
Originariamente Scritto da
Senmut
Il dramma, probabilmente, sta nel non saper nulla replicare di fronte ad immagini come queste:
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E non posto nulla relativamente ad immagini e filmati di allevamenti, altrimenti mi attirerei - probabilmente - le critiche di chi non sa o non può spiegare (senza capire che la cosa più intelligente da dire è che non vi è spiegazione per tutto ciò).
Per me la strage (ed ho il dizionario dalla mia parte, piaccia o non piaccia) non è solo quella degli agnelli (ed il periodo pasquale ha costituito solo la chiave di volta di tutta l'impalcatura a sostegno dei miei ragionamenti), bensì quella di ogni animale allevato e sterminato ogni anno (e sono circa 56.000.000.000 - diconsi 56 miliardi, escludendo gli animali marini).
Ciò da fastidio ad alcuni?: può darsi, ma non bisogna mai temere la verità (come dico bene in firma).
Qualcuno ha parlato dei mongoli e del loro consumo di carne. E' vero ma, aggiungo io, magari tutti facessero come i mongoli:
"In Mongolia gli animali sono rispettati, se non addirittura venerati. L'uccisione di una pecora, ad esempio, viene eseguita con un'antica tecnica che evita inutili sofferenze: viene praticata una sottile incisione all'altezza del costato e compressa l'arteria del cuore: bastano pochi istanti e l'animale muore senza dolore e senza la minima perdita di sangue. Il corpo viene quindi sezionato in più parti e utilizzato completamente, comprese le ossa. Poi, generalmente, viene recitata una preghiera rivolta allo spirito dell'animale. Significativo il fatto che i nomadi mongoli indossino i gutul, i tradizionali stivali con la punta rivolta in alto per evitare di "ferire" la terra e calpestare i piccoli animali che la popolano. La natura e gli animali hanno una valenza sacra per i mongoli e anche il cibo ne risente. E' atavica la tradizione di nutrirsi solo di animali che muoiono per cause naturali e, come si dice, senza buttare nulla. Lo testimonia anche il francescano Guglielmo di Rubruc nel suo "Viaggio nell'impero dei Mongoli" del XIII secolo: "Mangiano indifferentemente tutti i loro animali che muoiono, e tra tanti greggi e armenti che possiedono ci sono molti animali che muoiono. Durante l'estate, tuttavia, fino a che hanno il cosmos, cioé il latte di cavalla, non si preoccupano di procurarsi altro cibo: perciò se accade che in quella stagione un bue o un cavallo muoia, mettendo a seccare la carne e tagliandola a fette sottili e appendendole al sole e all'aria, così che si seccano subito senza bisogno di sale e senza alcuno cattivo odore".
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