
Originariamente Scritto da
Jadan
Più che altro un sistema freddo a causa (tra l'altro) di ghiacci più estesi e di conseguente maggior effetto albedo risulta essere più conservativo di uno caldo.
In ogni caso, ieri sera arrivo a casa e apro l'ultimo nunero delle Scienze (quello che ha in copertino il robot). C'era un articolo pertinente con tutto questo dicorso (anche se su scala geologica) perché stanno cercando di dare una nuova risposta al perché delle grandi estinzioni di massa verificatisi nel corso della storia del Pianeta.
Fino a qualche anno fa c'erano mille teorie contrapposte. Poi, nel 1980, Alvarez, per spiegare la fine dei dinosauri (e quindi una grande estinzione di massa) teorizzò il famoso impatto con l'asterode. Successivamente, quando si trovò, in Messico, una plausibile traccia del cratere del meteorite, la teoria di Alvarez divenne comunemente la più accettata.
Ma se questo era vero per i dinosauri, rimanevano dubbi sulle altre estinzioni maggiori e minori. Si cominciò a pensare che la teoria dell'asteroide fosse allora generale e si andò alla caccia di altri eventuali tracce che potessero giustificare altri impatti per le altre estinzioni. Per il momento prove certe non ce ne sono.
Allora l'autore dell'articolo che ho letto ha elaborato un nuovo modello per le altre estinzioni (per quella dei dinosauri l'asteroide funziona).
Vi consiglio di leggere l'articolo, ma, insomma, sunteggiandolo in pillole, il discorso è questo. A causa di un riscaldamento determinato da vari fattori (principali indiziati i vulcani che, a causa di una aumentata attività, hanno cominciato a buttare metano e Co2 in atmosfera) il livello di ossigeno negli oceani comincia a diminuire. Si viene quindi a creare uno scompenso dell'equilibrio esistente tra la vita che consuma ossigeno (la nostra) e quella anossica. Cioè di quei batteri che campano senza ossigeno: si tratta dei primi abitanti della terra, organismi per i quali l'ossigeno è un veleno e che, a causa dello sviluppo dei primi organismi con fotosintesi clorofilliana (miliardi di anni fa) furono relegati negli angoli più bui della terra: sotto i fondali marini, nei nostri intestini ecc. ecc. .
Quindi, in situazione normale, con acque ossigenate, questi batteri giacciono sotto le sabbie laddove non vi sia circolazione d'acque. Chi, parentesi, possiede un acquario conosce bene questo pericolo. Se si sente puzza di zolfo, è perché sotto la sabbia si è formata un'area stagnante dove hanno cominciato a proliferare questi batteri che, come scarto della respirazione, espellono composti di zolfo. Se la cosa non si muove, si può intervenire. Ma se, puta caso, capita che uno smuove quelle sabbie, tutti quei veleni entrano immediatamente in circolo e avvelenano rapidamente gli altri organismi. Stesso fenomeno può capitare in stagni durante l'estate. L'acqua immobile facilita lo svilupparsi di quei batteri sotto il fango. Fino a che nessuno smuove va tutto bene. Ma basta un temporale che smuova i fanghi per ottenere un'immediata morìa di pesci.
Alcuni di questi batteri hanno fotosintesi. Quindi hanno bisogno di luce ma, a differenza delle comuni piante, non espellono ossigeno ma velenosissimo acido solfidrico. Non giacciono in luoghi così nascosti ma in luoghi dove vi sia un po' di luce (per effettuare fotosintesi) ma non vi sia velenoso ossigeno. Nel Mar Morto ad una certa profondità è possibile trovarli, ad esempio. Sopra è il regno dei batteri che vivono di ossigeno. Sotto quello dei batteri allo zolfo. Se la quantità di ossigeno diminuisce i batteri allo zolfo "salgono" e sottraggono parte di quello spazio prima appannaggio di quelli a ossigeno. Non dimentichiamo che questi batteri allo zolfo hanno bisogno di luce: più salgono, quindi, più sono contenti.
Tornando a noi: a causa della diminuzione di ossigeno determinata dall'aumento di calore i batteri anossici e sputazolfo cominciano ad a incrementare. Arrivano a colonizzare la superficie gradatamente ed cominciano a esalare gas mefitici. Questi gas da un lato provocano morie in mare ma, successivamente, innalzandosi nell'atmosfera, provocano una diminuzione dello strato di ozono. Questa diminuzione colpisce gli animali a terra. Per cui, alla fine della fiera, gli animali marini muoiono per le esalazioni di ossigeno e quelli di terra per l'assottigliamento dello strato di ozono e l'incremento degli UV. Si ha estinzione di massa.
Ora, il punto da cui si è partiti, noterete, è un aumento della temperatura nella fase immediatamente prima l'estinzione di massa. Di queste fasi (immediatamente precedenti) è stata ricostruita la percentuale di CO2. Essa varia da un massimo di 3000 (nel caso dell'estinzione del Permiano: 95% delle specie viventi kaputt) ad un minimo di 1000 nel corso dell'ultima estinzione (quella del Paleocene di 54 milioni di anni fa). Appena avvenuta l'estinzione, quei livelli cominciano a declinare
Oggi noi siamo a 385. Senza considerare effetti feedback e considerando un tasso medio di accrescimento di 2,5 (cioè quello degli ultimi anni), a 1000 ci arriveremo in circa due secoli. Con effetti feedback positivi (idrati di metano, permafrost ecc. ecc.) molto ma molto prima. Notare, non si parla di una crisi, si parla di estinzione di massa. Della fine, cioè, del nostro ecosistema.
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