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  1. #7321
    Josh
    Ospite

    Predefinito Re: Dura salita o "discesa" verso il default?

    Ah,questa è bellina davvero.Bagnai dice che se si andasse avanti con l'integrazione europea in Germania ci troveremmo "le camicie verdi".
    Cioè...fatemi capire:seguendo il filo di questo ragionamento,il pianeta Terra starebbe ancora al tempo delle tribù e neanche agli Stati nazionali saremmo arrivati.
    E' chiaro,mio caro Alby Bagny,che ogni forma di integrazione umana e di superamento dei confini dati(che sono convenzionali,non "in rerum natura")porta con sè dei rischi.Possiamo scegliere di non correrli,beninteso.Ma,nella tua critica semimarxista a quello che chiami il"liberoscambismo",dimentichi un tratto importante del pensiero marxista:la storia non è ciclica,anche se la sua evoluzione non è lineare ma procede in maniera irregolare.Tu vuoi portarci indietro di decenni ma dimentichi le condizioni date negli anni che rimpiangi non esistono più.Piccolo particolare.

  2. #7322
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    Predefinito Re: Dura salita o "discesa" verso il default?

    Citazione Originariamente Scritto da John Visualizza Messaggio
    A proposito di Brancaccio,economista che nel 2006,in piena bonaccia,diceva che il d.p. italiano al più poteva essere consolidato,mai ridotto...
    Ieri l'ho sentito a Piazza Pulita,mentre gioiva per la stasi della globalizzazione,processo che sta risentendo della crisi economica ed ha perso quella veemenza pre-2008.
    Ovviamente a lui,paladino della lotta alla disegueglianze,mica veniva in mente di lodare i benefici della globalizzazione,come l'entrata nel benessere e nella prosperità per popoli che mai l'avevano conosciuto,il forte arretramento della povertà assoluta,l'abbattimento di barriere e distanze...
    Naturalmente no,sa solo motteggiare sui rischi del processo ma è curioso che i vantaggi gli sfuggano,sol perchè non riguardano il pezzetto di mondo in cui vive...

    Merita un quote a parte. E' pieno di persone cosi'. \fp\
    #NousAvonsDéjàGagné

  3. #7323
    Josh
    Ospite

    Predefinito Re: Dura salita o "discesa" verso il default?

    Citazione Originariamente Scritto da Professeur Bugigiò Visualizza Messaggio
    Merita un quote a parte. E' pieno di persone cosi'. \fp\
    Eppure:"laddove cresce il pericolo,là cresce anche ciò che ci salva".
    Bella quest'intervista:

    improbabile
    (e vincente) di Morin
    Il sociologo francese, 91 anni, combattente nella Resistenza
    Europa_190x130

    A vent’anni Edgar Nahoum entrò nella Resistenza contro i nazisti e il regime di Vichy allora trionfanti, con il nome di battaglia di «Morin». Oggi che di anni ne ha 91, Edgar Morin esorta di nuovo alla lotta e ad avere il coraggio di perseguire l’improbabile: cioè, ai giorni nostri, battersi per una Europa unita. Con Mauro Ceruti, Morin ha scritto La nostra Europa, un libro che ha l’ambizione di rispondere alle domande: «Cosa possiamo sperare? Cosa dobbiamo fare?». Nel suo studio di direttore di ricerca emerito del Cnrs a Parigi, il grande sociologo e filosofo della sinistra francese offre uno sguardo autorevole — e paradossalmente ottimista — sull’Europa di oggi.

    Nel 1942 lei voleva sconfiggere Hitler. Oggi vuole una federazione europea. Stesso grado di improbabilità?
    «Abbastanza. Ma tutta la storia umana ci indica che l’evoluzione accade quando gli eventi non seguono la traiettoria probabile. Il caso più clamoroso è quello della Grecia».

    Cioè?
    «L’impero persiano provò per due volte a schiacciare le piccole città greche, Atene in testa. Nella Prima guerra persiana gli ateniesi sconfissero l’esercito invasore a Maratona. E nella Seconda ci fu la sorpresa di Salamina, dove la flotta greca distrusse quella persiana. Chi l’avrebbe mai detto?».

    L’improbabile ha prevalso anche nella Seconda guerra mondiale?
    «Senza dubbio. Quando ho fatto la scelta di combattere nella Resistenza (nel 1942 Morin entrò come luogotenente nelle forze della Francia libera, ndr), i nazisti dominavano l’Europa ed erano sul punto di sconfiggere l’Urss. Niente indicava che potessero essere battuti. Fu una scommessa, per fortuna ci andò bene. Già l’Europa metanazionale del 1945 è figlia dell’improbabile».

    Per questo lei e Ceruti avete scelto proprio questo momento per scrivere un libro europeista?
    «Sono i giorni della crisi profonda ma, come diceva Hölderlin, “là dove cresce il pericolo cresce anche ciò che salva”. Bisogna credere in un nuovo, improbabile sussulto, perché le ragioni non mancano».

    Non c’è leader europeo, a parte David Cameron, che a parole non sostenga la prospettiva di un’unione politica.
    «I fatti non seguono perché nessuno ha il coraggio di accettare una cessione di sovranità a beneficio di tutti. Tutto è più difficile perché ci sono molte forze centrifughe. Guardate l’intervento in Mali, dove la Francia di fatto è sola a difendere interessi di tutta l’Europa».

    Ma è proprio la Francia a essere accusata di frenare sull’integrazione politica. Berlino parla spesso di federazione, e Parigi non risponde.
    «Angela Merkel evoca l’unione ma non vuole una politica di rilancio dell’economia. È la Francia a preoccuparsi di una politica economica comune, che non serva solo gli interessi di Berlino. L’impressione mia e di molti qui in Francia è che la Germania proponga un’unione ma a condizione di controllarla, perché nel frattempo la cancelliera Merkel impone ovunque il suo rigore».

    L’avvento di Hollande all’Eliseo ha suscitato non poche speranze nell’Europa del Sud. Oggi quello slancio sembra essersi fermato, la Francia appare impegnata soprattutto ad affrontare i suoi notevoli problemi interni.
    «Il rapporto della Francia con l’Europa del Sud è interessante e controverso. Negli anni Ottanta i premier socialisti di Portogallo, Spagna e Italia chiedevano al presidenteMitterrand di volgersi verso il Mediterraneo, di guardare di più a Sud. Lui a mio avviso non capì l’importanza di quella offerta di alleanza, era ossessionato dall’asse franco-tedesco, dal suo rapporto privilegiato con Helmut Kohl. Quello fu il primo errore».

    E poi?
    «Nicolas Sarkozy appena diventato presidente propose un’Unione del Mediterraneo. Un’idea priva di contenuto, davvero troppo campata per aria».

    Perché per rinascere l’Europa deve guardare a Sud?
    «Perché nel Mediterraneo stanno i problemi e le opportunità. A cominciare dal conflitto israelo-palestinese, sorta di cancro che estende le sue metastasi ovunque, che fortifica in Europa tutto quel che è antislamico e antiarabo e rafforza nei Paesi arabi i sentimenti contrari all’Occidente e alla civiltà giudaico-cristiana. Siamo davanti a un processo infernale, e senza svalutare ciò che è europeo, bisogna rigenerare quel che è mediterraneo».

    Il Mediterraneo oggi è il luogo delle minacce, della guerra in Siria, delle Primavere arabe che sembrano tradire le speranze.
    «Appunto, è qui che si gioca il futuro. Non parlo di misure concrete, ma il nostro ruolo è di rafforzare una sensibilità. Possiamo almeno provare a riportare in vita quel sentimento affettivo di una identità comune legata a un mare chemi piace definire “materno”».

    Non è una visione sentimentale ma poco realistica?
    «Al contrario. Anni fa ho scritto un testo che si intitolava appunto Togliere e ridare mito al Mediterraneo. Il nostro mare non è solo armonia, Apollo e Partenone; è un luogo di conflitti. Ma è comunque qui che sono nati i monoteismi e il pensiero laico. È il luogo di una costruzione storica inaudita».

    Guardando a Sud, François Hollande ha mandato l’esercito francese in Mali. Lei è d’accordo con questo intervento?
    «Sì, lo approvo. Anche se arriva troppo tardi e troppo presto. Tardi, perché si è lasciato che gli islamisti si impadronissero del Nord. Presto, perché gli alleati europei hanno seguito la Francia in modo solo simbolico, e anche perché adesso i tuareg e gli islamisti sono esposti alla vendetta dei maliani. È un’avventura storica e, come sempre in questi casi, i rischi sono molto alti, le conseguenze negative secondarie possono essere più importanti dei successi nel raggiungere gli obiettivi principali. Guardiamo la Libia: la decisione di intervenire era comprensibile, viste le minacce su Bengasi e considerato il regime di Gheddafi; ma adesso ci troviamo con un’enorme quantità di armi che sono finite ai jihadisti di tutta la regione, Mali compreso. Siamo nel vortice delle scommesse storiche, molto pericolose, è vero. Ma io penso che, a un certo punto, dei rischi vadano presi».

  4. #7324
    Burrasca L'avatar di Ciccio Scozzese
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    Predefinito Re: Dura salita o "discesa" verso il default?

    LOL stamattina mi sono trovato mio malgrado iscritto al gruppo "Movimento per la decrescita felice"...uno dei miei contatti su fb ha fatto che iscrivermi al gruppo senza chiedere.

    Volevo chiedere se la decrescita felice comprende anche quella del peso corporeo, no perchè quando mi metto a dieta mi prende una tristezza...\fp\
    "Se le sciocchezze fossero materia imponibile, alcuni personaggi subirebbero aliquote confiscatorie"

    Ciao Tub.

  5. #7325
    Josh
    Ospite

    Predefinito Re: Dura salita o "discesa" verso il default?

    Pensavo che non c'è frase più infelice di "E' l'Europa che ce lo chiede".
    L'Europa all'Italia non chiede nulla.Ci guarda attonita,come ad un parente che non si riesce più a capire.
    Non è per l'Europa che l'Italia deve risanare sè stessa,non solo l'economia ma il modo di comportarsi,di essere,di rapportarsi a sè e al mondo.
    Ce lo chiedono i ns. figli,i nipoti,i pronipoti.Cioè i figli e i nipoti di quelli cui è stato lasciato il quarto debito al mondo sul groppone ed un sistema-Paese che "poteva andare.Ma non si sapeva come".

  6. #7326
    Uragano L'avatar di FunMBnel
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    Predefinito Re: Dura salita o "discesa" verso il default?

    Intanto il rendimento del decennale è sceso al 4.6%.
    Ribadisco: qualcuno si droga...
    Neutrofilo, normofilo, fatalistofilo: il politically correct della meteo
    27/11: fuori a calci i pregiudicati. Liberazione finalmente.

  7. #7327
    Tempesta L'avatar di Fede85
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    Predefinito Re: Dura salita o "discesa" verso il default?


  8. #7328
    Josh
    Ospite

    Predefinito Re: Dura salita o "discesa" verso il default?

    Lieve aumento finale dello spread ma davvero nulla di che:
    SPREAD Titoli di stato Europei Vs BUND
    Per oggi si sfanga che è una bellezza.Grazie,USA.

  9. #7329
    Uragano L'avatar di FunMBnel
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    Predefinito Re: Dura salita o "discesa" verso il default?

    In realtà oggi gli USA hanno limato i guadagni.
    Forse il corriere non ha fatto in tempo ad attraversare l'atlantico o l'han beccato alla frontiera...
    Neutrofilo, normofilo, fatalistofilo: il politically correct della meteo
    27/11: fuori a calci i pregiudicati. Liberazione finalmente.

  10. #7330
    Josh
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    Predefinito Re: Dura salita o "discesa" verso il default?

    Citazione Originariamente Scritto da FunMBnel Visualizza Messaggio
    In realtà oggi gli USA hanno limato i guadagni.
    Forse il corriere non ha fatto in tempo ad attraversare l'atlantico o l'han beccato alla frontiera...
    Sì,spesso gli succede.

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