
Originariamente Scritto da
clayco
Il clima non è un’opinione
di Maria Claudia Ferragni
Quarant’anni per dimezzare i gas serra. Per gli ecoallarmisti il G8 fa promesse da marinaio. Per Fred Singer meglio sarebbe stato occuparsi della vera catastrofe, il panico da global warming
Inutile piangere sul petrolio versato
«Il G8 ha generato un
nothing-burger, una ciambella senza il buco». Commenta così Siegfried Frederick Singer, professore emerito di Fisica dell’atmosfera alla George Mason University della Virginia, la dichiarazione congiunta sul clima prodotta nel corso del recente vertice del G8 a Toyako. Una dichiarazione nella quale i paesi più industrializzati del mondo propongono di ridurre del 50 per cento le emissioni nocive entro il 2050. «Probabilmente la Casa Bianca, notoriamente avversa a ogni limitazione forzosa delle emissioni in stile Kyoto, ha acconsentito a che venisse fissato questo obiettivo perché, essendo così di lungo termine, si tratta sostanzialmente di un obiettivo insignificante, ancorché simbolico». Ciò che conta realmente, ricorda Singer, sono gli obiettivi di breve periodo: «Ad esempio, una ben più modesta riduzione del 20 per cento entro il 2020 (o del 10 per cento entro il 2015) produrrebbe, quella sì, conseguenze economiche significative. Leggi: catastrofiche». Parimenti Singer giudica “ridicola” la reazione dei Verdi, che hanno invocato indignati una riduzione dell’80 per cento delle emissioni. Mentre l’opposizione alla dichiarazione congiunta espressa da Brasile, India e Cina non stupisce lo scienziato poiché «questi paesi attualmente non riducono le emissioni, né bloccano la crescita economica. E i due fattori sono strettamente correlati».
Il professor S. Fred Singer è avvezzo alle dichiarazioni controcorrente, come ha avuto modo di dimostrare a
Tempi a margine della presentazione del suo ultimo rapporto sul
global warming, organizzata di recente a Milano dal Politecnico, dall’Istituto Bruno Leoni e da 21° Secolo. «La natura, non l’uomo, governa il clima», spiega il lucido ottantaquattrenne sudista. «Di tutte le teorie riguardanti il nostro clima – prosegue – quella che afferma l’origine naturale dei cambiamenti climatici è l’unica basata su evidenze empiriche, frutto di anni di ricerche e osservazioni da parte di migliaia di ricercatori qualificati: i cambiamenti climatici sono sempre esistiti. È altrettanto certo che l’anidride carbonica, il principale gas serra, non è un inquinante».
Singer sfida apertamente il consenso unanime creatosi intorno al recente rapporto (2007) dell’Ipcc, il panel intergovernativo sui cambiamenti climatici “sponsorizzato” dalle Nazioni Unite e premiato con il Nobel insieme ad Al Gore, nel quale si sostiene con incontrovertibile prosopopea che l’attuale riscaldamento dell’atmosfera è causato dall’emissione di gas serra derivanti dall’attività umana. «È senz’altro vero – ribatte Singer – che l’anidride carbonica è un gas serra la cui presenza nell’atmosfera è in aumento per effetto dell’attività umana, ma dobbiamo aprire una discussione sul nesso causa-effetto che esisterebbe fra la quantità di CO2 nell’atmosfera e il surriscaldamento globale». Infatti, se si prendono in considerazione i dati più importanti del rapporto, vale a dire la distribuzione delle variazioni di temperatura in funzione della latitudine e dell’altitudine, si nota che nella zona intorno all’equatore e a circa 10 chilometri nella troposfera l’Ipcc prevede che l’aumento della temperatura sia circa triplo rispetto all’aumento osservato al suolo. Invece, analizzando le misure reali effettuate tramite i satelliti, strumenti altamente affidabili, non si osserva alcun accentuato aumento di temperatura ma se ne osserva, al contrario, la diminuzione. «Per questo gli oppositori dell’Ipcc concludono che l’intera teoria del surriscaldamento antropogenico è sbagliata», chiosa Franco Battaglia, docente di chimica dell’ambiente presso l’Università di Modena. «Mentre l’Ipcc sostiene che le due distribuzioni statistiche di temperatura sono compatibili se si confronta la loro ampiezza. Ma il
range non è un indicatore statistico attendibile per fare un confronto. Il
range è, cioè, un indicatore troppo sensibile ai valori estremi. Se invece si confrontano le distribuzioni statistiche, nel caso delle temperature sopra dette, esse risultano inconciliabili con le osservazioni».
Se ne deduce, quindi, che non è necessario fare alcunché per ridurre le emissioni di anidride carbonica. «Tanto più che la CO2 fa bene alle piante, agli animali e all’uomo», aggiunge Singer. «Se non ci fosse l’anidride carbonica, sulla Terra non ci sarebbe la vita». D’altro canto, Singer non si mostra sorpreso per le conclusioni radicalmente diverse cui è giunto insieme ad altri scienziati, preferendo sottolineare, con la pacatezza che lo contraddistingue, che solo questo è l’autentico metodo scientifico. «Sono le osservazioni che contano. Ad esempio: la teoria di Newton su tempo e spazio era molto importante (Newton sosteneva che erano assoluti, ndr), ma dopo di lui è venuto Einstein, che ha formulato la teoria della relatività e ci si è resi conto che il modello proposto da Newton non bastava più. In ogni caso, la scienza non funziona per consenso della maggioranza, quella è la politica».
Dalla Prestigiacomo a John McCain
La politica appunto. «È in atto una folle corsa all’allarmismo globale che il mondo politico avalla, forse nel timore di perdere consensi, con altisonanti quanto vacui proclami per “salvare il clima”».
Si riferisce a entrambi i candidati alla presidenza americana, Singer, e a tutti quei gruppi di interesse che hanno imparato a sfruttare abilmente l’imponente quanto errata allocazione di risorse da parte del governo federale: i produttori di combustibili alternativi, ad esempio, che sfruttano i sussidi pubblici per il finanziamento della produzione di etanolo dal grano (con i conseguenti gravi problemi alimentari che colpiscono diversi paesi del terzo mondo); o ancora gli scienziati che beneficiano di due miliardi di dollari all’anno per la ricerca sul clima. «In Italia c’è una vasta comunità accademica ansiosa di fare sentire la sua voce. Lo stesso sta accadendo nei paesi del Nord Europa». Anche sempre più politici si stanno rendendo conto delle possibili conseguenze dannose che l’accettazione a-critica delle teorie catastrofiste sul surriscaldamento globale potrebbe avere sull’economia e quindi sulla vita delle singole persone (in particolare per l’aumento del carico fiscale e la diminuzione della produzione industriale).
Non è un caso se anche il nuovo ministro dell’Ambiente italiano, Stefania Prestigiacomo, ha dichiarato di volere ridiscutere il Protocollo di Kyoto. «Probabilmente o si è resa conto che non funziona, o che costa troppo oppure entrambe le cose», commenta Singer. Analogamente, segnali incoraggianti arrivano dalla Germania, dove il partito liberale (Fdp) ha organizzato un “brainstorming” su clima ed energia, e dal Regno Unito, grazie all’aumento delle voci fuori dal coro all’interno del redivivo partito conservatore.
Qual è, allora, la soluzione? Senza allarmismo e con indomita fiducia nella capacità dell’uomo di rispondere ai bisogni che lo toccano da vicino, il professore americano non si sente di fare previsioni sul clima («troppo aleatorie»), ma crede che siano i mezzi tecnici a consentirci l’adattamento ai cambiamenti climatici: «Se avremo i mezzi e le risorse necessarie al progresso, ci sapremo adattare. Inoltre, i combustibili fossili sono tuttora i meno costosi, i più sicuri e a inquinamento zero, dato che le emissioni sono facilmente “ripulibili” grazie ai moderni mezzi di produzione». Infine, Singer chiude con una nota di speranza nei confronti del candidato repubblicano alle elezioni presidenziali: «Se McCain verrà eletto, avremo una migliore opportunità di non dovere penalizzare la quantità di emissioni prodotte, dato che fra i suoi sostenitori sono molti quelli concordi con le nostre tesi».
Da
Tempi.it, 20 luglio 2008
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