
Originariamente Scritto da
Gianni78ba
Gli ultimi dati dell’Iss sulla circolazione delle varianti, oltre a essere illustrati, meritano un piccolo sforzo interpretativo. Il Report diffuso ieri è relativo al periodo 28 dicembre - 19 maggio 2021, e non deve essere confuso con le precedenti indagini flash che fornivano invece un’istantanea della situazione. In questo modo devono essere letti i dati che parlano della variante inglese (lignaggio B.1.1.7) identificata nel 73,06% dei casi, con la variante brasiliana (lignaggio P.1) ferma al 6%: si tratta, appunto, dei valori spalmati in un arco di tempo molto lungo (circa 5 mesi) che sono utilissimi da un punto di vista epidemiologico, ma non permettono al grande pubblico di comprendere quale sia attualmente la circolazione delle varianti nel nostro Paese. Ne possiamo ottenere una prova pratica verificando, sempre con i dati Iss e per le due varianti che abbiamo citato, le oscillazioni nell’arco di tempo coperto dall’indagine pubblicata ieri: il 4-5 febbraio la variante inglese era al 17,8% (dato rilevato solo su alcune Regioni); il 18 febbraio la stessa variante era stimata al 54%, quella brasiliana allo 0,4%; il 18 marzo i valori erano saliti rispettivamente all’86,7% e al 4%. Il 15 aprile, infine, al 91,6% e al 4,5%. Più che al valore nel lungo periodo, che ripetiamo è molto utile per gli studi epidemiologici ma non offre informazioni sulla situazione attuale, dobbiamo quindi guardare l’ultimo dato disponibile, quello relativo al 15 aprile: che ci dice come la variante inglese sembri essere in grado non solo di diffondersi molto rapidamente, ma anche di limitare la circolazione delle altre varianti presenti sul territorio che restano su valori residuali. Addirittura la variante brasiliana mostra un valore superiore nel lungo periodo (6,0%) rispetto a quanto emerga dall’analisi puntuale del 15 aprile (4,5%): segno di una fase calante nel periodo più recente. Il dato più interessante che emerge dall’ultima indagine dell’Iss è relativo al peso delle “altre” varianti, ovvero di quelle che non rientrano nelle 7 attualmente monitorate: peso che è arrivato al 18,9% del totale. In termini semplici, quasi 2 varianti su 10 rilevate erano “diverse” da quelle che teniamo sotto controllo. Un numero tutt’altro che trascurabile e che ci fa capire come, lasciando circolare con efficacia il Sars-CoV-2, il rischio dello sviluppo di nuove varianti sia molto concreto. Ne abbiamo parlato più volte, ricordando quanto sia importante in questa fase il mantenimento delle misure di precauzione personali, per abbattere la circolazione del virus, e un numero adeguato di test tampone di tipo molecolare (adatto per il sequenziamento del virus). A questo deve essere ricondotto l’avvertimento dell’Iss contenuto nell’ultima analisi: “È necessario continuare a monitorare con grande attenzione la circolazione delle varianti del virus Sars-CoV-2 ed in particolare la presenza delle mutazioni riconducibili ad una maggiore trasmissibilità e/o associate ad un potenziale immune escape”. Ovvero a una potenziale capacità di eludere la risposta immunitaria indotta dal vaccino. (M.T.I.)
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