Anche questa è sconcertante e oscena, se fosse accaduto in Italia apriti cielo
La beffa dello studente modello espulso dalla Danimarca perché lavorava troppo - La Stampa
Eh cicciole regole sono regole. Non sai quante storie simili a queste succedono anche qui, che abbiamo regole molto simili.
Il giornale (e probabilmente la fonte di parte da cui il giornale ha attinto la notizia) ha guarda caso omesso di citare che questo studente probabilmente prendeva fondi dallo stato in quanto studente. Per ottenere questi fondi devi aderire a regole ferree, una delle quali e' che NON devi tassativamente lavorare piu' di tot ore alla settimana, proprio perche' la tua occupazione e' studente e non lavoratore. Nella irreale ipotesi che costui non prendesse fondi, potrebbe essere che e' presente in Danimarca con un visto da studente e tale visto, ancora una volta, ti obbliga a non lavorare piu' di tot ore alla settimana. Qui in Norvegia abbiamo la stessa regola.
E non e' questione che sei bravo, sei un figo, sei nero, hai un bel sorriso o 15.000 casalinge annoiate/hipster hanno firmato una petizione.
La questione e' che ci sono regole e devi rispettarle. Quel ragazzo ha firmato senza dubbio un contratto in cui le regole erano ben dichiarate e ha infranto le regole sapendo perfettamente a cosa andava incontro. Non puoi fare come ti pare quando si tratta di leggi.
Perche' oggi l'abboniamo a lui, domani arriva il bulgaro che si iscrive all'universita', prende i fondi e lavora 80 ore alla settimana come lavapiatti e quando gli viene puntato il dito contro rispondera' "e perche' Marius si e io no?". A quel punto per fare un'eccezione hai creato un precedente senza motivo e hai praticamente condannato a morte un intero sistema.
Quando ti chiedi perche' certe nazioni funzionano meglio rispetto ad altre, la risposta la trovi anche in quell'articolo. E lo so che in certe altre nazioni sembra strano, ma la morale e' che le regole sono regole e non vanno rispettate solo quando ti fa comodo.
Ultima modifica di Fenrir; 06/03/2016 alle 00:11
"You are not entitled to your opinion. You are entitled to your informed opinion. No one is entitled to be ignorant." (Harlan Ellison)
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Non so se l'argomento e' gia' stato trattato e, sperando di non andare OT (anche se dovrebbe trattare di politica economica), lo posto:
Referendum sulle trivelle / Quale sarà il quesito?
Personalmente, sono sconcertato dal fatto che, in merito a tale argomento, c'e' una ignoranza totale al riguardo, almeno dal punto di vista delle conoscenze che ho io: sto litigando di brutto in quanto il 99% delle persone che conosco sostengono che, firmando per il SI, si bloccherebbe qualsiasi attivita' di trivellazione.
Ora, a parte il fatto che vengono coinvolte soltanto le attivita' di trivellazione in acque italiane a non piu' di un tot di miglia dalla costa, io non lo vedo cosi' negativamente un proseguio delle attivita' di estrazione (ovviamente con i dovuti controlli e accorgimenti del caso), anche perche' l'analisi del Sole24Ore mette in evidenza che e' un settore di eccellenza del "Made in Italy" e sarebbe un peccato perderlo o non sostenerlo a sufficienza.![]()
Non se ne sta parlando del referendum.
Ma il blocco totale non lo vedo positivo..
A parte poi, che se non lo prendiamo noi lo prenderebbero i vicini (Croazia ad esempio)
Bisognerebbe vedere qual è l'impatto delle trivelle:
1 sull'ambiente
2 sul turismo (e quest'ultimo di fatto anche in conseguenza diretta del punto 1)
E poi valutare se quest'ultimo impatto supera economicamente quello di sospendere le attività di trivellazione.
Io personalmente sono convinto che facendo una botta di conti conviene di più preservare e magari incentivare il turismo piuttosto che lanciarsi in attività di trivellazione che ora come ora, con il prezzo del petrolio che è quello che è, rendono anche poco.
Per questo sarei più propenso a votare per il SI che per il NO sinceramente...
«L'Italia va avanti perché ci sono i fessi. I fessi lavorano, pagano, crepano. Chi fa la figura di mandare avanti l'Italia sono i furbi, che non fanno nulla, spendono e se la godono» (Giuseppe Prezzolini, 1921)
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