
Originariamente Scritto da
Lorenzo Catania
Anche il discorso sulla TRAIETTORIA della goccia fredda retrograda è relativamente semplice, nella sua complessità.
Non dipende SOLO dalla posizione dei centri motore, non dipende SOLO dalla potenza della goccia stessa in termini di intensità di gradiente (termico, di geopotenziale, di vorticità potenziale), ma dipende ANCHE da altri fattori:
- la presenza o meno di copertura nuvolosa compatta nel core della goccia, fattore determinante per un suo approfondimento e compattamento graduale, nonostante l'assenza di getti o saccature nelle vicinanze
- la presenza di precipitazioni da convezione (nella fattispecie poco profonda) e la loro estensione spaziale, fattori che giocano nella distribuzione della perturbazione di geopotenziale e temperatura
- l'intensità dell'anomalia di vorticità potenziale isentropica (
IPV) al limite della troposfera, che a sua volta gioca su tutti gli altri fattori già elencati
E tutti questi parametri devono essere valutati dai modelli attraverso simulazioni che, comprenderete, a questo punto propongono risultati difficilmente interpretabili correttamente.
In primis la valutazione della
IPV, vista la scarsità di dati reperibili a tal proposito, può avvenire solamente in maniera grossolana, tanto più al limite della troposfera; essendo le gocce fredde degli oggetti di dimensioni relativamente ridotte ma dotate di gradienti termici, barici, geopotenziali e quant'altro molto elevati, la previsione della loro intensità già a 6-12 ore diventa impegnativa.
Poi le precipitazioni convettive, anche queste tallone d'Achille dei modelli, in generale. In caso di gocce fredde invernali tra l'altro ci sono inversioni termiche così a bassa quota che gli eventuali cumulonembi hanno l'incudine a 5-6 km massimo, e le nubi stesse sono quasi completamente formate da ghiaccio. Quindi qui entrano in gioco fattori riguardanti il calore latente immesso in atmosfera in caso di precipitazione in aria secca, l'eventuale aumento della temperatura a quote medie indotto dagli updraft, e quant'altro.
Inoltre di solito le nubi convettive che si formano all'interno di queste gocce non si dissolvono completamente ma lasciano sempre una incudine residua per lunghe ore, incudine che - in caso di attività convettiva sostenuta - si fonde con le altre generando la copertura nuvolosa compatta di cui sopra.
Ed altro ed altro ancora ...
... in sostanza, ciò che rende difficile la previsione dell'evoluzione di un cut-off low è:
- la dimensione ridotta
- i forti gradienti (verticali ed orizzontali) che lo caratterizzano, in termini di pressione, geopotenziale, temperatura,
IPV
- la valutazione della attività convettiva (mai precisa su un modello almeno fino alle 48-72 ore)
- la valutazione della copertura nuvolosa all'interno della fascia frontale (il bordo della goccia)


Segnalibri