La PDO (che sarebbe meglio chiamare Pacific Decadal Variability, vista la sua irregolarità) è legata allo stato del Pacifico e la sua variabilità è dipendente da parecchie cose, per es. dalle variazioni nelle gyre oceaniche su scala decennale, ovviamente soprattutto dall'ENSO su scala interannuale e dalla variabilità atmosferica extra-tropicale (ciò che per es. spiega gran parte dell'attuale fase positiva del modo, senza un gran contributo dall'ENSO, in questo caso, finora).
PDV_schematic-web.png
Emanuele Di Lorenzo - North Pacific Gyre Oscillation - NPGO Index
Emanuele Di Lorenzo - North Pacific Gyre Oscillation - NPGO Index
Su scala pluriennale, lo stato generale del Pacifico (IPO) è in condizione tale da indurre PDO- da fine anni 90, non dal 2007.
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Il grafico finisce nel 2000, dopo il quale le temperature nell' aria artica sono continuate a salire fino a eguagliare e superare il picco di fine anni 20.
Dipende dalle zone dell' artico comunque, prendendo le serie continue piu' lunghe fra le quali alcune stazioni groenlandesi, canadesi e russe, proprio in questi ultimissimi anni molte di esse sono salite sopra il picco di fine anni 20 altre ancora in certe zone della Groenlandia ancora no.
Un grafico, sempre NASA, un po' più aggiornato:
north-latitudes-surface-temp-trend-annual-thru2011.jpg
Anyway: oggi il riscaldamento è presente anche in quota (troposfera medio-bassa), negli anni 30-inizio 40 principalmente al suolo. Allora su Groenlandia, Scandinavia e Russia occidentale in inverno (e parzialmente anche in estate) al suolo e solamente su Groenlandia in autunno anche in quota. Oggi: ovunque in tutte le stagioni e anche in quota, tranne su Bering d’inverno. Trend più netto: in primavera, soprattutto sull’Artico pacifico (Bering-Beaufort).
Per es.:
http://journals.ametsoc.org/doi/abs/...urnalCode=clim
http://connection.ebscohost.com/c/ar...past-100-years
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Questo ho parecchia difficoltà a concepirlo. Se ho un riscaldamento al suolo questo deve avere un corrispondente in quota (almeno in senso medio, su brevi periodi possono esserci variazioni forti, ma NON su periodi lunghi).
Concepire una notevole differenza tra comportamento al suolo e in quota in periodi diversi significa ipotizzare scenari davvero diversi .... con quale spiegazione ?
Variazioni suolo-quota ce ne sono ovviamente ma nel lungo periodo le differenze non sono mai forti xche' la dinamica dell'atmosfera e' quella e se hai del freddo in quota questo porta freddo al suolo e viceversa .... variazioni nel regime nuvoloso possono indurre delle differenze, ma sempre limitate.
Come esempio il comportamento di marzo tra 850hpa e suolo (Roma Ciampino - quadrato geografico relativo):
roma-marzo-suolo-850.jpg
Variazioni, si, ma sempre li intorno a un dato medio tipico di quel periodo/luogo, e sono 60 anni di dati.
No, ho davvero difficoltà a capirla questa cosa a meno che non si abbiano enormi differenze nel regime nuvoloso.
P.S. comunque quel dato NASA mi sembra un tantinello esagerato, plottando una serie di località sub-artiche che hanno dati su periodi abbastanza lunghi risulta qualcosa di ben differente da quel grafico:
![]()
Grafico NASA: controlla te stesso: http://data.giss.nasa.gov/gistemp/ta...nn.Ts+dSST.txt
Questo è CRUTEM4v
fig1.1-overland.jpg
Arctic Report Card - Air Temperature - Overland, et al.
E qui dalle 137 stazioni della rete GHCN:
ghcnall.jpg
Incongruenze suolo-quota: sono sostanzialmente spiegabili mediante l'origine del riscaldamento. Negli anni 30 determinante è stata la prevalente direzione del vento geostrofico durante la stagione invernale fra Nordatlantico e Eurasia occidentale.
From the 1920s to the 1940s, the Arctic experienced a dramatic warm event which is generally accepted as an episode of natural variability (Johannessen et al., 2004; Wang et al., 2007). The recent warming, since the 1990s, is seen as a combination of natural variability and anthropogenic forcing. Investigating the vertical structure of these two events would elucidate their mechanisms (radiative versus dynamic) and also clarify if the two events are related, both of which would aid Arctic climate modelers. (...)The two events (the 1920s to 1940s and 1990s to now) were found to have quite different seasonal and regional signals as well as vertical structure. (...) The strongest signal of the early warm period was found in wintertime over Europe and western Russia. (...) Some years were vertically coherent (warm at the surface and aloft) and some were not (warm at the surface only). The clear signal of the recent warm period throughout the troposphere is evident. The two warm periods are further distinguishable in that the early warm event was strongest in winter and almost exclusively seen in the Atlantic sector of the Arctic, while the recent warming is evident in all sectors of the Arctic and all seasons, although the strongest signal is in the Beaufort-Bering region in winter and spring. The recent warming is also growing more widespread and is better classified as a trend than an isolated warm event. Reconstructed geopotential height fields show increased southerly advection from Europe into the Barents Sea area throughout the 1930s which is consistent with the continuously warm SAT in that region. Circulation in the 1940s weakened and grew disorganized, which is also consistent with the larger variability in temperature in the 1940s Atlantic Arctic. Sulfate levels in ice core records from Greenland and Svalbard provide independent validation of the anomalous circulation and raise the question of their own influence on the early warm event. (...) Circulation based on reconstructed geopotential height showed excellent agreement with above normal warm air advection into the Atlantic sector of the Arctic in the 1930s which had previously been seen in sea level pressure fields. The zonal circulation is even more enhanced at 700 hPa and shows development of both strengthened cyclonic circulation over Iceland and anomalous anticyclonic circulation over Europe which together especially enhanced the advection of warm air into the Barents Sea. The anomalous advection was confirmed by increased sulfate concentrations in ice core records from Svalbard and Greenland, indicating southerly advection of polluted air from Europe and North America into the Arctic. The different vertical structure, coupled with seasonal and regional differences in the strength of the two warm periods, allows them to be distinguished from each other.
In sostanza: il riscaldamento dell'Artico degli anni 30 è imputabile a variabilità interna. Oggi (oltre a questa, assai meno prevalente), c'è un trend forzato e amplificato dai vari feedback.
Ultima modifica di steph; 12/03/2015 alle 17:30
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Temperature in alcune località Artiche , periodo 1880/2010
https://diggingintheclay.files.wordp...ng?w=640&h=466
Quasi tutte stazioni che si trovano dal lato europeo dell'artico, fortemente influenzate dall'oceano e in molti casi lontano dalle zone in cui ci si aspetta l'amplificazione artica...tra l'altro è anche abbastanza inutile guardare alle singole stazioni(specie se sono tutte da una stessa zona) poichè più è piccola l'area maggiore è la variabilità interna in proporzione ai trend di lungo termine e maggiore la probabilità di trovare in passato un picco simile a quello odierno magari non avvenuto esattamente nello stesso momento o con la stessa durata in ogni stazione.
L'islanda non è particolarmente più calda del periodo anni '40:
e così il nord della norvegia (ma con un picco ben più breve):
http://berkeleyearth.lbl.gov/auto/Lo...TAVG-Trend.png
Sono zone che tra l'altro sono attese scaldarsi più o meno quanto l'italia, nelle simulazioni il nord atlantico ha un minimo poco a sud della groenlandia dove il riscaldamento è meno di 1/4 della media globale:
aa.png
Ma il nord del canada?
68.31N-99.76W-TAVG-Trend.png
E il nord della siberia verso est?
68.31N-164.82E-TAVG-Trend.png
e ostrov dikson che ha da poco passato il picco degli anni '40:
http://berkeleyearth.lbl.gov/auto/St...Comparison.png
Queste invece sono zone dove è attesa l'amplificazione artica(sempre e comunque con molta variabilità interna); meglio guardare ai grafici dell'intero artico.
Ultima modifica di elz; 12/03/2015 alle 19:55
Uhm...6 stazioni accuratamente scelte come le ciliegie di maggio contro 137 che coprono l'intero Artico. Non c'è partita.
stations.jpgdaleomap.jpg
Ultima modifica di steph; 13/03/2015 alle 00:07
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