Prima di andare avanti con la questione riguardante gli aggiornamenti delle condizioni iniziali del modello climatico, desidero riprendere questa discussione per porre alla vostra attenzione alcune evidenze che emergono dall’analisi, su base decadale, dei dati del SOI index che vanno dal 1900 al 2008.
Da questi risultati, a mio avviso, possono emergere importanti ed interessanti spunti di riflessione che potrebbero aiutarci a fare un po’ più di chiarezza su quelle che sono state le caratteristiche dominanti, su lungo periodo, delle fasi di riscaldamento e raffreddamento delle acque dell’Oceano Pacifico durante l’ultimo secolo. Non solo, ma se questi risultati sono inseriti, letti ed interpretati in un contesto più generale che tiene conto anche degli altri fattori che concorrono a plasmare le oscillazioni climatiche (per esempio cicli solari e GW), potrebbero anche porre le basi per provare a ipotizzare il comportamento dominante, su scala decadale, del Niño e della Niña all’interno dei cicli dell’ENSO, rimanendo ovviamente collegati alle linee più generali del problema senza scendere nei dettagli.
È sicuramente molto difficile tentare di individuare queste linee guida, tanto che il rischio di affrontare il problema cadendo in un approccio pseudo-scientifico è molto elevato, ma allo stesso tempo credo che sia possibile scorgere, senza correre il rischio di prendere qualche abbaglio, alcuni segnali che ritengo estremamente importanti e che potrebbero essere proprio interpretati come i precursori di queste linee guida, ovvero essere le nuove condizioni iniziali di un nuovo ciclo climatico che, limitatamente al SOI index, potrebbe essere alle porte. È troppo presto per cominciare a trarre le conclusioni, ma dai risultati che commenteremo è probabile che il sole e la sua scarsa attività, sempre più sulla via di una prolungata fase di minimo, potrebbero aver avuto un ruolo decisivo nel porre la parola “fine” all’egemonia delle fasi di Nino che ci hanno interessato negli ultimi 30 anni. L’anno 2008 rappresenta secondo me un nuovo punto di partenza (più avanti capirete il perché).
Entriamo allora un po’ più nel dettaglio. L’analisi che vi propongo in seguito prende in considerazione il peso, su base decennale, del SOI index. In altre parole, misura quanto sono state determinanti le fasi di Nino (SOI negativo) e di Nina (SOI positivo) in ogni decennio, al fine di individuare il comportamento dominante su lungo termine delle fasi “calde” e “fredde” delle SSTA dell’Oceano Pacifico che caratterizzano i cicli dell’ENSO. Per capire meglio come sia stato pesato l’indice del SOI su base decennale, prendiamo ad esempio i dati mensili degli Anni Venti che ho riportato, per comodità, in questa tabella:
SOI_anni_20.JPG
Come potete vedere, per ogni anno ho calcolato la media dell’indice SOI: i valori negativi sono su sfondo rosso per indicare il Niño e quelli positivi sono su sfondo blu per indicare la Niña. Poi ho calcolato la media dei SOI durante le fasi in cui si è manifestato l’uno o l’atro evento, ma non potendo paragonare questi due valori in modo assoluto perché mediati su periodi diversi, ho proceduto a “pesarli”. Con le spiegazioni riportate in tabella, si evince allora che negli Anni Venti gli eventi di Niña (SOI index pesato pari a 3) hanno pesato circa tre volte di più rispetto agli eventi di Niño. Se andiamo allora ad eseguire lo stesso procedimento per gli altri decenni, otteniamo questo risultato:
SOI_1900_2000.JPG
Tenendo presente gli anni di Niño e di Niña ed i relativi pesi, è chiaro che al numero maggiore di anni caratterizzati da un evento non corrisponde il peso maggiore dell’evento stesso. Lo stesso discorso vale anche se consideriamo due decenni (ad esempio 1960 e 1970) che presentano lo stesso numero di eventi: in questo caso se per il Niño il peso è praticamente lo stesso (SOI in modulo = 2), per la Niña il peso è addirittura raddoppiato, passando da 2.3 a 4.7. Notevole anche il balzo all’insù del “SOI pesato” del Niño negli Anni Novanta, passato al valore di ben 5.8. In generale, come si può notare nel grafico successivo, negli Anni Settanta abbiamo raggiunto il maggior peso degli eventi di Niña probabilmente per effetto anche del minimo solare in atto in quel periodo, mentre negli Anni Ottanta e Novanta la situazione si è ribaltata, con gli eventi di Niño a pesare decisamente sui cicli dell’ENSO che si sono manifestati, probabilmente per effetto anche del GW che ha iniziato a farsi strada proprio in quel periodo.
SOI_NINO_NINA.JPG
Per tornare al discorso fatto all’inizio a proposito del “… comportamento dominante su lungo termine delle fasi “calde” e “fredde” delle SSTA dell’Oceano Pacifico che caratterizzano i cicli dell’ENSO”, si ha un bel colpo d’occhio se lo stesso grafico precedente lo si fa con una spezzata invece che a colonne. Si ottiene questo risultato:
cicli SOI.JPG
Le aree colorate in blu ed in rosso rappresentano rispettivamente i pesi, per tutti i 4 cicli, degli eventi complessivi di Niña e di Niño. Si può quindi vedere come, oltre ad un ciclo di ENSO che come sappiamo alterna una fase di Niño ed una di Niña, esiste anche un ciclo che potremmo definire… del “SOI pesato” che prende in considerazione il comportamento dell’ENSO su scale temporali più ampie. È curioso notare come il minimo solare del 1970 abbia contribuito ad ampliare l’area blu del medesimo anno, così come è curioso notare che l’area rossa che comincia nel 1980 sia la più estesa non solo di quella analoga del 1940, ma in modulo anche di quelle blu dei cicli precedenti: questo risultato è concorde a quanto sostengono alcuni scienziati sul fatto che, nel periodo GW, il Niño sia aumentato in intensità e frequenza!
Osservando sempre questo grafico, ecco allora perché il 2008 è stato, secondo me, un anno importante: perché ha chiuso il quarto ciclo. Ed è interessante osservare come, per questa chiusura, sia stata determinante la fase di Niña che ha caratterizzato questo anno: con un valore medio annuale del SOI index pari a 10.2, si è trattato dell’evento più intenso degli ultimi 33 anni (per trovare un SOI maggiore bisogna risalire al 1975, quando fu raggiunto il valore di 13.6). Coincidenza che il valore di 10.2 sia stato raggiunto in concomitanza di un iterato minimo solare? Non tiriamo conclusioni affrettate, ma almeno un dubbio è più che lecito.
La questione si fa quindi interessante: finito il quarto ciclo, di che segno sarà il quinto? A seguire gli andamenti, dovremmo andare incontro almeno ad un periodo più o meno lungo caratterizzato dal dominio della Niña, ma anche in questo caso è meglio andare avanti con i piedi di piombo. Sicuramente possiamo però affermare due cose:
1) se il minimo solare continuerà, è molto probabile avere, su lungo periodo, il dominio della Niña, per cui dovremmo assistere, nei vari cicli ENSO che si susseguiranno, ad una perdita di importanza delle SSTA positive dell’Oceano Pacifico;
2) supponendo che sia corretta la proiezione di alcuni modelli su un Niño forte per il prossimo inverno, questo non significa ovviamente che il quinto ciclo sia nuovamente caratterizzato dal Niño perché bisognerà pesare questo evento con i futuri cicli dell’ENSO.
Molte ipotesi, che partono però da un importantissimo punto fermo, e cioè che il quarto ciclo è finito. Una volta tanto abbiamo una certezza.
Buona serata a tutti
bellissimo andrea![]()
interessante, andrea
solo una cosa non capisco, quando dici:
"...mentre negli Anni Ottanta e Novanta la situazione si è ribaltata, con gli eventi di Niño a pesare decisamente sui cicli dell’ENSO che si sono manifestati, probabilmente per effetto anche del GW che ha iniziato a farsi strada proprio in quel periodo"
per GW intendi l'AGW, immagino
se si, non pensi che l'aumento graduale dei gas serra abbia un effetto "graduale" anche sulla temperatura e che quindi non ci sia un "momento" particolare in cui compare, bensì un trend di fondo (ovviamente sto semplificando) ??
e che se il GW "inizia a farsi strada" proprio in quel periodo, l'accelerazione possa essere causata invece da forcing oceanico, e quindi il GW diventa parte dell'effetto, non della causa ?
non so se mi sono spiegato
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Ultima modifica di atlantic; 10/08/2009 alle 14:44
Certo, ad un aumento graduale dei gas serra corrisponde un graduale aumento della temperatura: possiamo vederlo come un “delta termico” che si sovrappone ad una temperatura di fondo che è strettamente collegata alla miscela naturale dei gas serra di partenza, mentre il delta termico in più è collegato al surplus di concentrazione dei gas che sono aumentati. Il momento particolare è quando ti accorgi che questo “delta termico” non è più trascurabile.
È difficile dare una risposta a questa domanda, perché in fin dei conti è come chiedersi se è nato prima l’uovo o la gallina. Io credo che il problema non sia “chi aumenta che cosa”, perché si tratta di un processo interdipendente: ad un aumento della temperatura segue un aumento della concentrazione dei gas serra e viceversa. In particolare, per il caso degli eventi di Niño particolarmente intensi e numerosi negli Anni Ottanta e Novanta, è logico supporre che l’aumento dei casi con SSTA positive abbia immesso in atmosfera ingenti quantità di anidride carbonica che, a loro volta, hanno senz’altro contribuito all’aumento di temperatura nell’ultimo ventennio.
Il perché di questo eccessivo riscaldamento a scala planetaria potrebbe essere legato anche al fatto (ma è solo una mia ipotesi, forse anche azzardata) che questo rilascio massiccio di anidride carbonica da parte dell’Oceano sia capitato in concomitanza di un trentennio in cui la concentrazione dei gas serra ha raggiunto i massimi (vedi il grafico di Mauna Loa) ed in cui il sole ha attraversato due cicli consecutivi particolarmente intensi:
ciclo 80-90.JPG
La formula potrebbe essere questa: "+ radiazione incidente à + più radiazione emessa nell’IR à + radiazione trattenuta dai gas serra" (con concentrazione in aumento).
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Ultima modifica di andrea.corigliano; 10/08/2009 alle 18:40
Per puro dovere di cronaca, tanto per sapere che esistono, inseriamo anche le proiezioni sull’anomalia di pressione al suolo che Roeder propone per dicembre.
Roeder.jpg
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la tua ipotesi è, da un punto di vista cambio-climatologico, incredibilmente "laica" e aperta
due ipotesi di solito si contrappongono su questo forum:
1 GW dovuto essenzalmente a gas serra antropici con scarso peso dato ad altri fattori (ipcc)
2 leggero trend di fondo dovuto a gas serra antropici sul quale si innestano ondulazioni causate dai cicli oceanici (chiamiamola ipotesi sandro)
la tua mi pare ben diversa da entrambe
ma non son sicuro di aver capito bene, anche perchè non usi mai la parola "antropico" per cui faccio fatica a capire quandi parli di aumenti di gas serra dovuti all'uomo o a cause naturali
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Non distinguo tra componente antropica e naturale del GW. I dati dimostrano che esiste un surriscaldamento globale dovuto ad un effetto serra che è andato alla deriva e che ha visto aumentare la sua concentrazione nei decenni. È ovvio che anche l’attività umana ha contribuito a questo aumento, ma la complessità del sistema climatico ci impedisce di conoscere e di misurare esattamente i flussi naturali ed antropici dei gas stessi che causano il GW. Guardando infatti questo grafico
RF.JPG
si evince chiaramente che, per la componente antropica, c’è una forte incertezza sul suo reale peso: l’errore di misura è quasi pari alla misura stessa, per cui credo che sia un po’ azzardato parlare esclusivamente di AGW come se fosse l’unica causa della febbre del nostro pianeta. Ripeto: la tesi che ho scritto sopra è azzardata, molto azzardata, ma grazie a questo minimo solare ho avuto modo, nel mio piccolo, di rimettere tutto in discussione. Mi auguro che questa scarsa attività solare continui, non tanto per i risvolti meteorologici stagionali ma soprattutto per capire se, come e quando il GW entrerà in crisi: gli scienziati ci sono già, tant’è che continuano a parlare di “minimo solare inspiegabile”, ritrattando vi volta in volta la previsione dell’intensità del prossimo ciclo. Secondo il mio modesto parere, di inspiegabile non c’è nulla: il sole è un motore, e come tutti i motori non può sempre ingranare la quinta.
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