Mi sembra una affermazione molto semplicistica.
L'area flegrea è molto popolata da millenni, come quasi tutte le zone vulcaniche che non presentano una attività continuativa. Non è affatto un caso unico in termini di presenza umana, le caldere simili sono tutte ampiamente popolate. Giusto per citare a memoria qualche caso di città collocate dentro campi vulcanici o caldere ti posso citare Aukland in Nuova Zelanda, Kagoshima in Giappone (Aira caldera), Città del Guatemala (caldera di Atitlan).
Questa è una mappa storica del territori di Aukland con i crateri vulcanici (in gran parte spianati con l'edificazione della città moderna)
Anche in termini economici e di gestione del rischio geologico, non è così immediato che sia conveniente non edificare questo tipo di territori, che hanno una collocazione strategica per vari motivi. La probabilità che un edificio nella caldera dei Campi Flegrei sia distrutto da una eruzione vulcanica non è così elevato, negli ultimi 3000 anni solo il piccolo villaggio di Tripergole è stato distrutto dal vulcano e non c'è stata alcuna vittima. Non possiamo dire lo stesso dei numerosi centri abitati sepolti dal Vesuvio o dall'Etna (il più recente Mascali nel 1928) o delle città rase al suolo dai terremoti.
Il punto è che Campi Flegrei fa impressione perché potenzialmente può generare eventi catastrofici di dimensioni difficili anche solo da immaginare (nel qual caso tuttavia ciò che succede ai centri abitati collocati dentro la caldera sarebbe un problema minore), ma se ci limitiamo agli eventi molto più frequenti di minori dimensioni è impossibile valutare gli impatti specifici. Non sappiamo se e quando ci sarà una ripresa di attività né in quale zona della caldera. A differenza dei terremoti una eruzione sarebbe ampiamente prevedibile e il rischio per la vita delle persone piuttosto gestibile. Se ci fosse una ripresa di attività più intensa e/o persistente l'attività umana dovrà adattarsi di conseguenza, ma i tempi geologici di questo vulcano e la sua imprevedibilità non rendono molto sensato farlo preventivamente.
Ultima modifica di snowaholic; 28/02/2025 alle 20:03
Kagoshima e città del Guatemala non sono paragonabili ai campi Flegrei ma piuttosto a Napoli col Vesuvio, ma di civiltà e paesi e cittadini ai margini di un cono vulcanico ce ne sono da sempre, proprio per la fertilità dei terreni vulcanici.
Più simile alla situazione dei Campi Flegrei è Auckland in Nuova Zelanda.
Ma il discorso è un altro e appunto molto semplice.
Indipendentemente da quando l'area flegrea è stata colonizzata in passato e indipendentemente da l'attività vulcanica ed effetti annessi, è proprio l'aver ora una città con 600,000 vite a rischio il problema.
L'estremo è una grande eruzione ma quella fa parte del classico sensazionalismo.
Una piccola eruzione o un forte terremoto andrebbe a generare di sicuro molte morti, visto anche la peculiarità delle abitazioni dell'area nel non esser costruite a prova di sismi continui o singolari e di forte intensità.
Dunque, l'area, va evacuata non perchè si pensa all'eruzione, bensì per metter in sicurezza preventiva 600,000 persone che hanno il sedere sopra ad un area molto a rischio.
L'INGV stima la magnitudo massima delle scosse vulcaniche dei Campi Flegrei a M5, quindi nessun edificio moderno o comunque con un livello di manutenzione decente dovrebbe risentirne. Le eruzioni sono prevedibili, quindi non c'è motivo per cui debbano generare molte morti (non le fece nemmeno nel 1538 quando non c'era monitoraggio). La valutazione del rischio sismico e vulcanico è un'attività seria, che si fa con metodologie precise e non in base alle sensazioni di pancia. Il rischio zero in Italia praticamente non esiste, si può solo studiare, monitorare e mitigare.
Con la tua logica dovremmo sgomberare tutta Napoli, Catania, Messina e tutto l'appennino centrale, che probabilisticamente hanno un maggior rischio rispetto all'area flegrea. La caldera peraltro è molto grande, alcune delle parti più popolate sono inattive dal punto di vista vulcanico da oltre 40 mila anni, altre da oltre 15 mila. Potrebbero anche non riattivarsi mai, così come potrebbe aprirsi una bocca eruttiva in Piazza delle Medaglie d'Oro a Napoli.
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È impossibile capire quali sarebbero le misure di mitigazione più opportune fino al momento in cui saranno chiare le modalità di ripresa dell'attività eruttiva, ammesso che ci sia realmente una ripresa.
Quanto a Kagoshima e Città del Guatemala, nel primo caso tutta la baia è una caldera vulcanica, per cui la città è collocata dentro la caldera. Al momento l'attività vulcanica è concentrata nel cratere di Sakurajima, ma non è sempre stato così.
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A Città del Guatemala ci sono vari quartieri collocati dentro la caldera, come Amatitlán (150 mila abitanti) e altri più piccoli (in grigio nell'immagine le zone edificate). Non mi sembra così diverso da Napoli con Campi Flegrei, con un altro mezzo milione entro pochi km di distanza. Considerata la tendenza di questa caldera ad eruttare lungo i bordi, avere un centro abitato di mezzo milione di abitanti addossato a nord della caldera non è molto diverso da averlo dentro.
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Edifici poco moderni e con una manutenzione indecente.
https://www.youtube.com/watch?v=SmpysYnWtDs
Parlano della zona a massimo rischio (quindi suppongo Pozzuoli e dintorni) dove dagli anni 80 non si costruisce più quasi nulla e il patrimonio edilizio è particolarmente vetusto.
Anche in quella zona solo il 10% degli edifici è a rischio e il problema è la manutenzione, di cui dovranno occuparsi i proprietari con un certo supporto statale. È esattamente quello che deve fare lo stato mediante la protezione civile, monitorare e mitigare il rischio.
Cosa dovrebbe dimostrare?
Ripete esattamente quello che avevo già detto, magnitudo massima 5 e rischio per gli edifici limitato a quelli vecchi e con scarsa manutenzione, in particolare nell'area di Pozzuoli.
Giusto fare i controlli sulla tenuta degli edifici, ma non ha senso tirare fuori come alternativa l'evacuazione che costerebbe miliardi di euro (solo per Pozzuoli, su tutta la caldera diventano decine di miliardi) contro qualche milione che serve per ispezionare gli edifici.
C'è già un piano della Protezione Civile per fare il monitoraggio e i proprietari dovrebbero fare la loro parte segnalando i danni e con interventi di ristrutturazione dove necessario.
Dipende molto dalla distanza dall'ipocentro. Se la scossa l'hai sotto il sedere un edificio crolla anche con M2 o anche meno.
Per gli edifici ci si basa sulla massima accelerazione attesa stimata sia dalla rete accelerometrica che da ipotesi sul massimo terremoto atteso ad una certa distanza.
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