Tu pensa ai dati ufficiali affidati a delle capannine (schermatura soprpassata ormai) che tra l'altro spesso sono anche trascurate!
E' difficilissimo creare un protocollo proprio per il fatto che ogni installazione deve essere ragionata sulla base delle caratteristiche peculiari del luogo.
Davis Vantage Pro2 wireless. LaCrosse WS 2300 cablata con schermo artigianale autoventilabile.
"L'uomo non ha avuto il mondo in regalo dai suoi genitori, lo ha avuto in prestito dai propri figli"
Come già suggerito "l'ombrellino" per il Davis io lo porrei a "visiera", quindi inclinato e a forma semicircolare. In questo modo fai ombra fino in basso e lo schermo respira bene.
Se arriverà la Davis Pro al mio amico dagli USA ne realizzerò uno anch'io così posto le foto e non se ne parla più.![]()
Davis Vantage Pro2 wireless. LaCrosse WS 2300 cablata con schermo artigianale autoventilabile.
"L'uomo non ha avuto il mondo in regalo dai suoi genitori, lo ha avuto in prestito dai propri figli"
La mia è stata una constatazione che ha voluto confermare la critica a questo modo di procedere.
E’ chiaro che il luogo di ubicazione di una stazione meteo è fondamentale, tanto che le normative di installazione, per quanto possibile, classificano luoghi e tipologie al fine di creare una rete per lo più omogenea. In analogia, si potrebbero indicare quali schermi solari utilizzare (passivi, ventilati, rialzati, ecc.) a seconda del sito dell’utente finale.
Insisto sul discorso (forse per alcuni un po’ accademico) della gestione strumentale di una rete meteo e non intendo, invece, sindacare la qualità o validità degli schermi autocostruiti (figurati, io stesso ne ho realizzati una decina, anche con progetti innovativi...)
Un salutone, Alessandro.
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www.meteosmad.it
Cercherò di esprimere anch’io un parere sull’argomento:![]()
prima di tutto mi preme elogiare il lavoro svolto da Conte, e da quel che ho visto in altri post inerenti alcune installazioni degli amici d’oltralpe, direi che siamo un bel pezzo avanti anche per merito di persone come lui.
Il cercare di ottenere le migliori prestazioni possibili dallo schermo, compatibilmente coi mezzi a propria disposizione è encomiabile, soprattutto se partiamo dal concetto che “in condizioni di sole e ventilazione scarsa o assente, lo schermo che ha performance migliori è quello che fa registrare la temperatura più bassa”, nessuno schermo al mondo, neanche il più costoso sarà mai in grado di abbassare la temperatura dell’aria circostante, a meno di inserirci una cella di Peltier!
Il problema però è che le stazioni “ufficiali” non applicano lo stesso tipo di metodologie di noi appassionati! Possono vantare strumentazioni e sensori dai costi talmente elevati che mai noi potremmo permetterci, ma poi le loro capannine sono covo di animali di ogni tipo, gli schermi sono sporchi, i prati non curati, con gravi effetti pacciamanti dovuti alla scarsa manutenzione etc.
Sicuramente, allo stato attuale, e con le capacità raggiunte da noi appassionati, i nostri dati sono sicuramente più affidabili di quelli ufficiali, ma i nostri, ufficiali non lo saranno mai!
Quindi, la strada migliore secondo me da perseguire è quella dell’uniformità delle metodologie di misurazione.
Adottiamo tutti lo stesso schermo, la stessa altezza, nei limiti del possibile gli stessi sensori, le differenze che scaturiranno saranno dettate solo dalla meterologia e dai microclimi, in costante cambiamento per le cause che tutti conosciamo.
Non dico che dobbiamo usare tutti il passivo davis, o l’attivo rmyoung, o un modello progettato e costruito in serie da Conte, ma TUTTI lo stesso schermo!
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