Ah, ok, credo di aver capito meglio il tuo discorso. È che sulle prime, quando parlavi di complotti, non capivo bene al cosa alludessi. E siccome in precedenza e altre volte (non te) spesso direttamente o indirettamente vengon sempre fuori 'sti discorsi del complotto della comunità scientifica di climatologi, fisici dell'atmosfera, paleoclimatologi etc etc etc...ho erroneamente fatto un'associazione.
Sul sole c'è effettivamente ancora molto da capire, ma in primis occorrerebbe anche intendersi su cosa si vuole prendere in considerazione, su quale scala temporale (ed ev. spaziale) usare: l'influenza del sole sul breve periodo (ciclo undecennale)? Quella sul medio (pluridecennale)? Quella sul lungo (plurisecolare)?
Come dicevo sopra, considerare il ruolo del sole come guida dell'andamento climatico nell'ultimo secolo e mezzo (diciamo dall'uscita dalla PEG) è quello che viene comunemente fatto nell'ambito delle stime sui forcing radiativi e quello del sole è importante, ma sembrerebbe essere relativamente poco incisivo (rispetto ad altri) se si considera la debole variazione della sua irradianza nel periodo suddetto. Anche nel WG1 dell'AR5 non c'è da aspettarsi (rispetto per es. ad altri forcing, come per es. il ruolo radiativo diretto che hanno avuto i solfati) grandi miglioramenti nella comprensione del suo ruolo. L'evidenza è media, l'agreement è basso, conseguentemente il livello di confidenza rimane basso e le basi delle stime di queste incertezze sono sostanzialmente da ricercarsi da un lato nelle misurazioni satellitari dirette (ma pure non tutte sempre uniformi) che coprono un periodo ancora troppo corto; dall'altro nello spread che esiste per quel che riguarda le ricostruzioni della sua irradianza.
Altro campo d'indagine (non completamente disgiunto dal precedente, obv.) è quello del suo ruolo nel condizionare, come un metronomo, la variabilità interna e per es. la circolazione atmosferica (ad es. sul nh, via influenza su VPS, VP, AO, NAO etc etc).
~~~ Always looking at the sky~~~
Giovanni Tesauro
Responsabile Rete Stazioni Meteorologiche MeteoNetwork-Meteo.it
Dati in diretta da Capiago Intimiano (CO, 375 m s.l.m.) http://www.dropedia.it/stazioni/intimiano_sud/index.htm
Sì, ma la cosa "curiosa" è che, parimenti, poi, si diffonde a macchia l'olio anche il contraltare dei messaggi che citi. Roba divertentissima, del tipo:
ilriscaldame.jpgcorriere_6_01_091.jpgSchermata 2013-09-08 a 23.05.45.png13.jpglibero.jpg
~~~ Always looking at the sky~~~
Il vostro ragionamento è un tantinello asettico e limitato al forum.
Se parlate con 100 persone, 99 sono convinti che la verità siano i 3° di aumento, non il trend +0.1° per decennio....
E quello che gli viene detto.
E se prendono decisioni economiche anche forti che vanno verso la difesa dell'ambiente ( cosa che andrebbe fatta a prescindere) troveranno una platea terrorizzata da uragani, deserti e quant'altro.
Forse tralasciate che la comunità di meteo appassioanati costituisce una platea di nicchia per questioni meteo climatiche e che "noi" siamo i diversi.....
Ben inteso che ne sto facendo un problema di comunicazione non di dati o di soggetti da seguire o meno.
ennesima conferma questo post di come viene plasmata la mente e il comportamento umano dal solo Mass media e dal suo passaparola:
visto che non siamo onniscienti (ma proviamo a diventarlo) e che il tempo per pensare/studiare in proprio è ridotto al lumicino,
la scorciatoia mass mediatica o sociale/familiare (passaparola) diviene la fonte (non ragionata in proprio) da seguire in caso di non
conoscenza approfondita dell'argomento.![]()
In privato possono dirti quello che vuoi, in pubblico non mi è mai capitato di sentirne uno che smentisse gli scenari descritti dai media.
Non a caso, se di scienziati si può parlare, trovano spazio fisso sui media solo coloro che calcano la mano.
Ripeto, voglio pensare male e posso tranquillamente sbagliare, ma ad un climatologo conviene o non conviene il GW?
Se conviene, e non c'è nulla di male in questo, posso pensare che un climatologo, anche il più serio, possa chiudere un occhio di fronte a gente che propone gli scenari da desertificazione sul sud, etc etc e che alla fine porta soldi alla causa?
Ripropongo il quesito posto pagine dietro:
Ricordando che il documento sopra riportato è per i decisori politici, è mai possibile che neanche tanto velatamente si ipotizzino solo scenari drammatici e nessun riferimento a chi invece potrebbe beneficiare del cambiamento climatico?
Ad esempio: aumenta il vapor acqueo, aumentano le precipitazioni medie ma il risultato è precipitazioni più forti o siccità.
Non esistono zone sulla terra dove magari un aumento della T e delle precipitazioni favorirebbe una qualità della vita decisamente migliore con miglior agricoltura?
In paesi nordici come Russia o Norvegia si sta meglio o peggio con il GW?
Un parere di Fenrir non dispiacerebbe.
io ce l'ho sempre coi giornalisti e infatti è la disinformazione il problema, non le vere voci che escono dagli enti ufficiali, anche s per esempio, quella dei 5 gradi in 100 anni mi sembra impossibile se la siano inventata di sana pianta
ad ogni modo poco fa al TG3 hanno fatto vedere un servizio che diceva che 800 scienziati si riuniranno a Stoccolma le prossime settimane per esprimere la loro sul fatto che la Terra si sta riscaldando meno velocemente del previsto
mo chi so sti qua ?
Fiction ? Ocasapiens - Blog - Repubblica.it
Copio e incollo:
Danilo TainoNEW YORK – L’annuncio che il mondo sta per morire di caldo (fonte?) è stato probabilmente esagerato. È infatti in corso un serio ridimensionamento degli allarmismi lanciati negli anni passati sui cambiamenti climatici che potrebbe portare a una revisione delle politiche globali sulle emissioni di gas a effetto serra. Non una negazione del problema: un approccio meno ideologico, fondato su dati meno catastrofici e sul fatto che in questo secolo la temperatura media globale non è aumentata. Dal 23 al 26 settembre, si riuniranno a Stoccolma scienziati e rappresentanti dei governi per mettere a punto i dettagli del molto atteso documento sul climate change elaborato dall’Ipcc, il Panel dell’Onu che si occupa del tema. Il 27 ne verrà pubblicata una prima parte. Sarà come al solito controverso ma, dalle indiscrezioni trapelate, l’allarme sollevato dal documento dell’Ipcc precedente – del 2007, che creò polemiche perché tra l’altro sovrastimò lo scioglimento dei ghiacci dell’Himalaya – verrà significativamente attenuato.
Lo studio – elaborato da circa 800 scienziati di diversi campi e provenienze – dice che è praticamente certo, al 95%, il fatto che l’aumento delle temperature sul pianeta registrato negli ultimi 50 anni – 0,89 gradi centigradi – sia dovuto all’attività umana. Anche le recenti ondate di calore sono attribuite, con pochi dubbi, all’effetto serra, così come lo scioglimento dei ghiacci artici che il documento prevede in accelerazione (ma che almeno per quest’anno pare abbia invertito la tendenza). Maggiore scetticismo, però, gli scienziati del Panel nutrono sul legame tra gas serra e siccità e numero degli uragani. La cosa più interessante del documento – quasi duemila pagine riassunte in un estratto di una trentina – sono le previsioni sull’aumento della temperatura futura: secondo le indiscrezioni, il ridimensionamento contenuto nel documento è, rispetto al 2007, non enorme ma sufficiente a cambiare sostanzialmente le conseguenze a cui si arriva.
Sei anni fa, l’Ipcc sosteneva che l’aumento di lungo periodo (qualche secolo) di oltre due gradi della temperatura sarebbe stato «probabile» e che un aumento sopra 1,5 gradi «molto probabile». La bozza del documento che si discuterà a Stoccolma sostiene invece che è «estremamente probabile» un aumento di oltre un grado e «probabile» una crescita sopra gli 1,5 gradi centigradi rispetto alle temperature precedenti la rivoluzione industriale. Se invece che al lungo periodo si guardano i prossimi 70 anni, il documento in discussione parla di un aumento «probabile» tra uno e 2,5 gradi ed «estremamente improbabile» sopra i tre gradi: nel 2007 si dava per «molto probabile» una crescita tra uno e tre gradi. Il ridimensionamento dell’aumento atteso è evidente e solo apparentemente non enorme.
Stando alla media delle aspettative attuali, la temperatura globale dovrebbe aumentare meno di due gradi entro i prossimi anni Ottanta: ma i due gradi sono proprio la soglia limite, stabilita dall’Onu, oltre la quale si è finora sostenuto che il mondo non deve andare per evitare catastrofi. Sotto i due gradi, ci sono previsioni diverse: per alcuni negative comunque anche se non da fine del mondo, per altri (fonte?) positive, nel senso che nel complesso i vantaggi in alcune aree – per esempio in termini dimaggiori rese agricole e maggiore forestazione - sarebbero maggiori degli svantaggi in altre.
Come si è visto in questi anni, sulle previsioni non ci sono certezze d’acciaio. In più, occorre dire che i cambiamenti climatici si possono sì misurare in termini globali, ma si articolano poi diversamente nelle diverse aree del mondo. E qui è ancora più difficile vedere il futuro. È però chiaro che l’approccio globale all’effetto serra sta cambiando rispetto ai tempi degli allarmi che procurarono il Premio Nobel (condiviso) ad Al Gore e all’Ipcc. È che le certezze catastrofiste vacillano. Il Met Office britannico ha sottolineato che la temperatura media globale del pianeta non aumenta dal 1997. Lo stesso Rajendra Pachauri – il famoso presidente dell’Ipcc che ritirò il Nobel insieme a Gore – ha ammesso che sulla superficie della terra la temperatura media non cresce da 17 anni e probabilmente non crescerà per altri quattro, anche se ha aggiunto che per dichiarare che si tratta di una svolta occorrono 30 o 40 anni di non aumento. È presto per dire che si è arrivati a un tetto stabile: alcuni scienziati sostengono che il vero riscaldamento avviene negli oceani; altri (fonte?), invece, dicono che si è esagerato prima, con approcci che hanno portato a sovrastimare il problema.
Sta insomma affermandosi un approccio meno ideologico, più fondato su metodologie di ricerca differenziate. Avere un quadro meno orientato dall’allarmismo a priori non può che essere positivo. Potrebbe spingere a politiche sul clima meno polarizzate e più realiste di quelle recenti, a correggere ad esempio la demagogia delle sovvenzioni a pioggia cadute sulle energie alternative in Europa. E a convincere il pianeta che, in fondo, non siamo ancora morti, qualcosa si può fare.
Si può aspettare che le “2.000 pagine” siano scritte, per esempio.
Segnalibri