Giovanni Tesauro
Responsabile Rete Stazioni Meteorologiche MeteoNetwork-Meteo.it
Dati in diretta da Capiago Intimiano (CO, 375 m s.l.m.) http://www.dropedia.it/stazioni/intimiano_sud/index.htm
A parte che ora (o meglio, da qualche anno !) a capo della Fed c'e' Bernanke e non il vecchio Alan Greenspan, non trovo alcuna logicita' nel tuo discorso fatto riguardo i mercati, le Banche (cosa c'entrano poi in tutto questo ?) e quant'altro !
Mhaaa, almeno in questo campo scusa se te lo dico ma: poche idee e ben confuse !![]()
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di questa faccenda dell'era glaciale se ne parlava in effetti ma non troppo seriamente in servizi giornalistici dell'epoca,ma contemporaneamente si parlava già dell'effetto serra.La prima volta che sentii parlare del gw era il 1970.Durante gli anni 70 ci fu un incremento lieve dei ghiacciai alpini,ma già allora si faceva notare come questo fosse dovuto ad un netto incremento delle precipitazioni soprattutto sulle alpi occidentali,e non ad una diminuzione della temperatura,che anzi era aumentata nettamente rispetto al decennio precedente.![]()
Onore a tutti i fratelli caduti nella lotta contro il potere e l'oppressione.
"nel fango affonda lo stivale dei maiali..."
Aaaah.... capisco, io dico che il 6 marzo 2000 Greenspane ha "demoralizzato" i mercati, tu ribatti che ho detto una quazzata perchè ora Greenspane è "in pensione"....![]()
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.... e il "confuso" sarei io......
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Secondo, le banche attualmente hanno eliminato dai propri siti, "depliant", fogli informativi ecc. ecc. i "grafici a 7 anni" dei propri investimenti, soprattutto "tecnologici", che invece prima dell'urlo di Greenspane erano abbastanza di moda, perchè oggi il Nasdaq "vale" meno della metà di 7 anni fa (="primo estremo del periodo di osservazione nel punto più alto del Nasdaq, >5.000"="dimezzamento abbondante dell'indice e degli investimenti ad oggi, Nasdaq<2400=trend mostruosamente negativo a 7 anni=fallimento delle strategie di gestione delle banche per i propri clienti"), mentre, non ci crederai mai, hanno recentemente riscosso più successo i grafici/resoconti a 4 anni (="primo estremo del periodo di osservazione nella buca intorno ai 1100-1200 punti del Nasdaq"="raddoppio del'indice a 4 anni=trend mostruosamente positivo= cavolo come sono state brave le banche a gestire i soldi dei propri clienti").
E' talmente banale da risultare disarmante.
Basta una calcolatrice e un minuto di tempo libero.
Nello stesso modo si comporta l'IPCC: se l'intervallo di osservazione delle variazioni delle temperature (o, parallelamente, quello di osservazione delle aree ghiacciate del pianeta) avesse il primo estremo fissato in circa 4.000 anni fa, quando abbiamo raggiunto il "massimo assoluto del caldo recente", il trend ad oggi delle temperature sarebbe di "importante discesa".
Se invece invece fissi il primo estremo di osservazione nel secolo scorso, ossia nella Piccola Era Glaciale, il periodo più freddo in assoluto degli ultimi 10.000 anni (eguagliato solo da un micro-evento di circa 8.200 anni fa), ecco che, tutto d'un tratto, un trend "fortemente in discesa" si trasforma in un trend "fortemente in ascesa" per le temperature.
Nel primo caso potresti chiedere trilioni di dollari di tasse ai Paesi che ti stanno sullo stomaco (India e Cina stanno invece simpatici) per scongiurare una imminente era glaciale (accaduto negli anni '70, dove la stessa ONU predispose una bozza di "cugino di Kyoto", ma sul problema opposto), nel secondo caso puoi chiederne altrettanti per scongiurare un imminente arrostimento globale.
Per intuire quindi "cosa sta veramente facendo il clima globale in questi anni" (che, per le persone informate, non significa automaticamente "cosa farà nei prossimi decenni"), occorre "prendere bene" gli estremi di osservazione.
Facendolo, si scopre, "nel macro", che non esiste alcuna statistica congruente che porti a pensare che il globo arrostirà per colpa di Bush (perchè Cina e India ci piacciono da morire), poichè circa 9.000 degli ultimi 10.000 anni sono stati caratterizzati da temperature superiori alle attuali, e che "è normale" che dopo un ciclo "freddo" le temperature globali si riprendano "velocemente", quindi "è normale" che dopo la Piccola Era Glaciale, il periodo più freddo in assoluto degli ultimi 10.000 anni, si ritorni ad un ciclo "un pò più caldo".
E, ripeto, nemmeno questo ci autorizza ad affermare qualcosa di definitivo sui prossimi decenni.
Allora. Come ti è stato già detto l'IPCC è stato fondato nel 1988 e 30 anni fa non esisteva. Il discorso che un tempo si faceva sull'imminente pericolo di glaciazione derivava da alcune considerazioni:
1) la prima da una normale osservazione del calendario storico. La nostra fase interglaciale è già durata quanto le altre che ci hanno preceduto (secolo più o secolo meno). Inoltre, essendo noi in fase interglaciale (lo dice la parola stessa, come ricorderebbe Ferrini) siamo in una fase che sta in mezzo a due glacizioni. Ergo che una glaciazione ci attenda - si ragionava così - è sicuro. Che avvenga relativamente a breve è pure probabile per il fatto che la nostra epoca calda è già durata quanto le altre.
2) Il meccanismo di cui sopra può essere accelerato - si diceva così - dallo smog. Il quale, creando una sorta di filtro ai raggi solari può accelerare il raffreddamento. (Inutile ricordare che quelli erano gli anni del "fumo di Londra" che provocava, tra l'altro, evoluzioni della specie in certe farffalline londinese che, abitualmente bianchicce, divennero nere perché nello smog si mimetizzavano meglio). Infine, l'onnipresente paura della guerra nucleare e di un ulteriore incremento di polveri e filtri rappresentava l'ulteriore elemento che faceva propondere qualcuno a ritenere futura una glacizione.
Come si vede non erano idee o teorie campate per aria: rispondevano ad una certa razionalità di fondo. L'idea dell'effetto serra ancora non era uscita Cioè: si sapeva bene cosa fosse, ma non si era ancora riflettuto su come l'attività umana possa incrementarlo.
Discorso economico.
Allora: se io fossi lo sceicco Al Jadan avrei una e una sola preoccupazione: che la domanda di petrolio si mantenga sostenuta. Perché ciò che forma il prezzo è la domanda, non solo e non tanto l'offerta. Quindi la mia vera nemica sarebbe un'eventuale diversificazione delle fonti energetiche che portasse ad un calo della domanda. Avrei quindi tutto l'interesse a mantenere un'economia basata sul petrolio fino al momento in cui la risorsa comincerà a diminuire in maniera marcata. Quando si arriverà a questo? Ci si arriverà quando nell'anno X, nonostante tutti gli sforzi, si estrarrà meno petrolio che nell'anno X-1. A quel punto il prezzo del greggio salirà alle stelle perché a fronte di una domanda in crescita si avrà un'offerta in diminuzione. Scopo mio, di sua Luminosissima Altezza e Saggezza lo sceicco Al Jadan, è quindi quello di far finta di nulla. Continuare a dire che petrolio ce n'è (ahivoglia!) che non fa male alla salute o all'ambiente (effetto serra? Ma non diciamo cavolate, please) che le economie potranno contare ancora a lungo su questa convenientissima e abbondantissima risorsa fino al momento (eventualmente) in cui "cucù il petrolio non c'è più" e quel poco che c'è me lo rivenderò a peso d'oro. Per la semplice ragione che non si potrà farne a meno.
Ciò che io, Al Jadan, vedrei come fumo negli occhi sono quelle persone che dicono che dal petrolio ci dobbiamo emancipare. Perché anche se è vero che il petrolio si consumerà sempre, è solo sufficiente che una parte non enorme venga sostituita per far crollare la domanda e quindi i prezzi. Come si spiega? Banalmente così: se si producono ogni giorno 90 milioni di barili e se ne consumano 90 il prezzo è (diciamo) venti dollari. Improvvisamente sbuca un cinese che cominia a chiedere più petrolio. La domanda passa a 95 ma l'offerta rimane sempre ferma a 90. Il prezzo schizza (come ha fatto negli ultimi tre anni) a 60 e passa dollari. E l'incremento di domanda è stato più o meno quello che ho detto: inferiore al 10%. Immagina ora che grazie a nuove fonti si riesca a far in modo che la domanda passi da 90 a 80, cosa succederebbe? Te lo dico io: ritornerebbe a 15 dollari. Quindi: silenzio. Il modello economico basato sul petrolio non deve essere cambiato.
Ed è per questa ragione che Io, sceicco Al Jadan, sono quindi immensamente e incommensurabilmente grato a persone come Te, o diletto Ripley, e invoco su di Te le Innumerevoli benedizioni dell'Altissimo (Bendetto sia il Suo Santo Nome) perché calunniando l'IPCC e mettendo in ridicolo il GW fai di tutto perché a nessuno venga in mente di procedere ad una sostituzione di fonti di energia. Sii tu lodato, che innumerevole sia la tua discendenza e sterminate siano le tue mandrie di cammelli.
Maurizio
Rome, Italy
41:53:22N, 12:29:53E
Inverno 2016?" Che l' HP si ammali di PRIAPISMO !!"
Cassano M: PET
“Mai discutere con un cretino..dopo 5 min non si capisce + chi sia tra i due”
E sì, eh. E non solo confuso, ma dimostri proprio di non aver chiaro l'ABC del discorso.
Innanzitutto: Greenspan lanciò quell'urlo molto dopo che tanti centri studi di economia (compreso quello nel quale lavoro) l'avevano già fatto. Fu molto tardivo nell'avvisare su ciò che era palesemente una bolla.
Perché palesemente? Lascia perdseere gli indici Nasdaq, andiamo al sodo. Poco prima dello scoppio il rapporto tra prezzo delle azioni e profitti era arrivato a livelli surreali. Per dirla in altri termini per chi non è addentro: un'azione non è altro che un titolo di proprietà di un'azienda che ti dà diritto a riscuotere una parte degli utili. Se il tuo titolo vale 100 e gli utili (i dividendi) che incassi ogni anno sono 5 il tuo rendimento è del 5% e il tuo indice P/E (prezzo azione fratto utili, cioè 100/5) diciamo che è 20. Cioè è come dire che in 20 anni, con gli utili che incassi, ci ripaghi i soldi spesi per acquistare l'azione.
Questo indice era regolarmente superiore a 100 per una quantità enorme di società new economy prima dello scoppio della bolla. Erano società che non facevano profitti ma che avevano i prezzi delle azioni che schizzavano verso l'alto. Per fare un paragone (sempre per i non addentro), immaginate che il prezzo delle azioni sia come quello di una casa e gli utili siano l'affitto (annuo). In equilibrio il prezzo di una casa equivale a circa 20/25 anni di affitto. Cioè: se una casa vale 250.000 Euro il suo affitto annuo equo è di circa 10/12.000 Euro, cioè circa 800/1000 Euro al mese. Immaginate, per fare un esempio, che prima dello scoppio della bolla ci fossero case che erano arrivate a costare 2.000.000 di Euro ma che, se affittate, avrebbero reso al massimo 10.000 Euro all'anno, cioè 800 euro al mese. Uno squilibrio pazzesco.
Greenspan, quindi, intervenne un po' in ritardo. L'economia era entrata (e le succede spesso: una volta ogni 10/20 anni) in una bolla speculativa: i prezzi non avevano più nessun riferimento al volore economico dell'azienda sottostante e il risultato è stato quello che sappiamo.
Maurizio
Rome, Italy
41:53:22N, 12:29:53E
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