Sembra quasi paradossale parlare di potenziale crisi dell'inverno quando, da fine novembre ad oggi, ci sono stati regalati episodi degni delle "vecchie annate"; tuttavia in effetti qualche plausibile ombra sul futuro esiste.
Le cause di questo hanno principalmente 2 nomi: stratosfera ed ENSO.
Un attacco congiunto "a ganascia" sul nostro inverno, il primo che consiste in un notevole raffreddamento stratosferico ai piani medio alti che quindi, qualora trasportato in basso, rischia di rendere iperattivo il Vortice Polare;
il secondo è dovuto alla situazione di Nina ormai conclamata, la quale potrebbe inibire o comunque condizionare in negativo l'iperattività traposferica dell'ondulazione delle medie latitudini che tanto merito finora ha avuto nelle sorti di questa prima parte dell'inverno.
Autorevoli amici del forum si sono già tecnicamente pronunciati circa la possibile evoluzione di questa situazione.
Al momento, a mio personalissimo parere, non è possibile operare ancora alcun tipo di previsione sulle sorti di quest'inverno nè decidendo di archiviarlo anzitempo, nè sottovalutando i cambiamenti in arrivo.
La difficoltà risiede proprio nel riuscire anzitempo a valutare le contrapposte forze che, a breve, potrebbero operare (ma che ancora non sono scese in campo ) attribuendo il giusto peso a quelle che condizionerebbero negativamente il nostro inverno futuro e a quelle che potrebbero impedirne in tutto o i parte il disegno.
Cerco di spiegarmi meglio, invitando natualmente tutti gli amici a dire come sempre la loro o a tradurre in modo comprensible quello che non sono riuscito a fare con chiarezza:

Sulla stratosfera esiste la soglia critica del NAM a 10 hpa che diviene tale quando viene superato il dato di 1,5.
E qui il primo dubbio sul superamento della soglia che produrrebbe in troposfera (in base alla teoria di B. & D.) un iperattività del Vp per circa 60 giorni.
Al momento si potrebbe ipotizzare che tale soglia venga superata con una probabilità del 60%.
Se ciò avvenisse, si potrebbe realizzare un wave break e pertanto trovarsi di fronte un vp che gira a palla.
La troposfera è invece stata finora caratterizzata da uno scarso coupling con la stratosfera e con una propria spiccata personalità specie per merito di una buona ondulazione delle correnti miti subtropicali in grado di generare, alle medie latitudini , un'azione circolatoria spesso differenziata rispetto a quella governata dal Vortice polare.
Infine c'è l'ancora l' ottima disposizione delle SSTA atlantiche.
In merito a MJO la cosa poi va complicandosi per l'effetto di ENSO neg. che condizionerà la possibile evoluzione in alcune fasi e soprattutto la diversa disposizione delle anomalìe di geopotenziale ad esse relative con MEI > 0,5.
Tuttavia tali anomalìe rendono ad esempio maggiormente favorevole una fase 6 un pochino a scapito di una fase 7 più a rischio cmq a causa delle SST fredde in quella zona e più difficlmente realizzabile (o con bassa magnitudo).
Nasce quindi un ulteriore quesito ovvero: anche qualora venisse superata la soglia critica del NAM e quindi la troposfera si trovasse ad avere a che fare con il vortice polare molto intenso tale da inibire marcate attività ondulatorie, l'attuale panorama SST e una madden in buona fase unitamente all'iper raffreddamento del Vecchio continente in prossimità della Russia europea, davvero potrebbe non creare una dissociazione non più strato /tropo bensì solo troposferica tra le alte e le medie latitudini? e inoltre rallentare, in prossimità del suolo la telecomunicazione delle westerlies in zona EA?

Sono tutti quesiti a cui al momento non riuscendo a trovare risposta in quanto non in grado, come anzi dicevo, di soppesare attentamente le forze in gioco, non offro risposta, conscio comunque che le prospettive in arrivo possano rendere certamente meno agevole il percorso dell'inverno finora avuto.
Credo che tra una decina di giorni potrò avere nel merito idee più chiare e nel frattempo mi affido ad una puntuale osservazione con i mezzi e con le contenute capacità a mia disposizione.