
Originariamente Scritto da
Jadan
No, non sono marxista: se lo fossi lo direi. I miei rapporti con Marx sono quelli che ho detto ieri: lo conosco un pochino e ne apprezzo alcune visioni. Non condivido né l'impianto (diciamo così) generale della sua filosofia né il suo metodo e la sua economia.
Lasciamo perdere i discorsi sul disprezzo e il delirio di onnipotenza. Confermo invece che, persino tra gli elettori, persino tra gli iscritti di Rifondazione comunista, i conoscitori di Marx siano piuttosto pochini. Un po' più dell'1% della media nazionale, certamente, ma molto pochi lo stesso. Ma la cosa, guarda, non è che mi sorprenda troppo: quanti, tra i cattolici, hanno letto il Vecchio Testamento? Ci arrivano, secondo te, al 10%? Credo proprio di no: esci per strada, va in una qualunque chiesa e chiedi alle persone che stanno a Messa (quindi, ai cattolici praticanti) "Cosa dice il Deuteronomio?" e vedrai l'effetto che fa.
E potrei continuare: quanti italiani hanno letto la Costituzione italiana? Quanti liberali hanno letto i classici del pensiero liberale? Ecc. ecc. E secondo te constatare questo significa dare dell'ignorante al tot% della popolazione italiana?
Tornando infine a Marx e al terrorismo e alla violenza. Marx avrà scritto qualche migliaio di pagine. Tra tutto quello che ha scritto si può trovare tutto e l'esatto contrario: andare a citazioni non ha molto senso. Per capire un autore doresti cercare di capire l'essenza del suo pensiero e contestualizzarlo. Esempio: violenza e terrore.
Che Marx NON fosse un pacifista è cosa ovvia. Che propugnava la rivolta violenta del proletariato idem. Ma teniamo presente il modo e i tempi. Terrorismo. Se noi usiamo questa parola pensiamo subito a Bin Laden o a Curcio. Marx (e tutto l'800) quando diceva terrore pensava al Terrore DOCG, cioè a quello della Rivoluzione francese. E il dicorso di Marx era relativamente semplice. Lui era convinto (con gran parte di ragione) che i moderni (moderni alla sua epoca) stati liberali fossero nati con la Rivoluzione francese. Era convinto che senza di essa noi non avremmo avuto parlamenti, governi, ministri ecc. ecc. scelti dal popolo. Inoltre (e anche qui aveva ragione) vedeva come quelle democrazie fossero in realtà semplicemente un club della borghesia: ricordo che ancora a fine '800 avevano diritto di voto solo meno del 10% dei cittadini. Ovviamente i più ricchi. Ed avevi diritto di voto se avevi censo, cioè proprietà. In buona sostanza: tuo padre, in quelle democrazie, non avrebbe avuto diritto di voto. Ciò che Marx invece non vedeva, e la storia poi lo smentirà, era la possibilità che quelle democrazie potessero cambiare e diventare più o meno quello che sono ora: suffragio universale (maschile e femminile), libertà di opinione e pensiero ecc. ecc. .
Torniamo a noi: Marx quindi vedeva come dal Terrore della rivoluzione francese fossero nate le democrazie della sua epoca. Vedeva come queste fossero limitate ai club della ricca borghesia e diceva che contro quei club il proletariato avrebbe avuto una sola arma: fare a loro, ai borghesi, ciò che i borghesi avevano fatto all'ancien regime. Una rivoluzione con annesso terrore rivoluzionario.
Linguaggio violento? Vero, verissimo. Ma anche qui facciamo attenzione. Il linguaggio violento era una prassi in un mondo dove ci si scannava tra francesi e tedeschi, tra italiani e austriaci ecc. ecc. Il delicato inno francese, quello che i francesi educatamente cantano mani sul petto, nel ritornello recita
Marchons, marchons !
Qu'un sang impur
Abreuve nos sillons !
Traduzione: marciamo, marciamo, che un sangue impuro abbeveri i nostri solchi. Che è un'immagine un po' splatter: non solo per il grano rosso sangue che può uscire da quei solchi (i sillons sono i solchi degli aratri) ma per l'idea che esista un sangue impuro. Inoltre i nemici che dovrebbero innaffiare i campi sono francesi stessi, sono la tirannia.
Insomma: il linguaggio dell'800 è "normalmente" violento. E la prassi politica era "normalmente" violenta. La violenza, le baionette, altro non erano che un modo di far politica: dal risorgimento italiano alle restaurazioni, dalle guerre tra Stati a Roma Capitale. Tutto fu fatto con le armi e la violenza. Marx, in questo contesto, non era affatto isolato.
Sarebbe, ed è, isolatissimo chi pretendesse di leggere Marx oggi, e di applicarlo tal quale. Errore che hanno fatto spesso i marxisti e fanno oggi gli antimarxisti. Marx è un pensatore di gran livello, ma va capito, va interpretato alla luce dei tempi suoi e di quelli attuali. Se diventa il Vangelo o una miniera di citazioni se ne capisce poco.
Ultimo discorso: Hoxha. Verrà un giorno, Zi' Pacciano, e non è tanto lontano, che si capirà una cosa: che il comunismo è stato spesso la perpetuazione sotto altro nome di un sistema sociale e politico preesistente. Mi spiego meglio: la Russia è sempre stata un paese tirannico. Prima aveva gli Zar, poi ha avuto il PCUS ora ha Putin. E' cambiato tutto, ma la sostanza no: è un Paese governato con mano di ferro dal centro, con le polizie segrete ramificate ovunque e forze armate potenti. Era così con gli Zar, è stato così col comunismo ed è così oggi con Putin. La Cina è sempre stato governata da una casta di mandarini emanazione del potere di Pechino. Era così al tempo dell'imperatore. E' così oggi. Solo che il Mandarino Hu Liao non si chiama Eccellenza Hu Liao ma compagno Hu Liao. E potremmo continuare. Narsultan Nazarbaev era il capo del Partito comunista (sovietico) del Kazakistan. Poi è caduto il muro. E' ora presidente (praticamente a vita) del Kazakistan, ha formato la società petrolifera del Paese (la KazmunayGaz), ci ha messo a capo suo genero, ha aperto una occidentalissima Borsa ed è diventato democratico. Slobodan Milosevic era uno dei maggiori esponenti del Partito comunista Yugoslavo. Cade il muro e diventa il leader del nazionalismo serbo. E potrei continuare per ore.
Il comunismo è stato, in buona sostanza, un velo che alcune oligarchie hanno usato per mantenere un proprio potere. Spesso (vedi Nord Corea, vedi in parte Cuba dove il potere si trasmette tra fratelli) un potere ereditario. Hoxha è stato questo: un tristissimo e violento dittatore che ha mantenuto l'Albania in un medioevo attardato. Ha imposto un suo personale potere e l'ha mantenuto sinché ha potuto. Quello che tu ora vedi come comunismo era in realtà il potere personale di un clan corrotto. Andato via Hoxha, e lo sai meglio di me, un altro clan (corrotto) ha preso il potere.
In buona sostanza: il comunismo è stata una forma politica. Le forme politiche si cambiano facilmente (relativamente). Ma le forma sociali e culturali di fondo, che si chiamino di volta in volta democrazia, comunismo, socialismo o piripanchio cambiano molto, molto più lentamente. Un esempio? L'Armata rossa entra in Afghanistan e la cosa diventa un capitolo del libro nero del comunismo. Eltsin manda l'armata rossa in Cecenia, fa circa mezzo milione di morti che però non appaiono in nessun libro perché il muro era già caduto. Ma, diciamocelo francamente: sono poi TANTO diverse le due cose? L'Afghanistan è poi così diverso dalla Cecenia? Quello che non cambia è la politica imperiale della Russia in Asia, zarista, comunista o democratica che sia.
Segnalibri