Il messaggio letto brutalmente è sicuramente stupido, ma il fenomeno che c'è dietro lo è un po' meno: finchè in un Paese c'è carenza di pizzaioli e "i cervelli sono in fuga" l'unica cosa di cui non ci può meravigliare è il declino.
Almeno, visto che sto a stupidare, fino a quando non inventano il teletrasporto gratis quindi non riusciamo a creare un turismo della pizza di massa.
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Neutrofilo, normofilo, fatalistofilo: il politically correct della meteo
27/11: fuori a calci i pregiudicati. Liberazione finalmente.
Nonostante io non sopporti i criticoni che a prescindere vedono l'erba verde solo nel giardino del vicino, a costo di distorcere la realta' (e ce ne sono a pacchi qui dentro) - su questo ti devo dar ragione.
La mentalita' del "lei non sa chi sono io" e la spocchia di chi pretende che la propria opinione (opinione, bada bene, non FATTO) pesi di piu' solo perche' e' laureato e' una mentalita' provincialotta che e' ora di togliersi dalle scatole... e a dire il vero proviene proprio da quegli anni 60 in c'era sta paranoia malsana della laurea.
Penso derivi tutto anche dal fatto che l'italiano medio e' tradizionalmente (parlo di secoli) intimorito dall'autorita', per la quale mostra pubblicamente un servilismo quasi fantozziano (salvo poi lamentarsi continuamente in privato - che ora å diventato internet). Chi sbandiera la laurea (o i titoli!) a destra e a manca probabilmente richiama quel bisogno di superiorita' e di servilismo da parte di chi gli sta intorno. Ovviamente nessuno lo ammettera' mai, e ci mancherebbe \as\
Penso che in parte derivi anche dal fatto che l'italiano e' una lingua che ha pesanti forme di cortesia che allontanano gli sconosciuti (e i "superiori") dal popolo, e molti "godono" nel sentirsi dare del Lei. Ci pensavo qualche anno fa. In posti dove si da' del tu anche al presidente o al re perche' nella lingua non esiste la forma di cortesia (norvegese, inglese...) - il popolo ha meno timore di parlare con le istituzioni e i laureati hanno meno spocchia, perche' nessuna costrizione linguistica o sociale costringe nessuno a dargli del lei - e quindi a farli sentire superiori.
La sola forma di cortesia ("devo dargli del lei perche' e' un politico/dottore/poliziotto...") e' di per se' una forma di profondo rispetto che - sempre secondo me - nel popolo comune inietta anche una forma di sottomissione implicita. Non so se sono riuscito a spiegarmi, e' difficile.
Non e' quindi tanto facile dire che "å questa mentalita' che ci porta allo sfascio..." - secondo vedo che continuate sempre a dare la colpa a tutti, come se gli italiani (di cui vi ricordo fate parte) ci provassero gusto nel fare sempre la cosa sbagliata... quando in realta' molti "problemi" sono risultanti involontarie di fattori endemici, ai quali non ci si puo' sottrarre... tipo la lingua (o il climaaltra forzante sociale non indifferente, secondo me).
Ultima modifica di Fenrir; 16/04/2013 alle 12:30
"You are not entitled to your opinion. You are entitled to your informed opinion. No one is entitled to be ignorant." (Harlan Ellison)
basta che poi non vengano a lamentarsi, sono d'accordo con te al 100%.
da una parte li posso capire, ogni padre "vorrebbe" che il proprio figlio migliorasse....
molte volte ciò non è possibile, e qui entra in ballo l'intelligenza dei padri in primis e dei figli dopo...
ci sarebbero da scivere pagine e pagine su questo argomento, che trovo interessante ed anche "cartina di tornasole" di tante situazioni..
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Ultima modifica di giorgio; 16/04/2013 alle 12:42
Ciao Giorgio, Grande Astigiano.
...più vai in alto, più il vento tira...(G. Trapattoni)
Scusate tanto, riguardo agli ultimi interventi, ma dove sta scritto che un pizzaiolo, un agricoltore ecc. ecc. non possano comunque laurearsi in qualcosa (magari anche nel loro campo, infatti esiste la facoltà di agraria per esempio) e debbano rimanere diciamo così, ignoranti?
Mah, per me quello che tu dici, Stefano, non è sbagliato ma al contempo fa parte anch'esso della stessa mentalità. Il mio parere è che la laurea deve essere vista come un mezzo, non come un fine: se uno vuol fare (o tentare di fare, beninteso) l'ingegnere, studierà ingeneria; il medico, studierà medicina; e così via. Quello che dici tu porta ancora nell'alveo del famoso "prendi il pezzo di carta, anche se non ti servirà, perchè è sempre qualcosa in più nella vita". Ha senso? Per me no, anzi è una grande frustrazione, tanto più se in un certo qual modo "imposta" da altri (i genitori, il sentire comune, ecc.).
Beh si studia anche per una cultura personale, cmq, oltreché per un futuro lavorativo
Vi faccio un esempio che calza con quello che intendo:
Sotto casa mia c'è un panificio, i cui titolari conosco benissimo; questi hanno due figlie, 22 e 20 anni. Il panificio va benissimo, sempre pieno (d'altronde il pane è molto buono): il padre panifica e la madre sta dietro il bancone, e vendono anche pizzette, dolci, tutto fatto da loro. La figlia maggiore, che conosco da quando siamo piccoli, non è mai stata una cima a scuola, non ha mai amato studiare e non ha mai dimostrato un grande intelletto (epica la volta che chiese: "ma dove si trova la città di Juventus?" oppure che disse di aver scelto di fare la scuola alberghiera perchè da grande voleva COMPRARE un albergo). Bene: poteva benissimo darsi un po' da fare e rimanere nel suo settore, il padre le avrebbe insegnato la sua arte e avrebbe ereditato un'attività fiorente. E invece si è iscritta a scienze della comunicazione. L'avessi avuto io, in famiglia, un parente anche lontano con un panificio...!![]()
Beh, per lontano intendo uno zio, non un cugino di terzo grado. E mi pare chiaro che in famiglia si preferisca, dove possibile (leggi: se i discendenti si dimostrano capaci) che l'attività resti familiare, no?
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