
Originariamente Scritto da
ilbonardi
Mi scuso sin da ora per la lunghezza del messaggio, ma davvero in un solo giorno sono stati lanciati troppi argomenti; e anche per le frequenti autocitazioni presenti, ma davvero non posso fare altro, a meno di non tirare mattina ....
Non entro nel merito del fatto che, come già detto, anche oggi si produce vino in Inghilterra ma pure in Svezia (non male tra l'altro, ma con prezzi assolutamente proibitivi ...) e che, fosse solo per il dato termico, si potrebbe produrre un ottimo champagne sulle rive della Manica...
Per una sintesi della questione vino-clima oggi a livello mondiale rimando all'articolo "vino e vite di fronte al cambiamento climatico" che apparirà a breve sulla rivista Porthos.
Nemmeno sulla questione della
Groenlandia dove pure si praticano oggi, in diversi angoli, forme di agricoltura all'aperto.
http://forum.meteonetwork.it/showthr...t=51773&page=2
E neppure infine sulle incertissime questioni toponomastiche: ognuno di noi potrebbe portare esempi di palesi contraddizioni tra presunte etimologie ed evidenze territoriali. Mi pare del resto più che esauriente quanto scritto da Jadan in merito alla questione del Cervino e delle quote.
Piuttosto mi limito a una breve considerazione sulla questione dei passi tornando a quanto già detto in passato.
Io aspetto ancora di leggere un documento, uno, che mi parli di valichi alpini transitati in epoca medievale, o meglio PCM, perchè liberi dai ghiacci e poi abbandonati per l'evenienza opposta.
Anche per i walser, non posso che ripetermi:
"la colonizzazione di alcune alte terre alpine da parte dei walser può aver trovato terreno fertile in un clima di certo più mite rispetto a quello della PEG (ma non di necessità più mite dell'attuale). Ma l'origine delle colonie walser, a nord come a sud delle Alpi, è da considerarsi come un fatto di natura squisitamente politico-economica : nella maggioranza dei casi, il frutto di una "chiamata" signorile testimoniata da atti scritti (che anche in questo caso, peraltro, non fu prerogativa dei soli walser .....)".
Del resto, dom4545, da alpinista sai benissimo che, pur senza generalizzare, moltissimi passaggi sono oggi più complicati e/o pericolosi di quanto lo fossero solo un ventennio fa per l'abbassamento o la scomparsa di coltri ghiacciate, e non solo per i rischi derivanti dalla mobilitazione di materiali lungo i versanti deglacializzati.
Non si vede perchè per i walser o altri dovesse valere una regola opposta, al punto da farne fonte per la ricostruzione della storia del clima (e a proposito di metodi per la storia del clima vedi quanto riprendeva Steph).
Infine uno spunto di cui ognuno può farci ovviamente quello che vuole, non potendo per ora supportarlo delle necessarie rappresentazioni: sto terminando la ricostruzione dell'andamento climatico delle estati (ci vorrà tempo prima che sia adeguatamente testata e ad essa seguiranno quelle delle altre stagioni) dal 1150 (ma conto di portarla ancora un poco più indietro) a oggi per l'arco alpino meridionale e la pianura Padana: il riscaldamento dell'ultimo ventennio non trova confronti. Due-tre anni a fila del tipo che conosciamo noi
li si ritrova anche nel PCM, di più, così tanto di più, no.
E per gli inverni un primo tentativo mi dice che oggi siamo ancora più lontani, ben più lontani, dal PCM. Fatto, quest'ultimo, che peraltro confermerebbe quanto già noto per il nord delle Alpi e il centro Europa.

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