E ora affrontiamo il tema dell’offerta di moneta, sempre con parole della stessa BCE (solito bollettino mensile ottobre 2011):


… L’offerta di moneta deriva dal comportamento della banca centrale e delle banche commerciali. Al riguardo viene comunemente fatta una distinzione fra l’offerta di “moneta esterna”, fornita dalla banca centrale (che consiste nel circolante e nelle riserve delle banche presso la banca centrale), e quella di “moneta interna”, creata dalle banche (che consiste soprattutto di depositi). Nei manuali la spiegazione del modo in cui la politica monetaria influenza l’offerta di moneta in senso lato o di moneta interna nell’economia si rifà tradizionalmente all’approccio del moltiplicatore monetario. In base a tale approccio, il processo di offerta di moneta è essenzialmente condizionato dalle azioni della banca centrale, la quale conduce la politica monetaria aggiustando il livello della moneta esterna. Il volume della moneta in senso lato fornita all’economia è successivamente determinato come semplice multiplo della base monetaria, a seconda dell’entità del moltiplicatore monetario. Il concetto di moltiplicatore monetario deriva da una caratteristica fondamentale dei depositi bancari secondo cui, in circostanze normali e in presenza di fiducia nel sistema bancario, le banche possono detenere sotto forma di attività altamente liquide equivalenti al contante (come riserve presso la banca centrale) soltanto una parte dei depositi (ndr: riserva frazionaria) collocati presso di loro. La parte restante dei depositi può essere utilizzata per acquisire attività meno liquide e a più elevato rendimento, in particolare prestiti. In base a questo schema, di conseguenza, allorché la banca centrale accresce il volume di riserve a disposizione delle banche, queste ultime possono creare depositi addizionali equivalenti a un multiplo di tale aumento. Diversamente da quanto riportato nei manuali, l’attuazione della politica monetaria avviene tipicamente mediante la manovra dei tassi di interesse di mercato a breve termine e l’accomodamento della domanda di moneta esterna. La politica monetaria, tuttavia, produce altresì un impatto distinto, ma non automatico (ndr: leggasi diretto, cioè l’impatto è indiretto), sull’offerta di moneta all’economia. Ad esempio, una flessione dei tassi di interesse di politica monetaria inciderà positivamente anche sulla ricchezza netta delle banche (ndr: obiettivo primario della politica monetaria, come già discusso precedentemente), migliorandone così le condizioni di finanziamento e accrescendo la loro capacità di erogare credito (ndr: influenza indiretta dell’obiettivo primario al sistema economico nel suo complesso)


… Il moltiplicatore monetario vanta una lunga e prestigiosa tradizione in letteratura. L'analisi del moltiplicatore monetario postula che la banca centrale fissi unilateralmente il livello della base monetaria, ossia che tale base sia uno strumento di politica monetaria. Il moltiplicatore monetario determinerebbe quindi l'offerta di moneta in senso lato, mentre i tassi di interesse a breve termine si adeguerebbero al fine di raggiungere un equilibrio fra la domanda e l'offerta di moneta. Tale assunto contrasta evidentemente con la maniera in cui la politica monetaria è generalmente attuata in pratica. Di fatto, come sottolineato nel testo principale di questo articolo, le banche centrali fissano un tasso di interesse e successivamente offrono il volume di riserve necessario al fine di manovrare i tassi di interesse di mercato a breve termine e portarli su livelli prossimi a quello del tasso ufficiale .Tuttavia, in una situazione in cui i tassi di interesse nominali si trovino alla soglia zero o in sua prossimità, si potrebbe ipotizzare che la banca centrale fornisca uno stimolo aggiuntivo all'economia offrendo su larga scala riserve della banca centrale al fine di provocare un aumento dell'offerta di moneta nell'economia attraverso il moltiplicatore monetario. Sebbene le politiche di questo tipo possano effettivamente avere un impatto di stimolo sull'economia, esso non deriva dal nesso meccanico con l'offerta di moneta in senso lato implicito nell'approccio del moltiplicatore. Ciò pone in evidenza quella che è forse una carenza fondamentale dell'approccio del moltiplicatore monetario: esso assume che sia le banche sia il settore detentore di moneta reagiscano in maniera prevedibile a un aggiustamento della base monetaria da parte della banca centrale. Nell'ambito di tale approccio le scelte di portafoglio perdono il loro carattere di scelta: le banche mostrano infatti sempre la medesima preferenza fra riserve della banca centrale e altre attività, e il settore detentore di moneta la stessa preferenza fra circolante e depositi. Nella realtà, tuttavia, le scelte di portafoglio sono influenzate dai tassi di rendimento prevalenti e dalle mutevoli percezioni riguardo al rischio, nonché da numerosi altri fattori


In prima sintesi … la politica monetaria della BCE è incentrata sulla determinazione dei tassi d’interesse di riferimento a breve termine. Una volta fissato il livello dei tassi di riferimento (ad esempio il tasso ufficiale di sconto), attraverso la gestione del volume di riserve e tramite l’ausilio di operazioni di mercato aperto o non convenzionali manovra i tassi di interesse di mercato a breve termine fino a portarli sui livelli precedentemente stabiliti, cioè prossimi a quelli dei tassi di riferimento. Tale operazione di manovra dei tassi di mercato influenza da un lato i margini dell’attività bancaria, che a loro volta potenzialmente stimolano la domanda di moneta attraverso la maggiore o minore capacità di fornire credito, e dall’altro lato influenzano le scelte di portafoglio dei detentori di moneta (leggasi influenza la domanda di moneta).

Da questo meccanismo ne deriva che l’offerta crea la domanda.

Tassi a breve termine più bassi = maggior offerta di moneta = maggior domanda di moneta

Tassi a breve termine più alti = minor offerta di moneta = minor domanda di moneta.

Le relazioni, ovviamente non sono di natura lineare ma spiegano buona parte della variabilità in seno a tutte le variabili finanziarie ed economiche che si trovano a valle rispetto alla domanda di moneta nel meccanismo di trasmissione degli effetti della politica monetaria della BCE.