.
Troppo apocalittico? Provate a pensare all’intera Sicilia e Puglia desertificata, a Napoli e Roma megalopoli di baraccati, di guerre per l’acqua e forse il cibo sull’intera fascia (ex) temperata del pianeta.
L’attuale crisi politica italiana, al confronto, assomiglia a un’orchestrina suonante (stonata) sulla tolda del Titanic. Credo dobbiamo darci, un po’ tutti, una seria, serissima regolata.
Oggi facciamo un sacrificio fiscale (se anche lo facciamo) di poche frazioni del nostro reddito. Dovremmo farne persino di più per finanziare solo la ricerca energetica necessaria a fermare l’apocalisse. Siamo come al solito meschini, egoisti e ridicoli.
Ci sono infatti due strade (parallele) per evitarci il disastro: un fortissimo impulso sull’innovazione tecnologica e insieme un ridisegno dei sistemi sociali per renderli il più possibile sostenibili con le condizioni e i trend in atto.
L’innovazione tecnologica non implica la fine della democrazia. Semmai l'investimento rapido in nuove fonti compatibili (che ancora in gran parte sono da inventare). Il ridisegno forzato delle società sì, implica una nuova (e forse terribile) fase autoritaria su scala globale. Il motivo è evidente. Si scatenerà una guerra come mai l'abbiamo vista.
Ci conviene quindi investire subito, e alla grande, su programmi accelerati nella fusione nucleare, nella fissione di quarta generazione, nel fotovoltaico, nell’eolico di alta quota, nel risparmo energetico, nell’efficienza dei sistemi.
Alternativamente dovremo erigere illusorie mura (insanguinate) intorno ai nostri confini e alle nostre città. Inutili mura, dato che poi questi sistemi collasseranno dall’interno. Ci sta provando Bush a creare i presupposti di queste muraglie (Patriot act, legge marziale e similia), ma non fermeranno l’apocalisse.
P.s. Putroppo non ho fonti certe nè virgoletatti scrivibili di questo seminario a porte chiuse. Per questo ne affido il (parziale) resoconto a questo blog.
Dove conta solo la mia faccia.
articolo originale:
http://blogs.it/0100206/2006/10/21.html#a5920
Avrò tempo per magiare due fettucine??![]()
vado a pranzo prima di essere sommerso dalla sabbia del deserto!!![]()
![]()
Socio fondatore e consigliere Caput Frigoris.Avezzano, 15 aprile 1995 nevicata max ultimi 14 anni...115cm
roba da pazzi!!!
tantovale dire che nel 2030 ci sarà una glaciazione,tanto a lo stesso valore di sta pseudo previsione.
questa è la frase a mio parere + bella : che da Roma in giù, per quanto riguarda l’Italia, sarà un deserto![]()
,infatti ormai al sud nn piove + come un tempo ma di +
![]()
![]()
Ma sì, Ale.
Ti rispondo come molti utenti hanno scritto in discussioni del genere:
"vivo in una società che lo rifiuterà in blocco, che vive serenamente perchè nella totale incoscienza di cosa potrebbe accadere, i media ne parleranno per qualche giorno e poi si ritornerà ai nostri micro-politici, al campionato di calcio ed ai reality, perchè devo deprimermi ulteriormente ?"
Dai, ma nn hanno ragione secondo te?? Freghiamocene di tutto; inquiniamo a manetta, sprechiamo tutto quello che possiamo, insomma godiamoci la vita.
Poi se nostro figlio avrà problemi, ma chi se ne frega!!!!! Tanto sono tutte cavolate!!!!
![]()
Amo l'Inverno Stile Paesi Scandinavi, Le Giornate Cortissime, La Neve, Il Ghiaccio, La Natura Incontaminata dall'Uomo!!!!!
Sempre Interista!!
Certamente il sud non diventerà un deserto.Non sono un esperto ma in questi anni non sto assistendo ad una diminuizione brusca delle precipitazioni.Anzi in alcune zone(specie ioniche e adriatiche) stanno persino aumentando..Cmq a mio avviso l'unica cosa che sta variando in maniera significativa è il regime precipitativo con la stagione calda che qui al sud non è più arida come un tempo a cui tuttvia sta facendo da contro altare la diminuizione delle precipitazioni in autunno.Cmq si vedrà!Certo è che il sud un deserto non lo è stato e non lo sarà mai!Questo non toglie che i problemi portati dal riscaldamento mondiale siano molto gravi e i governi devono inizizare ad affrontare il problema con estrema serietà...
Ragazzi, leggendo il messaggio di Ale, io nn me lo sono neanche chiesto se potrà mai verificarsi questo tragico cambiamento; ma è sicuro che di buono nel nostro futuro non ci sarà proprio niente se continuiamo a comportarci così.
Magari ciò non avverrà nel 2030, ma può anche essere che repentinamente tutto cambia. Non penso si possano fare delle previsioni attendibili al 100% riguardo questi accadimenti.
Ma ripeto, purtroppo il problema di fondo è la nostra mentalità.
Ogni volta che esco cn amici capita di dover buttare bottiglie di vetro (anche troppe) di plastica o pezzi di carta, ed io faccio sempre la parte del "rompiscatole" che vuole riciclare, ma forse per l'abitudine, ultimante non mi "sfotte" più nessuno, anzi. Mi aiutano o addirittura mi anticipano nel raccogliere tutto ciò che si può riciclare. E' logico dire che non cambierò mica il mondo, ma altrettanto scontato sottolineare che basterebbe un comportamento simile in tutti noi, allora sì che i cambiamenti arriverebbero!! Ma mi rendo conto che sono solo sogni
![]()
Amo l'Inverno Stile Paesi Scandinavi, Le Giornate Cortissime, La Neve, Il Ghiaccio, La Natura Incontaminata dall'Uomo!!!!!
Sempre Interista!!
A me, più che altro, fa stupire lo stupore. Non è vero che queste cose si raccontano solo qa porte chiuse. Non più tardi di una settimana fa è uscito un rapporto commissionato dal Governo Blair che non fa previsioni tanto differenti. Il numero in edicolo delle scienze (tutto sull'energia) parla delle emissioni di CO2. Quanto al libro di Lovelock (che ho letto a marzo quando è uscito in Inghilterra ma che è stato tradotto anche in italiano nelle ultime settimane) si distingue perché formula previsioni peggiori di quelle che tu hai riportato. O meglio: le previsioni sono più o meno le stesse ma se quasi ovunque il tono è improntato da un "rimbocchiamoci le maniche", per Lovelock ormai non c'è più nulla da fare. Per usare parole sue: la situazione ambientale è ormai così irrimediabilmente compromessa che tentare di intervenire ora è come dire ad un malato di cancro al polmone che può guarire smettendo di fumare. Se, continua Lovelock, questi provvedimenti di cui si parla fossero stati presi preventivamente alcuni decenni fa ce l'avremmo fatta. Ormai è finita.
Personalmente ho una visione intermedia. Sono sicuro che ci sono margini per intervenire, ma vedo le enormi difficoltà nel farlo. E ogni tanto anch'io vengo preso dal pessimismo. Lo stesso che ha Gdr e la cui frase Prawn (senza comprendere) riporta spesso. Perché Stefano (Gdr) non ha certo bisogno di difensori d'ufficio, ma sarebbe utile ricordare che la sua coscienza ambientale è pari a quella mi e di Prawn sommate e moltiplicate per 3,14. E se arriva lo sconforto è proprio perché lui (come me, del resto) vede i problemi e sa quanto è difficile intervenire.
Perché, e questo il giornalista del blog lo capisce bene, per intervenire è necessario fare sacrifici. E tanti. Noi abbiamo visto cosa succede se un governo chiede sacrifici per ripianare un deficit. Appunto: moltiplichiamoli. Non solo. Come dice il rapporto del Governo britannico sopra citato, la cosa è resa più difficile dal fatto che questi sacrifici non produrranno mutamenti per i prossimi 50 anni. Quindi spiego il mio pessimismo: per salvare la baracca è necessario fare sacrifici; ma questi sacrifici,indispensabili, non daranno frutti per i prossimi 50 anni; ergo una generazione intera dovrebbe rassegnarsi a sacrificarsi in vista di... nulla. In vista di risultati che altri coglierebbero. Bene, conoscendo l'animo umano, il fatto che l'Umanità (questa Umanità di oggi) decida per un'opzione tanto nobile mi sembra poco credibile. Tanto più che salterà sempre fuori uno scienziato più o meno prezzolato che ci dirà che non è vero, che le cose non stanno affatto messe così male. Salterà sempre fuori un politico che dirà di non credere assolutamente a ciò che dicono questi catastrofisti.
E, del resto, un piccolo assaggio l'ho avuto propio la settimana scorsa. Quando fu presentato il rapporto commissionato dal governo Blair, la BBC online ha aperto un forum chiedendo ai lettori cosa ne pensassero. Apro e, accanto a sincere e genuine preoccupazioni, trovo una sfliza di messaggi di gente che diceva "basta tasse" "Questa è un'altra scusa per chiederci più soldi" ecc. ecc. Bene, questa gente dovrebbe sacrificarsi, e già pensa ad un aumento dell'1% delle tasse e salta su. Come potete pensare che questi salveranno il pianeta?
Già, mi direte, ma quando le cose le vedranno allora si rimboccheranno le maniche. Peccato che, e su questo concordano tutti, quando questo succederà, cioè quando ormai gli effetti saranno così evidenti che nessuno potrà far finta di non vederli, sarà irrimedibilmente troppo tardi.
Perciò il pessimismo e, talvolta, lo sconforto. Perché di una cosa sono certo: a far danni oggi non sono solo quelli che negano ilproblema, ma anche coloro che ritengano che uscirne fuori non sia, alla fin fine, troppo complicato. Che basterebbe un aggiustino qua e un provvedimento là per cambiare completamente la situazione. Falso: sono necessari interventi urgenti, costosi e di vasta portata.
Maurizio
Rome, Italy
41:53:22N, 12:29:53E
Segnalibri