Per il momento ho trovato il tasso di natalità per regione (fonte Wikipedia su dati ISTAT).
E mi pare che la ricchezza della regione non sia una discriminante; mi rendo conto che non è quello che hai chiesto ...
Cercherò ancora.
Il tasso di natalità dell'Italia nel suo complesso è stato nel 2010 del 9,2 per mille. A livello regionale, il tasso di natalità più elevato si rileva in Trentino-Alto Adige (10,2 per mille) seguito a breve distanza dalla Campania e Lombardia (entrambe 9,8). Al terzo posto si collocano appaiate Lazio e Valle d'Aosta (9,6 per mille) seguite da Sicilia (9,5) e Veneto ed Emilia Romagna(9,4). I valori più bassi si registrano in Liguria (7,3 per mille), Molise (7,5) e Basilicata (7,9)[5].
Neutrofilo, normofilo, fatalistofilo: il politically correct della meteo
27/11: fuori a calci i pregiudicati. Liberazione finalmente.
Non è una tabellina, ma funzia.
Average Number of Children per Household by Income Quintile | Russell Sage Foundation
Maurizio
Rome, Italy
41:53:22N, 12:29:53E
Beh il tasso di natalità però non è strettamente un modo per avvalorare la crisi.
E' una questione socio-politica non sempre legata alle questione economiche.
L'Italia delle guerre e del primissimo dopo guerra era una società basata sul settore primario. Per farla breve servivano braccia per vangare.
La ruralità era diffusa e le famiglie concepivano(e si formavano) presto per cultura(e sottocultura) ed esigenze.
Se ci fai caso i tassi di natalità sono abbastanza bassi in tutti i paesi sviluppati, Scandinavia compresa.
Sicuramente è un dato che alla lunga può incidere sul PIL e dunque sulla produttività nazionale ma non è la causa primaria.
Concorre insieme a tantissime altre problematiche.
Per altro i dati da te citati dimostrano che ci sono correlazioni economiche ma anche e soprattutto sociali.
In TAA c'è un tasso discreto ma se vai a leggere nello specifico noterai che il valore è dato soprattutto dalla compagine alto-adesina.
I perchè non sono economici bensì culturali.
Essendo una minoranza e tenendo fortemente alle proprie radici hanno la necessità/voglia di auto-sostenersi. Uno dei passi per
far ciò è mantenere viva la propria popolazione e,vien da se,il numero.
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...when the night has come
and the land is dark
and the moon is the only light we'll see...
scusate ma secondo me non avete capito dove sta il problema: la crisi è energetica. non c'entrano i soldi, o la sovrappopolazione. se un bambino americano consuma energia tanto quanto 1000 bambini indiani, il problema della sovrappopolazione indiana non esiste. se gli indiani consumassero energia tanto quanto ogni americano, il mondo finirebbe in breve tempo, con le attuali fonti energetiche che abbiamo.
Altra cosa: l'uomo è superiore alla Natura. Anche se è un prodotto di essa, l'uomo è creatore stesso della Natura. Però non tutti gli uomini sono allo stesso livello di comprensione di loro stessi, perchè sono rimasti indietro ed usano la parte del cervello umano rettile, che impedisce loro di creare, cioè di avere idee nuove. Questi uomini, che sono la maggior parte delle persone, sono ipnotizzati; vivono creando il loro stesso incubo, che è la crisi, ed è reale per tutti - appunto perchè l'uomo è co-creatore della complessità dell'universo.
Noi siamo più che testimoni, noi siamo più che vittime, ma la Natura ci favorisce, perchè anche la lei tende a favorire e creare sempre maggior complessità. Noi rappresentiamo la complessità animale, plus culture, plus language, plus high technology, etc.. (cit.)
edit: per fine del mondo, intendo fine della società e del benessere umano così come l'abbiamo creato. la Terra ovviamente non morirà per colpa nostra, ma non è detto che la Terra o l'universo, ad un certo punto ritenga che è ora di passare ad un livello di complessità maggiore e quindi di far estinguere la razza umana a favore di una specie maggiormente evoluta, cioè maggiormente complessa. questo processo è standard e si svolge da quando esiste la vita (vedi la fine dei dinosauri). ma io non sono così pessimista perchè l'uomo è una specie appena nata e riuscirà a salvare se stesso e a conquistare anche altri mondi.
Ultima modifica di debris74; 02/12/2011 alle 19:42
tradotto significa che la crisi è una crisi della coscienza collettiva umana. cioè il consumo sempre maggiore di energia deriva dal desiderio umano di potere, che non è un desiderio di creare maggior complessità, come vorrebbe la Natura. E' un desiderio di dominio, un revival arcaico e ricorrente che è partito dagli antichi egizi o anche prima, passando poi dall'impero romano, da quello della chiesa, dal nazzismo, dal comunismo etc.. ora c'è il capitalismo, ma è sempre lo stesso problema, che è interno a tutti noi.
\sk\
Mi sono appena visto "Inside Job" , un film
di cui puoi vedere un trailer qui
INSIDE JOB Official Trailer in HD! - YouTube
ciao![]()
bruno bournens,fraz san lorenzo,collalto sabino, rieti, lazio. 850 m s.l.m.* lat 42 09 45.0 N long 13 03 04.0 E * Foto Avatar: Zefirino, gatto Baropatico...che ora si chiama Tìtolo.
Al momento la cosa più completa che ho trovato è questo
http://www3.istat.it/salastampa/comu...le20100218.pdf
A sostegno della teoria su esposta c'è questo dato
Nel 2009 le donne italiane hanno procreato mediamente 1,33 figli ciascuna, contro i 2,05 figli per donna delle cittadine straniere.
Visto che si suppone che ad oggi (anzi ... Al 2009) la ricchezza media degli immigrati sia inferiore a quella degli italiani.
Ho poi trovato anche questo articolo de The Economist in cui il titolo già dice tutto.
Fertility and living standards: Go forth and multiply a lot less | The Economist
Alcuni passaggi interessanti.
In the 1970s only 24 countries had fertility rates of 2.1 or less, all of them rich. Now there are over 70 such countries, and in every continent, including Africa. Between 1950 and 2000 the average fertility rate in developing countries fell by half from six to three—three fewer children in each family in just 50 years.
Over the same period, Europe went from the peak of the baby boom to the depth of the baby bust and its fertility also fell by almost half, from 2.65 to 1.42—but that was a decline of only 1.23 children. (N.B. Se uno non avesse voglia di leggere tutto il tasso di fertilità di 2.1 è considerato il valore di equilibrio della popolazione).
But what took place in Britain over 130 years (1800-1930) took place in South Korea over just 20 (1965-85). Things are moving even faster today. Fertility has dropped further in every South-East Asian country (except the Philippines) than it did in Japan. The rate in Bangladesh fell by half from six to three in only 20 years (1980 to 2000). The same decline took place in Mauritius in just ten (1963-73). Most sensational of all is the story from Iran.
When the clerical regime took over in 1979, the mullahs, apparently believing their flock should go forth and multiply, abolished the country’s family-planning system. Fertility rose, reaching seven in 1984. Yet by the 2006 census the average fertility rate had fallen to a mere 1.9, and just 1.5 in Tehran.
E questo grafico è un ottimo riassunto dell'intero articolo.
CFB988.gif
Sorry, ma al dettaglio che ha chiesto tu ancora non ci sono arrivato.
Magari prova a dare un'occhiata qui.
http://www.ismu.org/index.php?page=482
O magari direttamente qui
http://demo.istat.it/
Neutrofilo, normofilo, fatalistofilo: il politically correct della meteo
27/11: fuori a calci i pregiudicati. Liberazione finalmente.
Conosco l'ABC della demografia, non ho dubbi su quello che è accaduto in passato e si verifica ancora oggi (sui valori medi); peraltro definire "teoria" una semplice osservazione mi pare un po' eccessivo - ma finiremmo davvero OT rispetto al messaggio originale.
Ti confesserò che sto cercando queste informazioni, per vari paesi, letteralmente da anni, e il non trovarle mi lascia perplesso.
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