Non direi, le reanalisi incluse le cfsr non assimilano nessuna temperatura a 2m di nessuna stazione, infatti questo parametro così come le precipitazioni ed altri vengono utilizzati per valutare la accuratezza delle reanalisi per comparazione con le osservazioni; e la correlazione tra anomalie mensili in diverse zone tropicali è meno di 0.3.(Fig7 dell'articolo sotto)
http://www.cpc.ncep.noaa.gov/product...xue/pub/28.pdfThis study
focuses on the analysis of climate variability for a set of
surface variables including precipitation, surface air 2-m
temperature (T2m), and surface heat fluxes. None of these
quantities are assimilated directly and thus an assessment
of their variability provides an independent measure of the
accuracy.
E poi theweatherbell mischia 2 diversi modelli, il cfsv2 con le reanalisi cfsr, il cfsv2 è la continuazione in tempo reale delle reanalisi ma non è esattamente lo stesso modello; e dato che le t2m sono una variabile generata dal modello questo è un problema sia per le medie globali che hanno un salto improvviso in giù che per i pattern locali, ad es. le alpi occidentali hanno quasi sempre anomalie più positive della pianura padana occidentale.
Ultima modifica di elz; 24/08/2015 alle 20:36
Usciti, con qualche giorno di anticipo rispetto al previsto, i dati Hadley terrestri. Confermano ciò che si immaginava: anche per gli inglesi Luglio è stato il più caldo della serie e, quindi, il bimestre giugno luglio si conferma il più caldo di sempre per tutti i centri di ricerca.
Come visto in precedenza, nel mese di luglio la terraferma, soprattutto quella settentrionale, non è stata da record e ha contribuito un po' a smussare i valori estremi.
Riporto in fondo la tabellina ormai nota con un paio di avvertenze. JMA da questo mese ha cambiato il riferimento delle anomalie. O, meglio, se prima a quello attuale (1981-2010) affiancava anche quello sulla media XX secolo che io prendevo perché un po' più omogeneo con gli altri, ora preferisce esprimersi solo in termini dell'ultimo trentennio. Poco male, basta farci l'occhio.
Poi ho aggiunto due righe, visto che la metà anno è passata e questo anno rischia di diventare record. In pratica ottenete, per ogni centro di ricerca, due valori. Il primo, l'anomalia mesi restanti, indica di quanto deve essere l'anomalia nei prossimi 5 mesi (AGO-DIC) perché il 2015 risulti l'anno più caldo (cioè, in pratica, batta il 2014). Il secondo valore ci dice che posto in graduatoria occuperebbe un periodo AGO-DIC con tali valori.
Per capirci meglio: secondo i dati NOAA, perché il 2015 risulti più caldo del 2014 è necessario che nei mesi da agosto a dicembre si mantenga una media pari a +0,64. Se il prossimo periodo AGO-DIC presentasse quest'anomalia di 0,64, allora diventerebbe il settimo periodo AGO DIC più caldo.
Il giochino serve per capire, col passare dei mesi, quanto risulti probabile un tale evento. Per NOAA non è in sé difficilissimo: raggiungere il settimo valore non è così arduo. Ma già i dati Hadley dicono una cosa diversa: perché il 2015 risulti più freddo del 2014 è necessario che il periodo AGO-DIC 2015 risulti il diciottesimo della serie. Cosa meno facile.
sintesi 1507.jpg
Maurizio
Rome, Italy
41:53:22N, 12:29:53E
Tratto dall'articolo di Guido Guidi fonte Climate Monitor
CittÃ* più calde delle zone rurali, ovvio, ma fino a un certo punto | Climatemonitor
"Mi domando però se nel processo di omogeneizzazione dei dati osservati del GISS della NASA (da cui proviene anche questo studio sulla vegetazione urbana) si sia provveduto a sottrarre, magari tenendo conto del progressivo accrescimento dell’urbanizzazione nel tempo, i quasi 2°C estivi o 1,5°C invernali dalle osservazioni delle stazioni urbane, cioè da una buona parte di quelle che ci sono sul territorio. E non c’è ragione di ritenere che la stessa cosa non valga anche per le aree urbane del resto del mondo. Sì, lo so molti scienziati dicono di tener conto con la post-elaborazione statistica e i processi di correzione dei dati grezzi dell’effetto UHI e di aver valutato che questo non influenza il trend di riscaldamento generale attribuito all’accrescimento della concentrazione di CO2. Ma forse visto che si parla di 1,5-1,9°C (con punte di 3,3°C), il doppio o anche il triplo degli 0,7°C di cui sarebbe responsabile l’anidride carbonica, forse è lecito farsi venire qualche dubbio. E, soprattutto, gli autori di questo studio, che pure non mancano di inserire nel loro lavoro un disclaimer con cui separano la loro ricerca dal contesto del climate change per non tirarsi dietro gli strali del consenso scientifico, dicono anche di essere stati i primi a pesare questo effetto su scala areale e su un territorio vasto come quello degli USA. Un territorio che per densità dei dati disponibili e per le sue dimensioni, pesa non poco nel computo delle medie globali e pesava ancora di più in passato, quando nel resto del mondo, Europa a parte, la densità delle osservazioni era largamente inferiore.
Certo, un po’ di global warming da CO2 ci sarà comunque, ma quanto di questo piuttosto non potrebbe essere la somma di questi ‘ovvi’ local warming?"
Me lo sono sempre chiesto anch'io![]()
Alessandro, sei cattivo quanto il tuo avatar
Non credo che le isole di calore urbano (UHI) abbiano un peso sufficiente a cambiare le carte in tavola sul GW - e Guidi, pur punzecchiando, lo sa bene e non si sogna di metterlo in dubbio. Semplicemente, essendo gli oceani il 70% della superficie globale, ed essendosi anch'essi riscaldati, il conto è presto fatto anche senza montagne e deserti.
Quello che però preme al colonnello, e credo che abbia un buon punto in mano, è quanto del GW nelle aree in cui viviamo sia dovuto alla CO2 (o eventualmente al Sole ecc.) e quanto invece sia dovuto all'urbanizzazione ed all'utilizzo del territorio. Per l'Europa, ed in particolare zone come la Pianura Padano-Veneta, non è affatto una domanda peregrina.
Che poi, anche l'UHI e l'uso del territorio, sono cambiamenti di origine (questi sì senza nessun dubbio possibile) antropica!
Sugli oceani non c'è urbanizzazione ed il riscaldamento delle aree di terra è in linea con il rapporto atteso rispetto al riscaldamento oceanico, in questo sono utili anche le reanalisi che pur non assimilando nessun dato di temperatura dalle stazioni ed essendo insensibili alle variazioni di uso dei suoli riproducono lo stesso riscaldamento medio globale dei dataset di osservazione.
Ma poi più in generale ciò che conta è come varia nel tempo l'isola di calore non la sua entità assoluta, lo sanno tutti che le aree rurali sono più fredde di quelle urbane(non sempre in realtà) ma ad esempio molte serie di osservazioni sono passate da zone urbane a quelle rurali...e le aree rurali spesso vengono irrigate più che in passato; questo ad es. ha un impatto opposto a quello dell'urbanizzazione di cui sui forum mai si parla.
Irrigation cooling effect: Regional climate forcing by land-use change - Kueppers - 2007 - Geophysical Research Letters - Wiley Online Library
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Non l'intero mondo è la california ma se parliamo di impatti locali...
La nasa poi ha mostrato anche che usando le sole stazioni che si trovano al di sotto della soglia di rilevazione della luminosità da satellite (e quindi di sicuro non urbane) il trend al riscaldamento non cambia.
Regression analysis of temperature and irrigation changes for stations within irrigated areas revealed a highly significant effect of irrigation on June–August average Tmax, with no significant effects on Tmin (p > 0.3). The mean estimate for Tmax was a substantial 5.0°C cooling for 100% irrigation cover, with a 95% confidence interval of 2.0°–7.9°C. As a result of small changes in Tmincompared to Tmax, the diurnal temperature range (DTR) decreased significantly in both spring and summer months.
Ultima modifica di elz; 28/08/2015 alle 17:15
Sì ragazzi, ma la mia domanda era indirizzata alle sole terre emerse visto che esiste un dataset dedicato.
In più la domanda/dubbio rimane senza risposta
(nonostante le Vs risposte) e ve la ripropongo in altra forma:
come fa la somma degli "ovvi" local warming a non influenzare le zone limitrofe?
Come è possibile che nell'esempio NASA delle sole stazioni che si trovano al di sotto
della soglia di rilevazione della luminosità da satellite si possa escludere qualsivoglia
influenza da parte dei numerosi "ovvi" local warming?
Mi viene da pensare che qualunque zona di terraferma sia portata ad un equilibrio termico
tra zone rurali e urbane e che quindi sia ovvio che il trend al riscaldamento non cambi, ma
sono i "local warming" che portano il bilancio termico verso l'alto.
(basti pensare che negli anni'70 la popolazione mondiale era la metà di oggi.)
Sono gli oceani a guidare gran parte del riscaldamento sulle aree di terra dove poi si amplifica:
http://www.esrl.noaa.gov/psd/people/...hmukh_2009.pdf
Per il resto basta guardare lo stesso studio e la letteratura citata..., l'isola di calore termina rapidamente dove c'è vegetazione e/o acqua e se c'è irrigazione si passa dal riscaldamento al raffreddamento quindi ad un maggiore differenziale urbano-rurale.
"Furthermore, in Baltimore, the UHI amplitude decreases sharply, 1.35 °C, in a short distance (~10 km) away from the city center, due to its LC composition and proximity to water."
Le luci notturne ed i modis sono usati appunto per caratterizzare le isole di calore.
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Il GW ha colpito soprattutto aree poco o per nulla popolate, come il Polo N o la Siberia.
Avesse colpito soprattutto la Cina o gli USA orientali capire
Io discutevo di differenze di temperatura sulla terraferma e
ribadisco che il differenziale urbano/rurale termina in un bilancio termico
che è a favore dell'aumento termico visto che in 40 anni le aree di vegetazione
non sono aumentate come avrebbero dovuto dato l'aumento di CO2
perchè è stato sottratto suolo alla vegetazione stessa.![]()
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