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  1. #7341
    Uragano
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    Predefinito Re: Dura salita o "discesa" verso il default?



  2. #7342
    Brezza tesa L'avatar di Fdg
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    Predefinito Re: Dura salita o "discesa" verso il default?

    E' che comunque l'austerity fa aumentare il debito in termini reali...

    Comunque lo studio non e´ niente di nuovo sotto il sole, combina l'empirismo di di "Growth in a time of Debt" di Reinhart-Rogoff con una banale equivalenza ricardiana quando parla dell'internalizzazione (che implica la completa assenza di possibile crescita economica nel futuro...oddio, assunzione anche sensata per l'Italia nei prossimi 10-20 anni).
    Solofilo - freddofilo e seccofilo in inverno, caldofilo e variabilofolo in primavera, caldofilo e seccofilo in estate, tiepidofilo e variabilofilo in autunno - mi piacciono 6 ore di sole dopo 1 ora di temporale, o le giornate secche ed anticicloniche invernali dopo 1 giorno di neve fitta

  3. #7343
    Josh
    Ospite

    Predefinito Re: Dura salita o "discesa" verso il default?

    Citazione Originariamente Scritto da Fdg Visualizza Messaggio
    E' che comunque l'austerity fa aumentare il debito in termini reali...

    Comunque lo studio non e´ niente di nuovo sotto il sole, combina l'empirismo di di "Growth in a time of Debt" di Reinhart-Rogoff con una banale equivalenza ricardiana quando parla dell'internalizzazione (che implica la completa assenza di possibile crescita economica nel futuro...oddio, assunzione anche sensata per l'Italia nei prossimi 10-20 anni).
    Ma è possibile trovare una via di mezzo fra cure di cavallo e lassismo pro-crescita a debito?Inizio a dubitarne...Tu che ne pensi?Mi farebbe piacere un parere competente.

  4. #7344
    Josh
    Ospite

    Predefinito Re: Dura salita o "discesa" verso il default?

    Intanto ecco che fine stanno facendo questi altri qui(stavolta nordici).Ditelo a tutti quelli di di casa nostra che continuano a prendere a modello il paese dei vulcani.
    Islanda, paradiso artificiale di liquidità | Phastidio.net
    Ultima modifica di Josh; 07/03/2013 alle 15:41

  5. #7345
    Uragano L'avatar di Friedrich 91
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    Predefinito Re: Dura salita o "discesa" verso il default?

    Citazione Originariamente Scritto da John Visualizza Messaggio
    Questa era la lungimiranza degli europeisti di un tempo:




    Intervista con l’ex Cancelliere Helmut Schmidt
    Un golpe per l’Europa
    Servono una leadership e un patto tra Berlino e Parigi La Germania è arrogante
    Schimdt_190x130

    «Abbiamo fatto una cosa mai vista prima al mondo. Abbiamo mascherato un aiuto di 5 miliardi di marchi all’Italia come se fosse un’operazione tra le banche centrali». Nell’estate del 1974 il Cancelliere tedesco Helmut Schmidt e il presidente della Bundesbank, Karl Klasen, vennero in Italia per incontrare a Bellagio il primo ministro italiano Mariano Rumor e il governatore della Banca d’Italia, Guido Carli. Il risultato del vertice fu un credito di 5,2 miliardi di marchi dell’istituto di emissione tedesco a quello italiano, garantito da 5 tonnellate d’oro che Bankitalia mise a disposizione nelle proprie riserve. Quello che pochi sanno è che si trattò in realtà di ben altro.

    «Né l’opinione pubblica tedesca, né quella italiana capirono cos’era successo. Era di fatto una violazione delle leggi fiscali tedesche. Ma se l’avessimo fatto come governo, avremmo dovuto chiedere il voto del Parlamento. Non l’abbiamo fatto. Però in quel momento era necessario agire così, era la cosa giusta da fare: l’Italia era in difficoltà finanziarie, noi tedeschi dovevamo aiutarla. Cinque miliardi di marchi erano una cifra importante al tempo. Ma l’Italia fu salvata, il prestito venne ripagato nei termini previsti e l’oro non venne mai toccato».

    Mentre mi racconta l’aneddoto, col sorriso di chi sa di rivelare una piccola e sconosciuta pagina di storia europea, Helmut Schmidt riesce a fumare due sigarette e tirare una presa del suo adorato tabacco da fiuto. Avrà pure 95 anni l’ex Cancelliere federale, che l’età ha levigato nei tratti e ammorbidito nella figura, una volta snella e nervosa. Ma la sua testa rimane un brillante e i suoi occhietti azzurri sprizzano ancora vitalità e ironia. Non ha pescato a caso l’episodio del lago di Como. Gli serve per esemplificare un punto politico importante: «Ciò che accadde allora fu in un certo senso simile a quanto sta facendo oggi Mario Draghi: probabilmente il presidente della Bce agisce in violazione del Trattato, ma è necessario, sta facendo la cosa giusta».

    Andare a trovare Schmidt nel suo ufficio amburghese è come fare un bagno di franchezza e di onestà intellettuale. Ma soprattutto è andare a ritrovare la forza dell’idea d’Europa, la chiarezza del progetto della casa comune, che i leader della sua generazione ebbero sempre presente non tanto nella retorica delle formule, quanto nella concreta azione di governo. Anche a costo di forzature e di colpi d’ala, ai quali nessuno degli attuali dirigenti politici europei appare desideroso e in grado di ispirarsi.

    Signor Cancelliere, qual è lo stato dell’Unione? È più ottimista o più pessimista rispetto a un anno fa?
    «Non ero ottimista un anno fa e non sono troppo ottimista oggi. Non c’è grande differenza».

    Ma abbiamo assicurato la stabilità dell’euro: è d’accordo?
    «L’euro non è il problema dell’Europa o comunque non è quello principale. I problemi europei sono molteplici. Al primo posto c’è l’indebitamento di alcuni Stati. Poi c’è l’incapacità dei leader europei di affrontarlo. Inoltre c’è unminore impegno verso l’integrazione rispetto a cinque anni fa. Tutti questi fenomeni affondano le loro radici nel 1991-1992, quando l’allargamento si sovrappose alla nascita dell’euro. Allora eravamo appena in dodici e commettemmo il doppio, ridicolo errore di invitare tutti a essere parte dell’Unione e allo stesso tempo di partecipare all’euro. Inoltre, quasi nessuno dei 27 Paesi membri ha mai pensato di pagare soldi al bilancio comune, di trovarsi cioè nella condizione di contributori, ma tutti sono sempre stati interessati a ottenere qualcosa, a spremere risorse. E questo hanno fatto. Da ultimo, nessuno o quasi degli attuali leader crede nella necessità dell’integrazione europea. Non si rendono conto che gli europei stanno giocando d’azzardo col futuro degli Stati-nazione in quanto singole entità».

    Ma questa incapacità a comprendere la necessità dell’integrazione è di carattere politico o intellettuale?
    «Entrambi. Nella sostanza è l’incapacità di capire la decrescente vitalità della civiltà europea, la sua decadenza. All’inizio degli anni Cinquanta, poco dopo la fine della guerra, eravamo in forte crescita demografica. Poi è subentrata la stagnazione e oggi siamo in piena denatalità. Demograficamente l’Europa rimpicciolisce e invecchia. Ma il resto del mondo — Asia, India, Africa e perfino il Nord America — cresce rapidamente, mentre noi andiamo in direzione opposta. Ci sono solo due altre nazioni demograficamente in crisi: la Russia e il Giappone. La percentuale della popolazione europea su quella mondiale continua a scendere: nel 2050 saremo il 7% e il nostro prodotto lordo non sarà più del 10%, mentre nel 1950 era il 30%. L’unica speranza di avere un ruolo è di averlo insieme, l’interesse strategico degli Stati-nazione europei nel lungo termine è la piena integrazione economica e politica. Ecco la ragione per cui parlo di inevitabile necessità».
    Riesci a darmi il link da cui hai trovato questa intervista x favore ?
    Stupenda comunque, in quel momento l'Unione Europea ragionava davvero da Unione Europea, ossia come un blocco unico nel quale i vari Paesi collaborassero tra loro (tant'è vero se non sbaglio in quel momento si è iniziato a parlare di Stati Uniti d'Europa), peccato poi che tali premesse siano state dissipate col tempo.
    «L'Italia va avanti perché ci sono i fessi. I fessi lavorano, pagano, crepano. Chi fa la figura di mandare avanti l'Italia sono i furbi, che non fanno nulla, spendono e se la godono» (Giuseppe Prezzolini, 1921)

  6. #7346
    Josh
    Ospite

    Predefinito Re: Dura salita o "discesa" verso il default?

    Citazione Originariamente Scritto da Stau Visualizza Messaggio
    Riesci a darmi il link da cui hai trovato questa intervista x favore ?
    Stupenda comunque, in quel momento l'Unione Europea ragionava davvero da Unione Europea, ossia come un blocco unico nel quale i vari Paesi collaborassero tra loro (tant'è vero se non sbaglio in quel momento si è iniziato a parlare di Stati Uniti d'Europa), peccato poi che tali premesse siano state dissipate col tempo.
    In effetti se ne parlava al tempo di De Gasperi ma credo che gli anni 60' e 70' siano stati il periodo d'oro dell'Unione.
    E la collaborazione era anche fra culture politiche diverse ma tutte convinte che solo insieme si potesse crescere.
    Il declino è iniziato nel 1991/92,con l'avvento del Trattato di Maastrict e l'appannamento degli ideali sociali,a favore di una visione finanziaristica e troppo strettamente monetaristica,che poteva starci ma come completamento della visione politica e sociale.
    Poi,quell'allargamento fatto in modo pedestre....
    Ora ti cerco il link.
    Ultima modifica di Josh; 07/03/2013 alle 15:48

  7. #7347
    Josh
    Ospite

    Predefinito Re: Dura salita o "discesa" verso il default?

    Citazione Originariamente Scritto da Stau Visualizza Messaggio
    Riesci a darmi il link da cui hai trovato questa intervista x favore ?
    Stupenda comunque, in quel momento l'Unione Europea ragionava davvero da Unione Europea, ossia come un blocco unico nel quale i vari Paesi collaborassero tra loro (tant'è vero se non sbaglio in quel momento si è iniziato a parlare di Stati Uniti d'Europa), peccato poi che tali premesse siano state dissipate col tempo.
    Eccolo:
    Notizie di libri e cultura del Corriere della Sera

  8. #7348
    Uragano L'avatar di Lou_Vall
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    Predefinito Re: Dura salita o "discesa" verso il default?

    Sostanzialmente concordo,anche se credo si tralasci una cosa fondamentale,giunti a questo punto.
    Per innescare il circolo virtuoso,logica vuole il far ripartire i consumi,che a loro volta stimoleranno la produzione,che a sua volta attirerà investimenti,ecc.ecc.ecc. Il "far ripartire i consumi",però,non è una cosa così facile come poteva esserlo fino a un 10-15 anni fa. Ragioniamo un attimo sui consumi delle famiglie da un centinaio d'anni a questa parte: siam partiti con una sola radio in casa,che poi è diventata un televisore. Abbiamo comprato i frigoriferi e i freezer,abbiamo comprato l'automobile per il capofamiglia e le biciclette,il telefono e la televisione a colori. Poi lavatrice e lavastoviglie,automobile anche per la moglie,e poi anche per i figli. Una sola tv in casa non basta più: un'altra in cucina,un'altra ancora in camera da letto,qualche anno dopo una quarta televisione in camera dei ragazzi. Poi il cellulare per il capofamiglia,poi è arrivato il computer. Abbiamo comprato un altro cellulare per la moglie,uno per i figli,un'automobile per ogni figlio,il forno a microonde,un portatile in casa. Televisione vecchia: megaschermo al plasma. Cellulari vecchi: via di iPhone per tutti. Pc di ultima generazione,via il vecchio portatile,ne prendiamo uno nuovo. Ed eccoci qua. In una famiglia di 4 persone abbiamo 4 cellulari di ultima generazione,2 o 3 computer,3 televisori,4 automobili,e la casa piena di qualsiasi elettrodomestico possibile immaginabile.
    Bene. E ora che abbiamo tutto,che cosa cacchio compriamo ancora?
    Sono anni e anni che con le mega-offerte,i maxi sconti,gli incentivi,ci hanno fatto cambiare la cucina,i mobili,l'automobile,il cellulare. Bene,ammettiamo che abbiamo cambiato tutto quello che c'era da cambiare. E ora?
    Sono convinto che i consumi delle famiglie,ammesso che possano aumentare,non lo possono fare in maniera decisiva e continuativa. Le abbiamo saturate. L'unica cosa che possono offrire,in determinate condizioni,è il "capitale" (o per meglio dire i risparmi),ma entriamo nella classica situazione del gatto che si morde la coda. Le famiglie non consumano più,le industrie non vendono,dunque devono diminuire la produzione e ridurre il personale -> licenziare,quindi con più persone a casa il reddito complessivo delle famiglie si riduce,ergo consumeranno ancora meno e acquisteranno meno e investiranno meno,e così via. Clima di austerity? Idem con patate! Tasso maggiormente famiglie e imprese,e il risultato è pari pari a quello qui descritto.
    Credo che occorra un cambio di rotta radicale,soprattutto in materia di imposizione fiscale e lotta all'evasione.
    Lou soulei nais per tuchi

  9. #7349
    Josh
    Ospite

    Predefinito Re: Dura salita o "discesa" verso il default?

    Citazione Originariamente Scritto da Lynx Visualizza Messaggio
    Arriverà anche il turno di quella cagna della Thatcher...
    Personalmente mi auguro che il turno dei loro emuli ed epigoni(i liberisti senza alcuna considerazione per l'importanza di un'ossatura sociale,senza la quale si ricade nel darwinismo sociale,che è cosa diversa dalla cultura liberale,da un lato;i nazional-statalisti,per i quali,costi quel che costi,lo Stato nazionale deve fare da mamma,despota e gendarme,dall'altro)venga il più tardi possibile o non abbia mai a venire e che l'umanità possa imparare dagli eccessi del passato.Anche se tutto lascia pensare il contrario e cmq questa è solo una mia personale concezione,da fautore della "doppia leva"(interventi statali che siano l'eccezione e non la regola;applicazione FERREA del principio di sussidiarietà;esistenza di uno Stato sociale leggero e sostenibile ma non minimo o assente o tanto inefficiente da sembrare assente).

  10. #7350
    Tempesta L'avatar di Fede85
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