Settembre: interessante la secca generalizzata (e pesante) su tutte le coste norvegesi e la piovosità allegra sulle zone più tipicamente secche della Scandinavia come le coste est della Svezia e ovest della Finlandia. Fiutano cicloni baltici bloccati da una HP caucasica... che vengono magari dal centro Europa dopo aver passato UK, Benelux e Germania? Dominio di correnti da est a settembre in tutta l'Europa del nord, un fatto decisamente inusuale anche se non totalmente impossibile (sarebbe difficile da credere se fosse stato novembre, ma la proiezione di quel mese è decisamente plausibile).
Per il resto non mi pronucio![]()
"You are not entitled to your opinion. You are entitled to your informed opinion. No one is entitled to be ignorant." (Harlan Ellison)
Alessandro, io uso questi: Bureau - Southern Oscillation Index (SOI) Archives
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Giuseppe, approfitto di questa tua... “sfiducia” (chiamiamola così...) nei confronti del NCEP per spiegare i due motivi per cui insisto così tanto sulla proiezione modellistica.
Punto primo
Nei forum è un continuo parlare di “carta straccia” ogni qual volta un modello ritratta o sbaglia una proiezione. Si tratta però di giudizi sommari, che vengono fatti senza il minimo approccio scientifico al problema, cioè senza indagare sull'effettiva affidabilità della previsione che può essere accertata solo facendo un serio confronto tra la proiezione stessa ed il tempo che realmente si è verificato; senza guardare al proprio orticello ma valutando la performance del modello su tutto il dominio in cui esso opera. Io ho deciso di adottare questo approccio non su una proiezione deterministica, ma su una probabilistica come può essere quella emessa da un modello climatico.
Punto secondo
Personalmente ritengo che lo studio delle teleconnessioni debba essere affiancato dallo studio di una proiezione climatica emessa in base ai responsi di equazioni fisico-matematiche accoppiate oceano-atmosfera. Nel caso, infatti, che il modello dia una performance corretta (vedere il punto precedente) potrebbe essere più facile capire come si distribuiscono i contributi dei vari indici teleconnettivi nel plasmare quella proiezione. La proiezione climatica non deriva da una sommatoria generica di NAO, ENSO, QBO, ecc..., ma da un'opportuna combinazione di questi indici. Ebbene, i modelli climatici sono gli unici strumenti disponibili che possono provare ad inquadrare questa combinazione attraverso una ricerca, una correzione ed un aggiustamento continuo delle equazioni accoppiate che meglio descrivono le interazioni tra oceano ed atmosfera. A mio avviso, perdere di vista questo approccio significa brancolare nel buio perchè un modello mentale, altamente soggettivo e privo della descrizione fisico-matematica delle interdipendenze tra i vari indici, sarà sempre di qualità inferiore rispetto ad un modello che, invece, lavora sulle equazioni. Certo, c'è ancora tanta strada da fare, ma percorrendo questa strada almeno ho la certezza che ho sempre di fronte un quadro oggettivo dell'evoluzione più probabile.
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Dopo aver visto il comportamento dei cicli dell’ENSO ed aver individuato una possibile fine della sua fase calda, riprendiamo il discorso focalizzando questa volta la nostra attenzione sulla NAO per vedere se possiamo estrapolare una linea di tendenza simile. Ebbene, anche questa volta siamo di fronte a risultati interessanti. Osserviamo infatti questo grafico che mostra l’andamento medio annuale di questo indice dal 1950 al 2008:
NAO annuale 1950-2008.JPG
Come si può notare, possiamo individuare anche in questo caso quattro fasi della NAO. La prima (1950 – 1970) è caratterizzata da una NAO negativa che presenta picchi generalmente omogenei sia verso l’alto che verso il basso, a parte il valore minimo della serie (-0,94) raggiunto nel 1968. Essendo questo valore in concomitanza del picco minimo del ciclo solare numero 20, possiamo solo osservare (ma NON dimostrare, perché… una rondine non fa primavera) questa coincidenza senza arrivare a conclusioni affrettate. Potrebbe comunque essere (ribadisco il POTREBBE) che la scarsa attività solare di quel decennio (1965 – 1975) abbia potuto dare un’accelerazione temporanea verso il basso dell’indice. Segue poi una fase di NAO oscillante che dura dal 1971 al 1980 che precede la terza fase di NAO positivache caratterizza quasi tutto il ventennio del GW, dal 1981 al 1994, in cui si raggiungono i quattro picchi massimi di tutta la serie, a breve distanza uno dall’altro: 0,70 (1989); 0,59 (1990); 0,58 (1992 e 1994). Dal 1995 si apre la quarta fase, in cui si ha nuovamente NAO oscillante che è ancora in corso. La domanda è: “Siamo in procinto di cambiare di nuovo fase?”. Potrebbe accadere, è una possibilità che secondo me non è da escludere, e sempre per merito della prolungata fase di stanca del sole. Se infatti fosse vero che il picco minimo della NAO del 1968 è imputabile al sole, allora potrebbe accadere che l’attuale minimo solare contribuisca, su lungo periodo, non tanto alla realizzazione di un nuovo picco minimo dell’indice, ma a stabilizzarlo temporaneamente su valori neutri o debolmente negativi.
Dico questo perché i dati dimostrano, per quanto riguarda il bacino del Mediterraneo, che le fasi con la NAO oscillante sono altamente condizionate dal segno della fase precedente, con tutto ciò che comporta per quanto riguarda le configurazioni bariche che ne conseguono. Osserviamo questo grafico che rappresenta l’anomalia annuale dell’altezza di geopotenziale a 500 hPa durante le quattro fasi della NAO descritte sopra:
anomalia geopotenziale 4 fasi.JPG
Durante la fase negativa (1950 – 1970) e quella positiva (1981 – 1994) è evidente il netto cambiamento di circolazione proprio sul Mediterraneo, ma allo stesso modo si osserva distintamente come le due fasi oscillanti che seguono mantengano rispettivamente quasi inalterata l’anomalia circolatoria, come se esistesse una “forza di attrito” che frena il cambiamento. Per questo motivo, potrebbe accadere che l’iterata anomalia negativa dell’attività solare possa essere quel “quid” in più in grado di rompere questo ipotetico “principio di conservazione” della NAO. Ma durante il minimo solare del decennio 1965 – 1975, come si è comportato l’indice? Lo possiamo osservare da questo grafico:
nao invernale 65-75.JPG
Domina nettamente la fase negativa su base trimestrale (NAO = -0,21), mentre su base mensile abbiamo per dicembre, gennaio e febbraio rispettivamente i valori +0,11/-0,35/-0,39. Generalmente, la configurazione è molto incline a creare robuste figure anticicloniche alle alte latitudini e a lasciare all’Europa meridionale ed al Mediterraneo le scorribande nuvolose e piovose provenienti dall’Oceano Atlantico. Come ho detto più volte, potrebbe trattarsi di uno scenario possibile da sperimentare durante la prossima stagione invernale, ma tenendo presente una considerazione che ritengo molto importante e che potrebbe fare la differenza. Non dimentichiamoci, infatti, che la media invernale 1965 – 1975 fa parte della fase di NAO negativa che parte dal 1950, mentre il nostro prossimo inverno farebbe parte della fase di NAO oscillante che segue la fase di NAO positiva. A mio giudizio, quindi, le IPOTESI potrebbero essere tre:
- o potremmo avere una configurazione simile alla media dell’inverno 1965 – 1975 ma con anomalie meno pronunciate per via della fase della NAO a cui apparteniamo;
- o potremmo avere quel tipo di configurazione, della stessa intensità, che potrebbe essere interpretata come “picco eccezionale verso il basso” dovuto ad un'accelerazione impressa dalla scarsa attività solare;
- o potremmo avere sempre quel tipo di configurazione, della stessa intensità, che potrebbe essere interpretata come “canto del cigno” dell'estremizzazione climatica figlia del GW, visto che cadiamo nella fase di NAO oscillante che segue la fase di NAO positiva in era GW.
La seconda e la terza ipotesi sono molto simili: non mi sento di escludere una a favore dell'altra perchè secondo me stiamo attraversando una fase critica in cui ancora non conosciamo quale sia l'effettivo contributo dei due fattori (sole e GW). Come sempre, verificheremo a fine stagione.
Buona giornata a tutti.
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Interessantissima analisi, forse non è proprio una coincidenza quella del picco negativo...potremmo scoprirlo di qui a poco ormai...
analisi molto interessante ed appetitosa
allora ci voglio credere in una prossima stagione autunnale-invernale nuovamente perturbata (con situazioni anche "severe") e gli illusi del GW non sapranno che strada imboccare!
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Per cercare di avere una visione di insieme, nella mappa sono sintetizzate gli indici PDO, NAO, SOI e QBO nel decennio del minimo solare del ciclo 20:
RIEPILOGO INDICI.JPG
Tenendo presente la stessa combinazione degli indici degli ultimi 3 mesi (maggio, giugno, luglio 2009), osserviamo solo come una combinazione simile si abbia per il mese di gennaio (PDO, NAO e QBO negative e SOI praticamente neutro). Proprio in questo mese, è singolare la coincidenza spaziale dell'anomalia di altezza di geopotenziale sul vicino Atlantico con l'anomalia attuale delle SST sulla stessa area. In un contesto di QBO negativa, che dovrebbe toccare i massimi proprio alla fine dell'anno e vedendo molto probabile la permanenza dell'anomalia negativa di temperatura delle acque dell'Atlantico, potrebbe in futuro rivelarsi proprio questa l'unica strada aperta per vedere l'ingresso di perturbazioni sul Mediterraneo (abbiamo detto “Atlantico basso”): le correnti troposferiche orientali non dovrebbero infatti agevolare la corsa del flusso occidentale verso le pianure continentali euro-asiatiche, permettendo il raffreddamento di quelle zone (Anticiclone Russo) ed allo stesso tempo l'anomalia negativa potrebbe fungere da tappa forzata per i sistemi perturbati che evolverebbero proprio verso il Mediterraneo occidentale e l'Italia.
Vedremo nei prossimi mesi se questa combinazione si rivelerà giusta o se sarà il caso di aggiustarla.
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hey, non ci dimentichiamo di questo interessantissimo 3d..ora che inizia l'autunno vi saranno molte considerazioni da fare!
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