...anche se per semplificarLa ci è stata raccontata sempre col solito schema (schema a tre celle in cui l'aria sale, poi scende, svolta a destra, sinistra, non si ferma allo stop...). Ci si impiega parecchio tempo per capirla, almeno, fatta x benino, ho necessitato di qualche mese (1 anno?)
Quello che ho capito e che vorrei farvi partecipe è questo: l’atmosfera deve soddisfare 2 condizioni: trasferimento di energia e trasferimento di momento. Su questo siamo d’accordo tutti, credo. Ma prima di giungere a questo, bisognerebbe avere chiaro il trasferimento energetico descritto dal Ciclo di Lorenz (prossima volta) e la consegeunte circolazione meridionale
La circolazione a dire il vero non è ovvia e dal 1700 (non so se mi spiego) sono stati portati avanti degli schemi che illustrano il problema, ma non lo affrontano…Tra tutti quelli di Ferrel (1800, badate bene) che propose un modello formato da una fascia di alte pressioni subtropicali, una zona delle trade wind convergence, un altra zona di convergenza vicino al Polo. Ovviamente lo schema include la circolazione alle medie latitudini in suo onore.
Quello che ho potuto notare con un po’ di matematica è che esiste realmente una circolazione termica (Hadley) e una in equilibrio col vento termico che definiamo Vortice Polare, instabile per determinate lunghezze d’onda (meno male, altrimenti sarebbe un casino). Badate bene, il Vortice Polare è stato sempre identificato come una struttura presente sul Polo e che ogni tanto viene a farci visita. In realtà il Vortice Polare è il flusso zonale, basta prendere una mappa a 500 hpa con vista sul Polo per identificarlo e per verificare come questo interessi anche l’Europa (sempre, non a volte, tutti i giorni). Infatti lo chiamiamo Vortice Polare delle correnti occidentali. E la cella Polare?? Personalmente mai vista e verificata. Cioè, mi stanno bene i venti convergenti di ritorno dalla Hadley, mi sta bene quello che succede da noi, non mi si incastrano le semipermanenti di Islanda e Aleutine che dovrebbero nascere dall’interazione tra la Cella Polare con quella delle medie latitudini. Vuoi vedere che non c’è nessuna circolazione polare come viene raccontata , in realtà esiste una circolazione di Hadley + una zonale che va da ovest verso est in equilibrio col vento termico?
Ricapitoliamo. La matematica mi dice:
1) esiste una circolazione alle medie latitudini in equlibrio col vento termico
2) dal punto (1) a ritroso ricavo la circolazione di Hadley.
3) non riesco ad incastrare con la matematica la cella polare.
4) La semipermanente d’Islanda (o Aleutina) da dove nasce?
5) ma come è il fatto dell’alta sul polo al suolo e la bassa in quota?
I primi due punti li ho ricostruiti, tutto mi torna, mi tocca spiegare gli altri.
Il punto (3) è facile: Non mi torna con i numeri.. Non esiste?? Già, ehm..non è come ci viene proposta! A dire il vero è tutta la circolazione che non è come ci viene proposta. Lo vediamo meglio dopo.
Il punto (4 ): queste non nascono dalla interazione tra le due celle come ci raccontano, si trovano sempre nel flusso zonale!!! In realtà climatologicamente parlando queste sono delle aree. Infatti, questi cicloni o nascono sul posto o “provengono da…”. In media li vedo sempre là. Ecco spiegato l’arcano xchè semipermanenti. Il punto (5). Gli schemi di circolazione descrivono sempre l’altta sul Polo sotto il perno del vortice Polare. Ma questo è un concetto di Helmholtz (1888), ripreso da Hobs (1926-1945) nella teoria “glacial anticiclone” poi da Matthes e Belmont (1950). Siccome in quegli anni mancavano le osservazioni sull’Artico, i sinottici adottarono questo schema che mi sa è giunto fino ai giorni nostri. Con le spedizioni fatte sul posto, Dzerdzeevski notò una frequenta attività ciclonica specialmente in estate. Per cui pensare lo schema che sul polo al suolo ci sta l’alta e la bassa in quota è smontato dalle osservazioni. Ci sta insomma una certa variabilità.
Allora, mi esce fuori anche il vento di ritorno da NE dalle zone polari, risucchiato dalle semipermanenti. E’ chiaro, se in media ci stanno il ciclone delle Aleutine + quello ‘Islanda è chiaro che mi devo aspettare dei venti da NE richiamati da questi centri
Ditemi la verità, dopo tutto questo papello che vi ho raccontato, avete le idee più confuse? Insomma, se andate avanti con lo schema a 3 celle sempre proposto, quanto vi ho detto cessa di vivere…
Francesco Nucera
"Sono un tipo burbero, scontroso e permaloso ma se mi impegno so essere anche simpatico"
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meteorologo Meteosolutions S.r.l.
Ma stamattina con che cosa hai fatto colazione ??
La notte non hai altro a cui pensare ??C'è di meglio da fare, fidati.....
Scherzo....argomenti interessanti da "fisico" che mette sempre in discussione i modelli e le teorie con la Matematica....
Interessante... ! Poi quando arriverai ad una conclusione abbstanza certa facce sapè....
Intanto la notte dormiamo tranquilli.....![]()
Città Sant'Angelo (PE) 130 mt s.l.m. : http://www.csameteo.altervista.org/Current_Vantage_Pro.htm
Roma : http://www.burian.altervista.org/Current_Vantage_Pro.htm
http://www.burian.altervista.org/difebocapuani/difebocapuani.htm
Francesco Nucera
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Insomma, si va più sulla climatologia (o variabilità a bassissima frequenza) che sulla meteorologia
E' questa la cosa più difficile da far capire![]()
"La meteorologia è una scienza inesatta, che elabora dati incompleti, con metodi discutibili per fornire previsioni inaffidabili" (A. Baroni)
Le masse d'aria in quella zona sono fredde e per subsidenza avviene uno
scivolamento verso latitudini inferiori. Questo è alla base del meccanismo di
Cella Polare o sbaglio?
Il discorso della semi-permanente lo capisco un pò meno...
E' pur vero che quelle zone hanno determinate caratteristiche
anche grazie al punto di confine dove sono localizzate,ovvero un incrocio
di masse d'aria,venti che genera determinate condizioni.
Un pò come,non con le stesse caratteristiche di permanenza,accade
tra ovest portogallo/nord-africa,punto di confine tra masse d'aria calde e
masse d'aria più fredde.
Anche se questo è un altro caso perchè le semi-permanenti si originano
in loco mentre qui parliamo di "giacenza" depressionaria,semmai alimentata
ulteriormente.
Sono d'accordo che sono delle aree climatologiche.
Secondo me la circolazione è stata schematizzata per renderla più
masticabile; logicamente,con i calcoli, si notano delle cose che vanno
oltre la semplice spiegazione "narrativa".
![]()
...when the night has come
and the land is dark
and the moon is the only light we'll see...
La semipermanente come i cosiddetti "anticicloni termici" si spiegano prima di tutto con un discorso statistico: cioè se noi andiamo a spulciare le carte della pressione media invernale al livello del suolo noteremo una pressione media più bassa sull'islanda che sulla siberia
Poi sono le caratteristiche geografiche del luogo a generarli:
un saccatura polare (per esempio con -50° a 500hpa) che si posta su una massa d'acqua relativamente calda come l'oceano atlantico, va a generare un forte gradiente di "temperatura assoluta" tra la quota e il suolo e di conseguenza maggiori moti ascendenti, una maggiore convergenza, quindi una minore pressione al suolo (nubi,venti,piogge)...per farla breve.
Invece la stessa saccatura polare (sempre -50° a 500hpa) che si muove su una steppa gelida incontrerà una scarso gradiente quindi i moti verticali saranno lievi e la pressione al suolo srebbe elevata per via dell'alta densità dell'aria (poche nubi,pochi fenomeni)
Insomma tutto sto discorso molto alla buona per dire che le semipermanenti e gli anticicloni termici sono provacati dalla stessa causa dinamica: il vortice polare
Dati e Webcam Meteo Modena
Posto il pezzo di un articolo che scrissi per una rivista di ecologia anni fa, intitolato "Il Vento". Lo posto soprattutto per una frase che ho considerato molto "definita" nel senso che trasmette, al di la' della pappardella teorica che sta prima(ma per capirla nel contesto ci vuole anche il minestrone precedente):
Dite la verita' che vi piace quella definizione eh.Si conoscono ad oggi tre tipi di celle convettive. La cella polare, la cella temperata e la cella equatoriale. Quindi, sul nostro pianeta ci sono un totale di sei celle convettive, tre nell’emisfero australe e tre in quello boreale. La cella polare è posta tra il polo e i 60° circa di latitudine (nord o sud), ed è caratterizzata da correnti discendenti in corrispondenza del polo, mentre possiede correnti ascendenti in corrispondenza dei 60° di latitudine. La cella temperata è compresa tra i 60° e i 30° di latitudine, e si combina in modo naturale con la cella polare, avendo correnti ascendenti poste intorno ai 30° di latitudine, e discendenti intorno ai 60°. Infine, la cella equatoriale è posta tra l’equatore ed i 60°. Le zone poste intorno all’equatore sono caratterizzate da correnti ascendenti. Dove vi sono i punti di contatto tra una cella e l’altra, al limite della troposfera sussiste un vero e proprio gradino, variabile in altezza, che può raggiungere anche alcune migliaia di metri. Infatti lo spessore della troposfera non è costante su tutta la superficie terrestre ma è più ridotto ai poli rispetto all’equatore, e la divisione è piuttosto “netta”, e delimitata appunto dai bordi delle celle convettive. In questi punti (sui 30° e 60° nord e sud) ha origine uno dei venti più importanti per la circolazione atmosferica generale: la corrente a getto, che riprenderemo in seguito. Per il resto, le celle convettive sono all’origine dei venti planetari di bassa quota, che condizionano tutte le evoluzioni atmosferiche. Grazie al fatto che la superficie terrestre non è regolare, ma composta da terraferma e mari, il riscaldamento dovuto alla luce solare non è uniforme. Questo fattore, importantissimo, determina una ben distinta tipologia di disposizione dei venti che costituiscono le celle convettive, dando vita a quella che è la circolazione atmosferica reale e non ideale. Infatti, se la superficie terrestre fosse completamente piatta e composta dello stesso identico materiale, le celle convettive sarebbero “ideali”, cioè esattamente come descritto precedentemente. Le anomalie, che si riscontrano quotidianamente, tra circolazione ideale e circolazione reale altro non sono che il tempo meteorologico. Figure bariche tipiche di determinate zone (come la depressione d’Islanda o l’alta pressione delle Azzorre) sono tutte di natura “dinamica”, determinate cioè dalla direzione e velocità dei venti nella media ed alta troposfera in quelle zone.
![]()
...chat con James Reynolds, www.typhoonfury.com
Always looking at the sky...James says:
http://www.wmo.int/pages/mediacentre...nfo_58_en.html
Simone says:
holy s**t....
James says:
now that's something I'd like to film!!
Francesco Nucera
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