Non è una tabellina, ma funzia.
Average Number of Children per Household by Income Quintile | Russell Sage Foundation
Maurizio
Rome, Italy
41:53:22N, 12:29:53E
Ma al massimo è proprio l'opposto.
In condizioni di povertà estrema, il costo di un figlio va a ridursi in modo esponenziale e sono molti di più i benefici di avere molti figli rispetto agli svantaggi.
Immaginati di avere 10 figli, ma questi: non vanno a scuola, non mangiano praticamente niente, lavorano, ecc ecc..il costo di 10 figli che fanno questa vita è secondo me di gran lunga inferiore a quello di 1-2 figli della classe media.
Quindi il tuo discorso non credo abbia molto senso..
[INDENT]Se c'è puzza di letame a Bergamo non nevicherà mai- Nevebon, pizzata del 13/12/2008[/INDENT]
Allora ... Questo è uno studio della stanford che crea un modello basandosi sui dati di partenza (ahimè fino al '60) della popolazione USA.
Comincia a rendere l'idea.
http://www.stanford.edu/~tertilt/res...eoryJune08.pdf
Neutrofilo, normofilo, fatalistofilo: il politically correct della meteo
27/11: fuori a calci i pregiudicati. Liberazione finalmente.
Difatti è esattamente così. E' il motivo per cui naufragarono, negli anni '60 e '70 i tentativi di indurre un controllo delle nascite volontario (cioè non come quello cinese) mediante educazione alla contraccezione e altre cose del genere.
Semplicemente gli occidentali pieni di buona volontà che andarono in quei paesi si scontrarono immediatamente col fatto che per una famiglia povera avere figli è una risorsa. Dimostrando, peraltro, di non aver capito il termine "proletario" usato da Marx.
Perché in una famiglia poverissima tu dai un minimo di sostentamento al bambino che dall'età di pochi anni non solo è autonomo, ma persino porta soldi a casa. Nei casi disperati (succede in India), puoi portare il bambino dai mendicanti che lo mutilano ad arte per poter esibire il caso pietoso per chiedere elemosina.
Insomma: avere figli, e tanti, conviene. Il figlio è una risorsa.
Nei paesi ricchi ovviamente è il contrario. Dal punto di vista economico (solo economico, beninteso) il figlio è una perdita secca. Rimane a casa sino all'età adulta e comporta una marea di spese.
Più complicato il caso all'interno di uno stesso paese. Perché questo problema esisteva un tempo anche da noi: nelle campagne, con famiglie povere, valeva il discorso che oggi vale nel III mondo. Ora, questi retaggi non scompaiono in una generazione. Può capitare (ed è capitato) che i figli di una famiglia numerosa si siano a trovati a crescere in un mondo urbanizzato e più ricco. Un mondo, quindi, nel quale avere tanti figli è una perdita secca. Ma il ricordo dell'educazione, il retaggio i generazioni, ha fatto sì che, magari, anche questi urbanizzati di prima generazione mettessero al mondo parecchi figli. Non tanto quanto i genitori, ma parecchi. Poi, magari, alla terza generazione, le cose si stabilizzano. Il grafico che ho linkato (valido per gli USA) tutto sommato va in questa direzione: la fertilità diminuisce.
Last but not least: la mortalità infantile. Nel 1700, mettere al mondo 10 figli voleva dire averne 5 (faccio per dire) che arrivavano all'età adulta. Oggi, metterne 10 significa averne 9,9 (in media, ovvio, non sghignazzate). Quindi, con l'avvento della buona sanità (che è stato discreto, non continuo, con introduzione di penicillina e quant'altro nell'arco di pochi decenni a cavallo e subito dopo la II guerra mondiale) si è determinato un ulteriore fattore che spingeva ad avere pochi figli. Ma anche qui, una cosa è avere il calo della mortalità infantile, altro è aver introiettato questo evento da parte di famiglie che, magari, hanno continuato per una generazione o due a mantenere le abitudini ricevute ed imparate nella propria famiglia di origine.
Maurizio
Rome, Italy
41:53:22N, 12:29:53E
Prendo spunto dalla frase qui sopra di Claudio, perche' e' una cosa che sento/leggo ormai da diverso tempo/anni: cioe' i piu' credono/sostengono che tutti i "mali" di questi tempi siano praticamente solo di natura finanziaria, e che quindi se siamo in crisi la colpa e' solo del "mercato" e, di riflesso, ovviamente di chi ci opera (istituzioni/operatori, quindi Banche e quant'altro).
Sul mercato finanziario (in generale) si potra' anche discutere a lungo, in special modo riguardo le sue regole: si potra' dire che non e' "etico" ne' "morale" e quant'altro ma, attenzione, alla fine non "inventa" nulla, nel senso che valorizza (sicuramente con estremi/eccessi) il "sottostante", ovvero la situazione attuale o meglio, futura (previsione).
Probabilmente il mercato ha ampliato la crisi, questo puo' essere vero, ma sicuramente non l'ha creata: la "merda", appunto, covava gia' da tempo.....
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Perfettamente d'accordo. La crisi è nata dalla bolla immobiliare negli USA. La crisi è nata perché il medio cittadino americano non aveva più i soldi per pagare il mutuo. Punto.
La crisi si è amplificata grazie alla finanza, che ha trasferito quel mutuo di quel cittadino dell'Arkansas ad una banca finlandese (o italiana o canadese o di dove volete) mediante derivati e subprime. Ma NON è stata una crisi nata dalla finanza. Oggi quella crisi è ormai rientrata, ma quella che abbiamo oggi è una crisi di debito sovrano.
Ma se l'Italia ha un debito pubblico enorme è per colpa di pensioni, casta, sprechi e quel che cavolo volete. Ma NON è una crisi finanziaria. La finanza anche qui amplifica (*) e fa sì che il fallimento dell'Italia si trasformi in fallimento del mondo. Ma NON è una crisi nata nella finanza.
(*) Una differenza gigantesca tra oggi e il 1992 (crisi dello SME) è purtroppo questa. Allora il 99% del debito pubblico era in mani italiane e interventi sul debito erano a circuito chiuso. Oggi siamo al 50% in mani italiane e 50% in mani straniere. Questo fa sì che la crisi di oggi sia MOLTO più grave di quella di 20 anni fa anche se la situazione, oggi, è nel complesso migliore.
Ultima modifica di Jadan; 02/12/2011 alle 12:04
Maurizio
Rome, Italy
41:53:22N, 12:29:53E
E alla considerazione di Jadan mi permetto di aggiungerne un'altra: è il mercato cattivo che specula.
Invece il singolo che compra BTP, investe in un fondo comune o compra direttamente azioni, no. Lui è un onesto cittadino o al più mestierante che non opera nello stesso mercato cattivo e non approfitta degli strumenti che il mercato cattivo offre ...
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Ringraziando Maurizio (Jadan) per l'ulteriore approfondimento riguardo il mio intervento (peraltro, non ricordavo piu' che nei primi anni '90 quasi l'intero debito pubblico fosse in mano "nostre" ! Ricordavo percentuali maggiori rispetto a quelle attuali, ma non sino a quel punto !), mentre riguardo l'aggiunta del Bax:
c'e' poco da aggiungere, nel senso che e' gia' "tutto" li' in quelle parole: senza scomodare "fantasiosi" Hedge Funds speculativi sulla "melma" anche solo chi, con "semplici" opzioni/covered warrant, e' andato "corto" sul mercato (ovvero, scommettendo al ribasso con le put sulla nostra borsa, ad esempio) immagino che abbia una considerazione piuttosto "diversa" di quanto e' accaduto sul mercato, generalmente, sino ad ora !
E, credetemi, stiamo parlando al piu' di "semplici" cittadini/operatori e non di fantomatici guru/associazioni massoniche () della finanza, eh !
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Beh il tasso di natalità però non è strettamente un modo per avvalorare la crisi.
E' una questione socio-politica non sempre legata alle questione economiche.
L'Italia delle guerre e del primissimo dopo guerra era una società basata sul settore primario. Per farla breve servivano braccia per vangare.
La ruralità era diffusa e le famiglie concepivano(e si formavano) presto per cultura(e sottocultura) ed esigenze.
Se ci fai caso i tassi di natalità sono abbastanza bassi in tutti i paesi sviluppati, Scandinavia compresa.
Sicuramente è un dato che alla lunga può incidere sul PIL e dunque sulla produttività nazionale ma non è la causa primaria.
Concorre insieme a tantissime altre problematiche.
Per altro i dati da te citati dimostrano che ci sono correlazioni economiche ma anche e soprattutto sociali.
In TAA c'è un tasso discreto ma se vai a leggere nello specifico noterai che il valore è dato soprattutto dalla compagine alto-adesina.
I perchè non sono economici bensì culturali.
Essendo una minoranza e tenendo fortemente alle proprie radici hanno la necessità/voglia di auto-sostenersi. Uno dei passi per
far ciò è mantenere viva la propria popolazione e,vien da se,il numero.
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...when the night has come
and the land is dark
and the moon is the only light we'll see...
Infatti la tabella italiana, che è una regione geografica di dimensioni molto ridotte e con reddito medio reale non troppo diverso dice chiaramente che la fertilità è simile. Per quanto riguarda l'Italia non mi aspettavo niente di particolarmente diverso da quanto detto dall'ISTAT.
Non è così a livello globale come dimostra l'analisi demografica a livello planetario.
A margine: se con "crisi" intendi la crisi economica degli ultimi 3 anni mi sento di poter concludere che non c'entra una beata mazza in un senso e nell'altro. E che sposterà pure poco quanto succederà nei prossimi anni. A meno che non continui a lungo, ovviamente ...
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