Mah, io il problema del trasferimento me lo porrò se vedrò che proprio non c'è nulla di disponibile qui. Al momento, stando ai dati ISTAT, la mia regione è quella messa meglio in Italia dopo il Trentino in quanto a disoccupazione (tasso del 7% globale, giovanile mi sembra sul 12-13%): il mio ragionamento è che se troverò qualcosa di minimamente soddisfacente nella mia terra, anche lontanissimo da quello che sto studiando ora, la accetterò, piuttosto di andare chissà dove per fare chissà cosa. Certo, le cose cambieranno se tutte le porte, ma proprio tutte, si dimostreranno chiuse.
Solofilo - freddofilo e seccofilo in inverno, caldofilo e variabilofolo in primavera, caldofilo e seccofilo in estate, tiepidofilo e variabilofilo in autunno - mi piacciono 6 ore di sole dopo 1 ora di temporale, o le giornate secche ed anticicloniche invernali dopo 1 giorno di neve fitta
Non è il mio campo dunque non sarò così fortunato, ma ho amici neolaureati in ingegneria, assunti due settimane dopo la laurea (ottobre scorso) che prendono 1200 netti per 40 ore settimanali; e mi dicevano che aveva risposto alle loro candidature ben più di un'azienda. Non l'Eldorado, ma condizioni umane direi.![]()
Come dicevo oggi pomeriggio con un altro mio amico di economia, tutti gli eccessi portano a squilibri, in tutte le cose e anche in economia.
L'eccesso di statalismo comporta soprattutto nel medio-lungo periodo grossi problemi perchè significa finanze pubbliche gonfie di debito, e di conseguenza forte difficoltà a liberare energie per gli investimenti e a far uscire l'iniziativa privata (che strangolata da una spesa pubblica alta non ha margini di intervento). L'Italia ne è la riprova, le manovre fatte negli anni '80 stanno facendo vedere i loro frutti solo in questi ultimi 10-15 anni. Pariteticamente però anche l'eccessiva liberalizzazione e soprattutto deregolamentazione dei mercati può essere un problema, in quanto con poche o zero regole il mercato tende a perdere tutte le caratteristiche di concorrenza e finisce per diventare appannaggio dei più ricchi e di poche grandi imprese.
Però è anche giusto collocare le cose nel modo più adatto. La situazione della Gran Bretagna era caratterizzata da finanze pubbliche dissestate praticamente come quelle italiane e incapacità cronica di far ripartire la crescita. Ieri sera ho cancellato il messaggio perchè non volevo fosse interpretato come analisi politica, al contrario vorrei analizzare la politica economica del Governo Thatcher in modo scientifico. La politica della Lady di ferro fu effettivamente rigida nei primi anni, con effetti iniziali recessivi, ma dal 1984 in poi, migliorate le finanze pubbliche, l'economia girò a pieno ritmo e il PIL pro-capite inglese passo dai 7800 $ ca. del 1984 a 18400 $ del 1991.
Prodotto Interno Lordo (PIL) dell'Inghilterra , 1970-2011
Questo per dire che prima di sparare contro colui che iniziò una certa politica bisognerebbe collocarla meglio nel tempo. La politica adottata da Thatcher a conti fatti fu efficace...il problema venne negli anni successivi a livello anglosassone, quando si continuò a deregolamentare i mercati ottenendo lo stesso effetto di un ex-malato che continua ad assumere l'antibiotico anche quando sta bene. Ed è proprio quell'esagerazione che ha portato alla crisi attuale , non le politiche di 30 anni fa.![]()
«L'Italia va avanti perché ci sono i fessi. I fessi lavorano, pagano, crepano. Chi fa la figura di mandare avanti l'Italia sono i furbi, che non fanno nulla, spendono e se la godono» (Giuseppe Prezzolini, 1921)
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E' vero, non è il massimo, ma purtroppo bisogna prendere atto che la situazione attuale è questa e che ormai, in quasi tutti i settori (esclusa la medicina e poco altro), la laurea non è più il volano per il successo sociale e soprattutto economico.
E non è nemmeno così negativo che sia così: speriamo sia il punto di partenza per porre fine alla logica del "prendi il pezzo di carta", propagandata da moltissime famiglie, che ha riempito le università di gente interessata non ad imparare o a farsi le basi per lavorare, ma appunto solo a prendere quel "pezzo di carta" che agli occhi di chissà chi avrebbe nobilitato (?) lui e soprattutto la sua stirpe. Oggi invece la laurea è un mezzo come un altro per tentare di arrivare ad un lavoro che la preveda: io ad esempio vorrei insegnare latino e greco e dunque sto studiando lettere classiche, non ho alternative; ma se mi fosse piaciuto fare il panettiere, il geometra, o qualsiasi altro mestiere dove la laurea non serve, col cavolo che sarei andato a perdere 5-6 anni di vita e 2000 euro l'anno! E non per questo io, laureato, devo pretendere chissà che stipendio o posizione onorifica: se il mio mestiere attualmente non è richiesto o non è "prestigioso", so a cosa vado incontro e mi preparo di conseguenza; viceversa, se servono panettieri, cuochi o pizzaioli, e non si trovano, è giusto che chi fa questi mestieri prenda tremila euro al mese, come succede già oggi in alcuni casi: non è che il fatto che non siano laureati li rende persone "peggiori" o meno valide di chi la laurea ce l'ha. Anzi, probabilmente sono più furbi loro.
Certo, è vero. Ma in fondo anche per il "mio" lavoro la laurea sarebbe qualificante, nel senso che le nozioni da insegnare vanno pure apprese da qualche parte, e l'insegnamento, nonostante i continui e stupidi piagnistei di chi è a priori nemico di tutti i dipendenti statali, è comunque uno dei mestieri più importanti che ci siano, se fatto come si deve. Purtroppo però quello che dico io è che la situazione è tale che non si può dar torto a chi non si laurea, anzi...se trovano una loro strada probabilmente si vedranno realizzati molto più di noi.
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