Idem con patate.
Inizia bene la giornata:
SPREAD Titoli di stato Europei Vs BUND
Titoli sloveni sempre sulla graticola,però.Non so per quanto tempo potranno finanziarsi a queste condizioni...
Invece io ho un altro rimpianto:mi son laureato prestissimo,a 22 anni e mezzo ma mi sono intestardito con la libera professione(prima come avvocato puro,ora come consulente d'impresa).
Ho amici che hanno vinto concorsi pubblici e magari non hanno grandi stipendi ma stanno molto,molto meglio di me.
E magari si son laureati molto più tardi.
E' che a me dopo la laurea è piaciuto girare,ho fatto udienza nei posti più assurdi,dalla periferia romana degradata ad Irpinia e Molise,fino al Piemonte orientale e persino in Ungheria.
Loro si son richiusi a studiare e,come dicono al sud,si"sono sistemati".Io,laureato a 22 anni e mezzo,son precario a vita.
Non dovrei dirlo, ma lo dico lo stesso.
leggenda metropolitana o forse no? o forse si?
Testimonianze oggettive non ne ho, ma "voce di popolo, voce di Dio"...
pare che alcuni decenni fa (2 o 3 al max), molti dirigenti nel settore pubblico siano potuti arrivare a questo traguardo laureandosi e lavorando.
Bravi direte voi.
Furbi direi io, perchè studiavano lavorando, cioè sul posto di lavoro...
Ciao Giorgio, Grande Astigiano.
...più vai in alto, più il vento tira...(G. Trapattoni)
Io sono iscritto alla laurea specialistica in lettere antiche, per due motivi parimenti importanti: il primo, che è l'unico campo di interessi "accademico" che mi ha sempre attirato; il secondo, che la mia aspirazione da quando ero in terza media è (cercare di) fare il professore di lettere al liceo. Rifuggirei invece al solo pensiero l'idea di fare il professore universitario: leccare i piedi ad un barone ottantenne per poi sperare di prendere il suo posto, e perdere la propria vita a scontrarsi con colleghi del mondo a colpi di pubblicazioni e scrivere tomi di centinaia di pagine sull'interpretazione di un verso di una poesia (fidati, succede) non è esattamente il mio obiettivo di vita.
Sono purtroppo ben consapevole che attualmente la strada per fare il lavoro che sogno appare strettissima; pertanto non cullo illusioni, ma proseguo nei miei studi, coerentemente a quanto ho detto fin qui, solo per il fatto che l'unico, lontano modo per tentare di raggiungere il mio obiettivo E' questo percorso. Se quando finirò (ho un altro annetto molto abbondante davanti) la situazione nel mio campo sarà pari o peggiore a quella di adesso, non sarò certo schizzinoso e mi adatterò, nei limiti del possibile, a quello che mi verrà offerto; non sono uno di quelli che pensano che siccome si è laureati non si debba "abbassarsi" a fare altri lavori, specie in un momento come questo (ma c'è chi non lo capisce, ancora).![]()
Lo sai, a proposito di modo di pensare strano e di evoluzione sociale, che la maggior responsabilità della nostra immobilità sociale ce l'ha proprio questo modo di vedere per cui i figli di notai son notai, di medici medici e via a scendere, se prendo quanto hai scritto, fino ai panettieri figli di panettieri?
Quando si parla di notai qualcuno le chiama caste. Ma se poi tutti pensiamo a mantenere lo status quo, qualunque esso sia, che differenza c'è tra il notaio e il panettiere (stipendio a parte, probabilmente)?
Neutrofilo, normofilo, fatalistofilo: il politically correct della meteo
27/11: fuori a calci i pregiudicati. Liberazione finalmente.
Sono cose ben diverse. Il succo del mio discorso, ancora una volta, è molto semplice, e vale per le professioni tradizionali: se, ad esempio il figlio di un viticoltore va a fare l'ingegnere e l'azienda chiude, o il figlio del calzolaio va a fare l'avvocato e la bottega chiude, è una sconfitta per tutti, a mio modo di vedere. Saremo sempre più pieni di avvocati e architetti sottopagati, laureati che fanno i cassieri o i centralinisti, e al contempo proseguirà la scomparsa di ciò che rende caratteristico il nostro paese rispetto ad altri (e che io NON addito come male, anzi per me è invece un punto di forza): la piccola e piccolissima impresa.
Auspicherei pure io l'effetto contrario: non ci sarebbe nulla di male se il figlio del notaio volesse fare l'agricoltore, ad esempio, ma la vedo molto più dura, più che altro a causa degli schemi mentali di cui tu parli. Magari il ragazzo sarebbe portato, ma la famiglia lo bloccherebbe per non abbassare il proprio prestigio sociale.
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