A livello progettuale l'A330-200 è relativamente recente (anni '90) e dotato di moderni sistemi di sicurezza. La vicenda è veramente strana, soprattutto in relazione al fatto che i piloti non abbiano comunicato nulla. Si parla di problemi all'impianto elettrico, anche se un completo black-out tendo ad escluderlo visto che le fonti primarie sono innanzitutto i due turbofan (i "motori") e, nei casi di emergenza in cui entrambi smettano di essere operativi, entra in un funzione un'elica esposta al vento che garantisce le operazioni essenziali (e comunque le comunicazioni radio penso siano le ultime a morire nei casi di emergenza!).
Quindi sembrerebbe che l'equipaggio non abbia avuto il tempo di fare qualcosa. O c'è stata una combinazione del tipo: l'aereo perde lentamente pressione al suo interno ed un difetto dei sistemi d'allarme non comunica nulla all'equipaggio. I piloti ad un certo punto perdono conoscenza (così come tutti quanti a bordo) e il velivolo finisce dritto dritto verso una forte zona temporalesca (c'è il pilota automatico inserito) che causa danni al velivolo e poi cade. Oppure un'esplosione (accidentale o no).
E badate che l'opzione 1 non è così campata in aria, soprattutto per l'aspetto dell'equipaggio che non si accorge di nulla. E' già succcesso, precisamente in quell'aereo caduto in Grecia qualche anno fa (forse nel 2005). L'organismo umano non è in grado di rendersi conto del pericolo cui sta andando incontro se è soggetto ad un continuo e lento calo di pressione (e quindi ossigeno) visto che dapprima si raggiunge uno stato euforico in crescendo (penso come se si fosse ubriachi), poi perdita della coordinazione e quindi abbandono dei sensi e morte. Tutto ciò, ripeto, senza che si giunga ad un punto in cui ci si accorge della mancanza di ossigeno!
Aspettiamo di capire...![]()
pero' che nessuno strumento segnali un calo di pressione in cabina e' strano.
poi, l'effetto di cui parli (che mi pare simile alla narcosi da azoto per chi fa immersioni) da sicuramente euforia e senso di "ubriachezza", ma due piloti esperti sicuramente ne sanno riconoscere i sintomi.
La mancanza di una qualsiasi segnalazione da parte dei piloti e' veramente strana. Speriamo che la verita' venga fuori.
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always looking at the sky...
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Ciao Ale!
20/12/2009... La giornata Perfetta! Min. -10.2° - Max. -5.1°
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Io non so quante ore di volo avessero sulle spalle il pilota e copilota di quel velivolo, però il fatto che non siano riusciti ad attivare la pressurizzazione in cabina e che pensavano che gli allarmi che suonavano fossero mal funzionanti la dice lunga...
ASN Aircraft accident Boeing 737-31S 5B-DBY Grammatikos
Ora vediamo di prendere tutti quanti un qualcosa di solido
Iero ero all'aeroporto di Madrid quel giorno e mi stavo imbarcando su un volo intercontinentale che sarebbe dovuto partire 15 minuti dopo l'incidente. Effettivamente da quel giorno ho un po' di pensieri quando mi devo imbarcare su un aereo, anche se per fortuna non ho maturato alcuna fobia...
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Versante est dell'alto Casentino - 550mslm - Arezzo - 43°46'30'' N - 11°44'35'' E
Estremi dal 1/12/05: Minime: -13.4°C (20/12/09) +18.9°C (14/7/11)
Massime: -3.1°C (17/12/10) +39.5°C (14/8/21) - DATI ONLINE
se è finito dentro un CB l'ultima cosa di cui preoccuparsi sono i fulmini... ho raccolto alcuni quote dal corriere:
http://forum.meteonetwork.it/thunder...ml#post2483550
Flight deck crew
Flight Captain:
- ·French
- ·58 years old
- ·Entered Air France in 1988
- ·Qualified on Airbus A330/A340 in February 2007
- ·11,000 flight hours, including 1,700 on Airbus A330/A340
2 co-pilots:
- ·French
- ·37 and 32 years old
- ·Entered Air France in 1999 and 2004
- ·Qualified on Airbus A330/A340 in April 2002 and June 2008
- ·6,600 flight hours, including 2,600 on Airbus A330/A340
- ·3,000 flight hours, including 800 on Airbus A330/A340
Cabin crew
Chief purser:
- ·French
- ·49 years old
- ·Entered Air France in 1985
2 pursers:
- ·French
- ·54 and 46 years old
- ·Entered Air France in 1981 and 1989
6 stewards and stewardesses:
- ·5 French and 1 Brazilian
- ·Between 24 and 44 years old
- ·Entered Air France in 1996 and 2007
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L'unica persona a cui mi sento superiore è me stesso del giorno precedente.
~always looking at the sky
Riguardo a quello che ha scritto Deneb non dimenticherò mai il viaggio di ritorno da Stone Town (Zanzibar-Tanzania) a Milano e soprattutto il primo ed unico scalo a Nairobi. Non esiste pista a Stone Town, partenza praticamente orizzontale di un pilota e co-pilota con alle spalle 10 ore di volo, la differenza di pressione si è sentita eccome, diverse persone non si sono sentite bene compreso me medesimo (Non metto in dubbio che la paura ci ha messo molto del suo). Da Nairobi a Milano viaggio tranquillo, poche nuvole, pochissimi sobbalzi, mi sono guardato anzi diversi film.
Allo stato attuale delle cose, le cause dello schianto del volo 447 dell’Air France possono essere analizzate solo sulla base di semplici congetture. È impossibile parlare di missili, esplosioni o fulmini, o meglio, a questi ragionamenti si può attribuire lo stesso livello di credibilità che hanno i complottisti che ragionano di campi magnetici sulle coste brasiliane, di Ufo e Triangolo delle Bermuda.
Restano però alcuni punti fermi sulla vicenda.
Il primo e più importante dei quali è relativo al fatto che l’equipaggio non ha comunicato nulla al personale di terra. Dall’apparecchio è partito solo il segnale automatico, della durata di tre minuti, di "avaria generale del sistema elettrico". Il che significa tutto e niente. È impensabile che un equipaggio addestrato e di grande esperienza come quello dell’Airbus in volo per Parigi non sia riuscito a mettere mano alle comunicazioni. Ai corsi per i piloti, gli insegnanti ripetono ossessivamente la formuletta "operate and comunicate", operate e comunicate.
Le comunicazioni non sono importanti, sono fondamentali. Provate, per curiosità, a leggere la trascrizione dei passaggi radio con la torre di controllo, e vi accorgerete della quantità impressionante di parole dette: "Sto facendo questo, sto per fare quest’altro, chiedo l’autorizzazione per X, ho ricevuto l’indicazione Y…" ecc. ecc.
Le trasvolate oceaniche, dato che sono molto lunghe, prevedono sempre la presenza di due equipaggi completi per la cabina di comando: un equipaggio "attivo", composto dal comandante del velivolo e dal suo secondo (detto "primo ufficiale"), che si occupa delle prime e delle ultime ore di volo, e un equipaggio di crociera, composto da uno o due piloti, che sostanzialmente non fa altro che controllare il pilota automatico durante la lunga e sonnolenta traversata dell’oceano. Nel caso in cui le condizioni climatiche siano più o meno preoccupanti, il comandante ha la facoltà di scegliere se restare alla cloche e sovrintendere a tutte le operazioni.
A leggere le carte del tempo relative a quella zona, si capisce che di sicuro il volo si è trovato in una situazione di turbolenza. Che, nell’aeronautica civile, è di tre gradi, a seconda dell’intensità: leggera, moderata e severa. Ora, quand’anche il volo AF 447 si fosse trovato al cospetto di una turbolenza di terzo livello (cosa improbabile, visto che i voli sono dotati di radar meteo che danno informazioni in tempo reale sulle condizioni del tempo da lì a 15 minuti: l’equipaggio può quindi con tutta calma operare variazioni di rotta per evitare le zone difficili), se pure si fosse trovato al cospetto di una turbolenza severa, si diceva, è da escludere del tutto l’ipotesi che questa abbia provocato la caduta del jet: fulmine compreso. Il comandante aveva un’esperienza di volo quantificata in più di 11mila ore. Un pilota espertissimo. È probabile che nella sua carriera abbia preso addosso, come si dice in gergo, numerosi fulmini. E ne sia sempre uscito illeso, com’è giusto che sia. Un aereo colpito da un fulmine funziona come una gabbia di Faraday, l’energia della saetta viene scaricata su tutta la carlinga, e si disperde. Gli aerei sono poi disseminati lungo tutta la struttura di dispersori di energia, che alleggeriscono ulteriormente il carico elettrico. Quando un fulmine colpisce un aereo in volo, si sente un gran botto e si vede una gran luce (è per questo che quando ci si aspetta di essere colpiti, l’equipaggio invita i passeggeri a schermare i finestrini con le alette parasole e provvede a alzare le luci di cortesia, per evitare sbalzi percettivi di luce). Una volta a terra, si provvede a ispezionare il mezzo, e di solito i tecnici trovano un foro di entrata e uno di uscita del fulmine, e questo è tutto.
Quanto all’ipotesi di cedimento strutturale dovuta a correnti eccezionali, grandinate tropicali e venti da bufera, anche quella è da escludere. L’aeroplano era in servizio da appena 5 anni, e aveva passato l’ultima revisione generale pochi mesi fa. Una macchina perfettamente funzionante e nuova.
Anche la questione dell’assenza di copertura radar andrebbe riportata a un livello di discussione assai più moderato. Allo stato attuale della tecnologia in nostro possesso, non si può attuare un’area di copertura radar da costa a costa. La copertura del radar – che effettivamente per lunghi tratti di traversata oceanica manca – serve soprattutto alle torri di controllo per canalizzare e gestire il traffico di decolli e atterraggi... Non va dimenticato che in un minuto di una qualsiasi giornata contemporaneamente volano migliaia di apparecchi. Un pilota non ha un bisogno necessario e assoluto del radar per andare da X a Y. Ha i suoi sistemi di navigazione. Ha le carte. Ha le rotte già tracciate. Ha il satellitare. E soprattutto comunica con i colleghi che lo seguono e lo precedono lungo quelle medesime rotte. Nel caso di comunicazioni con la torre, poi, ci sono le radio in frequenza HF, di qualità medio-bassa, ma comunque sempre funzionanti e attive.
Dunque, restiamo ai (pochi, al momento) punti fermi della vicenda.
L’equipaggio non ha comunicato nulla. Né may day, né malfunzionamenti. Ora, calcolando che l’altezza media di crociera di un volo è di 35mila piedi, e ipotizzando una caduta verticale, proprio a muso in giù, dell’apparecchio, e assumendo infine che il mezzo impieghi un minuto per percorrere 5mila piedi, all’Airbus Air France ci sarebbero voluti 7 minuti prima dell’impatto con l’acqua. Sette minuti e zero comunicazioni. Qualcosa deve essere successo all’interno del cockpit. Un evento improvviso e dirompente, in prima battuta. O, al contrario, un impedimento sottile, silenzioso e strisciante, lento, capace di mettere fuori combattimento i piloti.
Per la prima ipotesi (evento improvviso e dirompente) si potrebbe propendere per una esplosione. Il governo francese non esclude ancora del tutto l’ipotesi dell’attentato, anche se l’antiterrorismo ha spulciato la lista passeggeri (ecco uno dei motivi del ritardo iniziale nel rilascio pubblico della lista), e non ci sono elementi preoccupanti o a rischio. Sul passeggero marocchino l’analisi dei servizi è stata meticolosa, ma anche lì non è venuto fuori nulla. L’esplosione potrebbe quindi essere stata causata da una bombola a bordo. Ma anche in questo caso, si trattasse solo di quello, non avrebbe provocato la caduta del jet. Per dire, se fosse stato ossigeno, avrebbe creato uno squarcio nella carlinga, o l’esplosione di uno o più finestrini. Ma in passato, è ampiamente documentato, ci sono stati voli capaci di atterrare anche con un intero portellone saltato via. Bisognerebbe dunque pensare a una serie di concause piuttosto pazzesche. La bombola esplode. Crea lo squarcio. L’aereo si trova in zona di turbolenza severa. Il fulmine colpisce la carlinga… Insomma, quasi più fantascienza che aeronautica.
Per quel che riguarda la seconda ipotesi (evento silenzioso e lento), l’idea è di una depressurizzazione che ha portato a ipossia le persone a bordo. A quell’altezza, bastano 30 secondi senza la maschera e si perde conoscenza. Si pensi al volo 522 della Helios, in Grecia, che si schiantò il 14 agosto del 2005 sulle montagne a nord di Maratona. In quel caso, i piloti non si accorsero (anche per colpe dovute ai tecnici di terra) che il sistema di pressurizzazione dell’ossigeno era saltato, e a causa della confusione mentale causata da iniziale ipossia adottarono una serie sbagliata di procedure, che li portarono all’intontimento definitivo e poi allo svenimento (l’aereo continuò a girare nei cieli col pilota automatico fino a quando il carburante finì e si schiantò).
A conti fatti, resta dunque, al momento, difficile, se non impossibile, immaginare quale errore dei piloti, se di errore umano s’è trattato, possa aver condannato l’aereo a un tuffo così letale. Quale interruttore potrebbero avere o non avere premuto? Quale leva azionato o no? E soprattutto, cosa li ha spinti a morire così silenziosamente, senza tentare di mandare una qualsivoglia richiesta di soccorso o localizzazione? Va bene, si potrà dire, s’è rotta semplicemente la radio. Le radio, bisognerebbe aggiungere. Paralisi completa di tutti gli apparati comunicativi (evento più unico che raro, ma assumiamo che sia successo). Ma questo come spiega la perdita di controllo dell’apparecchio? E viceversa, l’eventuale perdita di controllo dell’apparecchio, in che modo ha influito sull’assenza totale e inspiegabile di comunicazioni? Perfino l’evento più preoccupante che possa succedere nel corso di un volo, e cioè l’incendio a bordo, lascia sempre il tempo di parlare con la torre, o con i colleghi dei voli vicini.
Tutte le ipotesi, è certo, sono zeppe di conseguenze allarmanti. Qualunque cosa sia successa su quel volo, qualunque sarà la conclusione dell’inchiesta, qualunque sia il responso che verrà fuori dalle scatole nere, sempre che si riesca a trovarle, sarà qualcosa di terribile e angosciante
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Tenendo anche conto che un'attentato ha senso se si rivendica,o comunque se si rende palese che è un'attentato,non se lascia spazio ad ipotesi di incidenti.potrebbe esserci l'opzione anche della cappellina di qualche caccia militare,tipo ustica......
Onore a tutti i fratelli caduti nella lotta contro il potere e l'oppressione.
"nel fango affonda lo stivale dei maiali..."
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